Autunno inoltrato, quasi Natale.
Ci sono diversi motivi, in questa stagione, per andare alla scoperta del Molise. Intanto per i paesaggi. Il territorio qui è prevalentamente montuoso, quindi nevica e tanto, anzi fiocca, come dicono da queste parti e come recita l'inizio di una filastrocca in dialetto locale: "Hiocca hiocca a la muntagna de la Rocca...".
E la neve ricopre i tetti e le strade dei borghi arroccati su spuntoni rocciosi, definiti peschi, con un termine che ricorre anche nella toponomastica. Ricopre i resti archeologici delle città che furono degli Osci, dei Sanniti e dei Romani e la fitta rete di tratturi erbosi destinati alla transumanza delle greggi. E imbianca i boschi di querce, faggi, pini, abeti, quella vegetazione che rappresenta un''altra importante attrattiva del Molise, che, grazie alla ridotta densità abitativa e alla scarsa industrializzazione, è riuscito a salvaguardare i suoi habitat naturali.
Il Parco Nazionale delle Mainarde, sul confine col Lazio, è in termini naturalistici e paesaggistici, con i suoi alberi monumentali e le sue faggete secolari, una della aree più interessanti dell'Appennino, caratterizzata dalla presenza di animali come l'orso bruno marsicano, il camoscio, il lupo, il cervo, la lontra, l'aquila reale e il picchio di Lilford.
Ai confini con l'Abruzzo, tra i comuni di Pescolanciano e Vastogirardi, in provincia di Isernia, la Riserva Naturale della Biosfera di Collemeluccio-Montedimezzo, una delle otto istituite dall'Unesco in Italia, è costituita da foreste di abeti bianchi ed è popolata di cinghiali, lepri, martore, volpi, poiane, gufi, barbagianni, scoiattoli, ghiri e ghiandaie.
Ancora abeti bianchi poco lontano: sono quelli del Bosco degli Abeti Soprani di Pescopennataro. Bellissimi con la chioma piramidale dal colore verde cupo e dai riflessi argentei e con il tronco ricoperto da una corteccia bianco-cenerina. Insieme con Pietrabbondante, Pescopennataro è arroccata a circa mille metri di altitudine e annidata tra enormi macigni che i molisani chiamano morge.
In mezzo c'è Agnone, conosciuto come il paese delle campane per via di una tradizione millenaria che sopravvive nella Pontificia Fonderia Marinelli, che pare sia l'azienda a conduzione familiare più antica d'Europa. Qui si realizzano preziosi prodotti di artigianato artistico, ancora oggi rifiniti a mano pezzo per pezzo. Assistere ad una colata di bronzo è un'esperienza affascinante: fornaci a riverbero in mattoni refrattari, il legno di rovere per alimentare il fuoco, il crepitio delle fiamme, il rosso intenso del bronzo incandescente, tutto contribuisce a creare un'atmosfera densa di emozioni. I rintocchi delle campane fuse ad Agnone risuonano in tutto il mondo: da Roma a Sapporo. Attiguo alla fonderia, c'è il Museo Internazionale della Campana, che conserva una ricca collezione di esemplari databili dal Medioevo ad oggi, antichi attrezzi di lavorazione e calchi per la decorazione.
Sempre in provincia di Isernia, Scapoli, è il paese degli zampognari, i musicisti girovaghi che bussano alla nostra porta in prossimità del Natale, e delle zampogne, che qui si fabbricano da tempo immemorabile.
Restando in tema d'inverno, a Capracotta, uno dei paesi più elevati dell'Appennino, si scia. Le piste da fondo di Prato Gentile, a 1.573 metri di altezza, regalano eccezionali panorami sulla Valle del Sangro. E si scia anche a Campitello Matese, sul confine con la Campania, tra boschi di conifere e castagneti.
Dove i rilievi appenninici lasciano spazio alle colline, gli alberi più alti cedono il posto agli ulivi. E l'olio novello, insieme agli altri prodotti dell'enogastronomia, tipici della tradizione contadina, è un altro ottimo motivo per venire in Molise. Sulle tavole di Natale, ad Agnone, non può mancare la Zuppa alla Santè: brodo di gallina ruspante con scarola lessa e uovo sbattuto che si versa su polpettine di carne, pezzi di caciocavallo arrostito e crostini di pane. Come dolce, le Ostie di Agnone, preparate con dei particolari stampi di ferro montati a forbice. Le ostie si mangiano a coppie con un ripieno di mandorle, noci, miele, cioccolato e buccia d'arancia.
Intanto fuori, l'8 e il 24 dicembre, all'imbrunire, si rinnova un rito antichissimo di purificazione, la 'Ndocciata. Al suono delle campane della città, gli uomini accendono le 'Ndocce, gigantesche torce di abete bianco e fasci di ginestre secche e si incamminano verso il corso principale della città, trasformandolo in un fiume di fuoco che culmina in un enorme falò. La partecipazione degli abitanti del paese, e non solo, come per ogni festa della tradizione, è straordinaria.
Del resto a proposito del Molise e dei molisani molti parlano di attaccamento alle origini e alle radici, autenticità, genuinità, termini che oggi possono suonare fuori moda o un po' retorici. A meno che a pronunciarli non siano persone arrivate da molto lontano, al riparo da qualsiasi sospetto di malinconico rimpianto. Gente del nord dell'Europa come gli olandesi e i belgi, che hanno scoperto nel Molise la nuova Toscana, la meta ideale di un sogno bucolico. Vengono qui non solo a trascorrere periodi di vacanza ma addirittura vi prendono casa, inventandosi un nuovo lavoro e lasciandosi la vecchia vita alle spalle. Scelgono di emigrare in quella che era la terra degli emigranti, quasi a riscattarne il passato, attratti dalle giornate luminose, dalla natura, dalla semplicità e dalla quiete dei posti.
Come Adriaan e Hildegard van Overmeiren-Declercq, che hanno abbandonato il Belgio per trasferirsi a Morrone del Sannio, in provincia di Campobasso, dove hanno creato La Casa Molisana, albergo e ristorante. Scelta simile per Janine Foppes, artista olandese che dopo aver viaggiato per mezzo mondo, ha deciso di fermarsi a Ripabottoni, dove ha fondato La Casa Grande di Janine, un originale art-breakfast con camere a tema, laboratorio per le lezioni di scultura e galleria per le mostre d'arte. Altri olandesi, con famiglia al seguito, hanno deciso di venire a vivere in questo paese che conta poco più di seicento abitanti, quasi tutti anziani, ed è un incoraggiamento non da poco, per chi già viveva qui, a cancellare i segni del terremoto di sette anni fa. Ancora altri stranieri si sono stabiliti a Bonefro o a Guglionesi o a Castelverrino. Merito del passaparola e merito anche dell'AADI-Molise, l'Associazione Amici dell'Italia, che promuove il territorio regionale all'estero.
E così vanno rinascendo a nuova vita questi borghi lontani, anzi lontanissimi dal turismo di massa.
Nicoletta Speltra
Fonte: N. Speltra, Molise, fine anno tra gli zampognari, in «La Stampa», Torino, 17 dicembre 2009.
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