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Pasquino vs Pizzella


La celebre statua parlante di Pasquino a Roma.

Benedetto XIII (1649-1730) fu, prima di tutto, uno strenuo difensore della Chiesa di Cristo. La sua severità dottrinale e teologica lo portò a produrre una gran quantità di editti persino «contro i fucinatori di satire», uno su tutti: Pasquino, il personaggio satirico che, a notte fonda, appendeva ad una "statua parlante" del Rione Parione a Roma i suoi versi contro il potere temporale dei pontefici. Dopo l'elezione di Benedetto XIII, però, Pasquino cominciò a sentirsi braccato, tanto che, preoccupato, scrisse al compagno e amico Marforio:


Marforio, sta' zitto:

de' preti la foja

impone già al boja

che impicchi, che squarti

color che fan l'arti;

per rabbia o per zelo

cantiam l'Evangelo;

perciò fila dritto:

Marforio, sta' zitto...


Il silenzio di Pasquino e di Marforio, «anime a flagellare i vizi nate», durò non molto. I due tornarono sulle scene alla morte del papa, avvenuta il 21 febbraio 1730, e si sfogarono con una grandinata d'invettive contro i protetti del defunto Benedetto XIII, in primis il card. Niccolò Coscia (1682-1755) - processato in seguito da Clemente XIII - e poi il card. Francesco Antonio Finy, il maestro di camera mons. Fregoni e i camerieri segreti Nicola Saverio Santamaria, Domenico Prati e Bernardo Antonio Pizzella (1686-1760), vescovo capracottese che nel 1726 era stato nominato canonico di San Pietro. Questa intellighenzia ecclesiastica, agli occhi di Pasquino, costituiva «la banda dei Beneventani, così definita dalla città natale del Coscia». Nel periodo di Sede Vacante conseguente la morte del papa, il governatore di Roma inasprì le pene contro Pasquino che, più beffardo del solito, scrisse:


È ridicola cosa, affè di Dio,

che i rei Beneventani malfattori

richiedan da Pasquin s'esser poss'io

delle satire autore ch'escon fuori,

né san veder che loro son gli autori

con l'usurpar quel ch'è d'altrui, ch'è mio,

la Chiesa col spogliar d'argenti ed ori,

col vender Cristo e rinnegare Iddio.


Prima che Clemente XII venisse eletto al soglio pontificio il 12 luglio 1730, Pasquino, dando fondo a tutto il suo risentimento, affisse sulla statua del Parione un ennesimo lungo sonetto d'invettiva, nel quale gettava discredito sul card. Coscia, «non solo [per la] sua effettiva gestione interessata dei beni ecclesiastici, ma anche [per la] persecuzione che lo trasformava in capro espiatorio stornando l'attenzione da ulteriori comportamenti riprovevoli di altri prelati». Tra questi altri presuli c'era anche il nostro Pizzella, considerato, assieme alla «corte beneventana», una sorta di negromante:


Coscia, Fini, Fregon, Prati, Pizzella e cent'altri negrissimi stregoni, s'erano uniti a guisa di ladroni, di Pietro a depredar la navicella. La diletta del ciel, inclita e bella sposa di Cristo, l'alte sue ragioni conculcate piangea: del rio Negroni temea Roma l'orribile procella. Quando mosso a pietà l'almo sovrano, che risplende nel ciel di sé contento, amò l'invitta sua vindice mano. riempò Coscia di duolo e di spavento, fugò l'iniquo stuol del Vaticano, scosse Roma il suo giogo in un momento. Perché i romani non facevano vendetta. figli della viltà, perché perdete il tempo a vendicar le vostre offese contro Coscia, Fregoni e Genovese or che il sostegno lor morto vedete? Perché l'iniqua turba non prendete, con ferri, con bastoni e faci accese, e il livor, che a ciascun feste palese, nel sangue lor bestial non estinguete? Ah figli! ché la legge ancor v'addita ad abbracciare il colpo a un'istess'ora e a privar gli empi di robba e di vita. che s'essi vi mandaro alla malora vuole il dover (non è opinion prescita) che per le vostre man moiano ancora.


Francesco Mendozzi

 

Bibliografia di riferimento:

  • G. de Antonellis, Partita a scacchi tra porporati: Coscia sfida il futuro papa Clemente XII, in «Quærere Deum», 2, Ist. Sup. di Scienze religiose "Redemptor Hominis", Benevento 2010;

  • G. F. Loredano, Il cimiterio: epitaffi giocosi, Mancini, Tivoli 1646;

  • F. Mendozzi, Guida alla letteratura capracottese, vol. I, Youcanprint, Tricase 2016;

  • Inventari dei manoscritti delle biblioteche d'Italia, vol. LXVIII, Olschki, Firenze 1939;

  • C. Rendina, Pasquino statua parlante, in «Roma Ieri, Oggi, Domani», III:20, Roma, febbraio 1990;

  • P. Romano, Pasquino e la satira in Roma, Ferri, Roma 1932;

  • P. Romano, Pasquino nel Settecento, Agostiniana, Roma 1934;

  • U. Winter, Die Handschriften-Verzeichnisse der Deutschen Staatsbibliothek zu Berlin, vol. I, libro III, Harrassowitz, Wiesbaden 1994.

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