top of page

La masseria Colaizzo di Castel del Giudice


La masseria Colaizzo nel 2013.

Sulla strada provinciale tra Capracotta e Castel del Giudice vi è la cosiddetta masseria Colaizzo (alias Nicola Izzi), un casale in linea, sviluppatosi parallelamente alle curve di livello al fine di ridurre in fase di costruzione lo sbancamento del terreno, che risulta composto da tre zone indipendenti, probabilmente risultato di aggregazioni successive dal 1800 in poi. Il complesso aveva sia funzione residenziale che di supporto all'attività agricola, che già negli anni '70 erano alquanto ridotte, oggi annullate. La copertura è stata oggetto di rifacimento negli anni '80, con inserimento di cornicione in cemento armato in sostituzione di quello precedente in lastre di pietra a sbalzo.

Si tratta di un edificio costituito dall'accostamento in linea di tre corpi indipendenti ed uno arretrato, con abitazioni a pianta rettangolare. Interessante la scala con loggetta del modulo centrale, sul fronte a sud, probabilmente ad uso padronale. La muratura è in pietra squadrata, i pavimenti a "lisce" di arenaria e il tetto a due falde. Le tre scale interne, presenti in tutti e tre i moduli, conducono alle stalle. Al piano seminterrato, oltre alle stalle, vi è un vano con caminetto, presente anche in un ambiente del corpo di fabbrica più vicino alla strada. Nella sola abitazione centrale è presente un forno.


La masseria Colaizzo nel 1979.

In questa masseria trovarono inizialmente rifugio, nel settembre 1943, i soldati neozelandesi evasi dal campo di lavoro PG 78/1 di Acquafredda di Roccamorice (PE). In virtù di quell'ospitalità i proprietari del casale, Rodolfo, Gasperino e Alberto Fiadino, furono condannati a morte dal tribunale nazista istituito a Villacanale (Agnone) e i primi due furono passati per le armi in località Sotto il Monte il 4 novembre 1943. Alberto riuscì a fuggire.


Francesco Mendozzi

Comments


bottom of page