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Polvere di cantoria: una nonna un po' particolare


Pan e Syrinx
P. di Matteis, "Pan e Siringa", olio su tela, 1695.

Questa volta indosseremo i panni dei viaggiatori del tempo e dello spazio in modo diverso: andremo nel fantastico mondo dei miti greci, in Arcadia per essere precisi, per fare la conoscenza del dio Pan.

Figlio di Ermes e della ninfa Penelope, aveva il torace con fattezze umane ma corna, gambe, zoccoli e coda di capra. Pastore ed apicoltore, Pan era il protettore dei boschi, delle greggi e di tutto ciò che aveva a che fare con la terra: in sostanza, tutto il visibile. Per questo, la parola greca per identificare "tutto" era appunto pan. Pur se descritto di indole bonaria ed allegra e sempre disposto ad aiutare chi fosse in difficoltà, egli diventava furibondo se qualcuno si azzardava a turbare la sua serenità, con urla veementi che terrorizzavano il malcapitato, e da qui il termine "panico". Si racconta che la sua nascita, nonostante non appartenesse agli dei olimpici, fosse precedente a quella di Zeus e - aggiungo - forse anche il suo culto, perché il legame con la venerazione della terra lo pone come derivato dai riti della Grande Madre. Da qui anche il suo aspetto parzialmente animalesco.

Le sue urla terrorizzarono e fecero fuggire Tifone, durante la guerra dei Titani, liberando così Zeus che ne era prigioniero. Il capo degli dei, per ringraziarlo, lo immortalò nella costellazione del Capricorno.

Un giorno il nostro Pan si innamorò perdutamente della ninfa Syrinx, figlia di Labano, dio dei fiumi e, vedendola passare nel bosco, la inseguì. La ninfa, non ricambiando questo amore, si diede ad una fuga disperata raggiungendo una palude dove, davanti ad un grande canneto, supplicò suo padre di trasformarla in una canna così da potersi salvare. Pan, rattristato, fu tuttavia meravigliato quando una lieve brezza mosse le canne facendole risuonare dolcemente. Presa allora una canna, la tagliò in sette pezzi di lunghezza decrescente e, dopo averle legate trasversalmente tra loro, creò uno strumento a fiato dal suono caratteristico, con cui venne sempre raffigurato e a cui diede il nome della ninfa, syrinx (siringa), chiamato anche "flauto di Pan": la nonna dell'organo a canne!

Negli strumenti a fiato tubolari, un flusso laminare di aria, urtando contro il bordo della canna (flauto traverso, siringa) o contro il dente (flauto, organo), va incontro ad una turbolenza che genera il suono, mentre la parte tubolare ne determina il timbro e la nota.

Molti autori definiscono la zampogna come progenitrice dell'organo confondendola o identificandola con la siringa, mentre in realtà la zampogna è uno strumento ad ancia, dove il suono è prodotto dalla vibrazione di una linguetta di legno o di metallo e quindi più parente della fisarmonica e dell'armonium.

Un suono particolare, preceduto da una percussione sonora: il transitorio di attacco, o "sputo", molto ricercato anche in particolari registri dell'organo. La siringa si diffuse in tutto il mondo e chi come me è stato ragazzo negli anni '70 ne ricorderà sicuramente il caratteristico suono nei dischi degli Inti-Illimani.

Nello stesso errore caddero i traduttori del brano "Syrinx" di Teocrito, traducendone il titolo in "Zampogna". Il Technopægnion è una forma compositiva letteraria creata da Simia di Rodi nel III sec. a.C., dove la grafica dei versi disegna sul foglio l'oggetto che ne viene descritto ricalcandone la forma. Ed ecco che Teocrito, con versi a scalare, crea sul foglio la forma di una siringa e non di una zampogna! Peraltro, quest'ultima ha una origine più tarda rispetto al flauto di Pan.

A discolpa va comunque detto che con la parola syrinx vengono identificati entrambi gli strumenti.

Un errore analogo di cui parleremo in un'altra sede si verificò con la traduzione di «suspendimus organa nostra» (Sal 136) con «appendemmo le nostre cetre». I traduttori forse ignoravano che piccoli organi portativi esistevano anche durante la prigionia ebraica in Babilonia e quindi prima del V sec. a.C.

Le origini dell'organo sono più antiche di quanto si possa immaginare: il suono della terra, del vento e di tutta la natura.

Un soffio, un semplice soffio che si fa musica vibrando nel cuore di una ninfa...


Francesco Di Nardo

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