Quando si parla del pilone delle Pràtera o della sorgente dell'Acca Nera non si può fare a meno di parlare del prato di Monteforte, l'unica prateria in piano, di circa 20 ettari, appartenente al Comune di Capracotta perché posseduta dalla famiglia d'Evoli di Castropignano e facente parte della curia baronale. Il pilone dell'Acca Nera ormai è fuori uso, sicuramente a causa della captazione della sua acqua a pochi metri dall'attuale ubicazione. La definizione del nome derivava dall'acqua torbida che sgorgava in superficie, freschissima, che dopo il previo deposito della terra nel fondo del pilone, diventava potabile. Cosa che invece non avviene nell'altro manufatto distante circa 500 metri ad est, tuttora in piena operatività ed efficienza sia d'estate e tantomeno d'inverno, con le sue acque che provengono dalle alture circostanti. Negli anni '50 con squadre di 30-40 falciatori (commissionati dal Comune) nel giro di 4-5 giorni si effettuava il taglio del prato e il fieno, una volta impacchettato a mano con le imballatrici o le reti, veniva venduto ai residenti. Il caposquadra dettava il ritmo del taglio, tutti si muovevano all'unisono con le dovute distanze di sicurezza per evitare accidentali tagli dovuti agli affilati falcioni che, all'occorrenza, anche per ridar forza e fiato agli astanti sudaticci e accaldati, dovevano essere riaffilati; nei momenti di ristoro il pilone era il luogo utilizzato per rinfrescarsi visto che la cappa di caldo era lì umida, soffocante e insopportabile.
Negli anni '70 il prato venne utilizzato come campo di calcio, dato che lo stadio comunale era in fase di rifacimento. La recinzione del campo non era delle migliori, si cercava di fare il possibile ma ben presto si capì che il possibile non era sufficiente, poiché di notte le mucche entravano in campo per brucare quel po' d'erba rimasta, si strusciavano ai pali delle porte e masticavano persino le reti! Era fantastico gonfiare a suon di gol quelle reti rappezzate con nastri sgargianti, il che rendeva l'atmosfera decisamente più festosa.
A volte, nel pieno della calura pomeridiana, con l'arsura che tormentava la gola e con le mucche ormai abituate alla nostra presenza, si divideva con loro l'acqua che sgorgava dal pilone delle Pràtera, adiacente al campo sportivo; in quelle circostanze la compartecipazione di un bene prezioso come l'acqua fra uomo e animale diventava la normalità.
Filippo Di Tella
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