Chi l'avrebbe mai detto: il primo fonditore di campane (magister campanarum) vissuto nella regione Molise, era nato nella città di Isernia.
In attesa di ulteriori scoperte, Uberto D'Andrea nella sua attenta ricerca delle fonti bibliografiche e dei documenti di archivio, in "Campane e fonditori in Abruzzo e Molise dal 1532 ai giorni nostri" (parte II), ricorda: «Giacomo da Isernia, che nel 1433 fuse la campana grande della Chiesa di S. Giovanni Battista di Celano».
La città di Isernia ha sempre vantato personaggi ed avvenimenti non pertinenti alla sua antica e gloriosa storia, vedi la nascita di Ponzio Pilato o di papa Celestino V, al secolo Pietro di Angelerio, o essere stata la 1ª capitale d'Italia in occasione della Guerra Sociale, dimenticando quanti veramente hanno dato lustro alla città.
Non è dato sapere se il magister campanarum Giacomo da Isernia avesse la fonderia in città e se, oltre a fondere campane come era in uso fare all'epoca, si dedicasse anche alla fusione di armi leggere e pesanti o all'arte della lavorazione del rame.
All'epoca, per le poche e non comode vie di comunicazione, il trasporto delle campane era quanto mai difficoltoso, pertanto erano i magistri campanarum a spostarsi da una località all'altra ed in loco, ai piedi dei campanili, scavavano la fossa per fondere e creare una o più campane.
Dopo Giovanni da Isernia, in una ipotetica classifica, al 2° posto D'Andrea ricorda Nicola da Capracotta: nel 1542 aveva fuso una campana in Villetta Barrea e nel 1544 organizzò la fusione della «campana mezana» che ancora nel 1754 figurava sul campanile della Chiesa della Tomba in Sulmona. Nel 1545 fuse la campana grande della Chiesa di S. Giovanni Battista in Castel di Sangro.
Dei magistri campanarum vissuti in Agnone, la "palma" spetta a Giovanni Iuliano o Giuliani, di cui D'Andrea ricorda: «Già nel 1559 abitava e lavorava in Chieti, il fonditore agnonese di campane Giovanni Iuliano o Giuliani. Eppure, siamo informati che Egli, insieme ai propri figli Fabio e Giuseppe aveva ricevuto in prestito oltre 176 ducati da Donna Sibilia Valignani di Chieti».
Anche in Matrice, provincia di Campobasso, viveva, scrive D'Andrea, «Mastro Vincenzo di Saliceto, campanaro abitante in Matrice. Intorno al 1547 colò per due volte in Vasto, una campana per la Chiesa di S. Maria Maggiore» (magister campanarum itinerante).
Ancora il centro turistico montano di Capracotta, con «Donato Perillo, da Capracotta ed abitante in S. Pietro Avellana […], promise ai Procuratori del SS.mo Sacramento di Scanno, di fondere una campana da quattro cantaia, nonché una campanella per S. Maria di Loreto».
Nel centro matesino di Guardiaregia (CB) vissero due magistri campanarum: «Mastro Francesco Vanni, da Guardiaregia. Fuse nel 1639 la squilla della Chiesa dei SS. Pietro e Paolo in Cusano Mutri, provincia di Benevento. Mastro Giovanni Di Francesco, da Guardiaregia. Nel 1685 fuse per la chiesa trinitaria di Campobasso, una campana poi caduta dal campanile a causa del terremoto del 26 Luglio 1805. Si ha notizia di Domenico de Francisco, nell'anno 1702 fuse una campana per la Chiesa di Ave Gratia Plena di Piedimonte Matese (CE), forse un altro figlio di Mastro Francesco Vanni e fratello di mastro Giovanni».
Non poteva mancare la città di Campobasso, dove D'Andrea ricorda: «Di mastri campanari equivalenti a fonditori di campane, Campobasso è stata sede di uno solo (Rocco Saia, originario di Agnone) verso la fine del 1700».
Oreste Gentile
Fonte: https://molise2000.wordpress.com/, 8 agosto 2016.
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