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Nonna Maria Rosa Mercurio

Rosa Maria seguiva papà Girolamo nel Millenovecento a Gioia Tauro, imparò a leggere, scrivere, e far di conto nonno Pasquale e sua moglie, durante il suo andamento Caterina Cannizzaro, un gruppo che ignorava lo sconto


la madre Caterina Nicolò e la zia pedinavano da presso nei campi di Rizziconi, ove i Mercurio avevano dimora per un dato tempo di vivere a Drosi fu dato il permesso nei paesi di Iatrinoli e Radicena di poter sostare ancora


Sposata, da Giorgio Salvatore, nella cappella Piromallo barone di Fossato, ma, pure conte di Montebello Jonico marchese di Saline e duca di Capracotta c'aveva il callo in paese era stimato perché aveva un dinamismo tonico


I bastimenti spostavano masse di emigranti in America Stati Uniti, Canada, Argentina alla fortuna e al destino meta anche il porto di Genova, e la nonna stratosferica nella terra dei ciechi, con un solo occhio ma sopraffino


trasferiva ansia, stress ed emozioni, dentro alle missive Allora non trasvolavano gli aerei e i telefoni erano muti unico mezzo di comunicazione, per l'Asia e le Maldive l'Africa, l'Australia, la nave per grandi, piccini e canuti


Dal paese di Fossato Calabro erano partiti gli emigranti pochi stracci, nella valigia di cartone, in terra promessa molti son decollati da nani e poi son ritornati da giganti col tesoretto in tasca, maritarsi, vincere una scommessa


Alcuni tornavano presto all'ovile piegati dalla nostalgia i malati pregavano: non voglio morire in terra forestiera i duri pensavano al lavoro, come annientare la pubalgia venire a Polsi dalla Madonna tramite la casa cantoniera


Le vedove bianche, di San Luca, zompavano le fiumare spesso scivolando in mezzo ai flutti poi il ritorno a casa Scarpazza, Marcelluzzo e Calamaci, erano da transitare Ma gli abitanti di Ruvulu, rischiavano di vedersela rasa


Il solo mezzo per raggiungere con una lettera i loro cari Rosa Maria sposata fresca vent'anni, ch'aveva la penna la vispa teresa rasserenava cuori infranti e destini amari A Melbourne, Pretoria, sul Mississipi, pure sulla Senna


Da Fossatello e Casaluccio varcando Jovani e Maranina salivano fiduciosi, e con la sporta piena di doni e offerte Per tradurre i pensieri delle malcapitate erano una spina nel fianco ed a casa di donna Rosa le porte erano aperte


Tre marmocchi, Generosa, Filomena e Nino in famiglia tenevano occupata la mamma che non sapeva come fare le mogli degli emigranti, baliavano, senza battere ciglia le lettere ripartivano e ritornavano, e si poteva campare


Pian pianino, le signore appresero le lettere dell'alfabeto la maestrina fu molto paziente, le missive sgrammaticate al termine, le donne, non caddero più nel fango del greto impararono i rudimenti ed alla fine si sentirono appagate


Erano leggibili le epistole, quando s'iscrissero alle serali non aveano più bisogno di Urgori, e non della maestrina anche perché, erano arrivati altri marmocchi fenomenali maschi, Guarino, Girolamo, femmine Pasqua e Caterina


insegnarono ai loro principianti e, non erano più bendate con, Francesca, Filomena, Domenica, Agata e Antonella Giovanna, Maria, Carmela, Giuseppina e Lucia maturate i primordi della scrittura, in attesa di prendere la cartella


Dal Serro al Mulino, ìvano tutti da Mercurio Maria Rosa per spedire le loro valutazioni e le angosce ai loro mariti poi salirono a Pirareda, a portare un fiore dove lei riposa Or un nipote prega sulla sua lapide e quella dei ghermiti


Era quasi nonuagenaria l'adorabile nonna del giornalista gli ultimi anni della sua vita trascorse nella via Morisani lucida, allegra e vitale, tutti i sensi a posto e pure la vista al suo funerale intervennero in massa sconvolti i paesani


non speculò sui bisogni no della sua gente la rizziconese senza stipendio, né salario, senza mai ricavare un carlino allora imperava il baratto e, non c'era spazio per le spese i paesani vivevano con la roba, ed i prodotti del giardino


Riciclavano tutto anche lo sterco degli animali da cortile asini, buoi ed i cavalli e per i divertimenti la terra battuta birilli, noccioline, ciappe, riano, carè, e con la foga ostile 24 la volpe, pirillo, quattro cantoni, Maria la serva astuta


La carne solo a Pasqua e Natale, non c'era il congelatore fungeva da frigorifero il fresco della notte l'acqua gelata spesso banchettavano cani e gatti, danno e, pure il dolore finiva, che lissa e felini beccavano rimbrotti e una pedata


Per i matrimoni, i battesimi, cresime la prima comunione non si usava la sala azzurra, rosa e nemmeno il ristorante c'era la rua e un basso più capiente al castello del barone la moglie, proseguiva, con il lavoro di nubile e stremante.


Domenico Salvatore

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