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Il presidente Magliano... e l’ineffabile Paganelli



E qui purtroppo io debbo esprimere senza veli una dolorosa verità, pur se questa vulneri la persona morale di un magistrato, cui mi legò sempre un sentimento di sincera amicizia. Ma si tratta del pubblico interesse: gli affetti personali debbono rimanere fuori dell'uscio.

Ordunque la detta causa, già avariata dalla Camera di Consiglio, era stata incardinata – come dicesi in nostro barbaro gergo forense – nell''8° Sezione del Tribunale; ma non si sa con quali manovre le fu fatto mutar domicilio col mandarla alla sezione undecima, presieduta dal barone Magliano Gian Domenico: si pensò che quivi spirasse aria migliore, poiché, mentre giudice aggiunto nella sezione era un onesto e buon giovane di Capracotta, ignaro dell'ambiente, giudice anziano era l'impagabile Paganelli, di cui ci occupammo recentemente in occasione dell'altra scandalosa assoluzione, pronunziata in favore del famigerato Matera fra lo stupore e la nausea universali. Questo Paganelli è personalmente una persona simpaticissima: il suo conversare è gaio, talvolta arguto, sempre spensierato. Egli non vuol dare dispiaceri al prossimo; e per lui è prossimo... colui che gli sta vicino: il brav'uomo piglia la parola dalla parte dell'etimologia. L'umanità, che domani può essere svaligiata o imbrogliata, egli non la vede. Egli vede l'imputato e non vuole che abbia guai; e perciò o assolve o dà la piccola condannella. E si badi che la sua non è poi l'indulgenza di Magnaud, anzi la giutizia di Magnaud, che sa trascendere dal precluso stadio processuale e andare alle cause: cioè alle vere, alle alte responsablità sociali. Signor no. Il presidente Paganelli non ama di guardar le cose che, per disgrazia, si trovino un palmo al di là del suo autorevole naso. Che importa a lui che domani Matera sfrutti un'altra "tracchiosa"? Purché Matera se ne vada a casa contento, avvenga che può. Mi direte che questa è un po' la filosofia di "Padre Braciola", e io vi risponderò che questa filosofia è prevalente nella magistratura addetta a simili giudizii. Bisogna, a tal proposito, lealmente riconoscere che la questura ha bene il dritto di protestare per certe conclusioni giudiziarie.


Roberto Marvasi

 

Fonte: R. Marvasi, Gli errori e le reticenze del capitano Fabbroni, in «Scintilla...», VI:266, Napoli, 27 luglio 1911.

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