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La rosa canina: il tesoro rosso di Capracotta



Approfitto di una giornata di pioggia per riassumere il vivo ricordo di due incontri dedicati alla raccolta e trasformazione delle bacche di rosa canina di Capracotta.

Arrivando dalla Liguria (Triora, "paese delle streghe" a 750 m.s.l.m.) dopo una giornata di treno si ha un grande piacere a svegliarsi il primo mattino al splendido sorgere del sole a Capracotta, in casa di Antonio. Era il benvenuto in un altro mondo, in alta montagna, più vicino al cielo, alla luce giallo-arancione che mi accompagnava per tutta la mia permanenza. L'energia del sorgere e del tramontare del sole per me è incarnata nelle bacche di rosa canina, frutti rossi che colorano l'inverno e ci danno energia e speranza durante la stagione fredda e spesso grigia.

Ogni mattina, di buon ora e forniti di cestini, siamo partiti insieme per la raccolta dei cacaviàsce. I cespugli di rosa canina si trovano a pochi passi dal paese e i frutti rossi vistosi si presentano in abbondanza.

Il primo incontro all'inizio di novembre 2008 era un po' prematuro e di conseguenza ognuno doveva scegliere con cautela le bacche mature che si staccavano facilmente dalla pianta: «Quando i frutti sono maturi la pianta ce li lascia, ce li regala!».

Per la raccolta eravamo sempre le stesse persone, invece al pomeriggio, per preparare marmellate, sciroppi, liquori, tisane, maschere di bellezza e addirittura il pediluvio, ci frequentavano diverse persone del luogo. Era un continuo viavai durante il quale ho conosciuto tante persone simpatiche e straordinarie. Mi sento un po' ambasciatrice per la rosa canina; vorrei ricordare le usanze di una volta quando le persone vivevano la natura e si affidavano alla sua cura.

Durante tutto il periodo invernale possiamo approfittare della presenza dei frutti della rosa canina, dei cacaviàsce, che sono un vero toccasana per il forte contenuto di molte vitamine, in modo particolare di vitamina C (10 volte più dei limoni), e di tanti sali minerali. Noi usiamo le bacche per prevenire e curare le malattie da raffreddamento, influenza, stanchezza, astenia e per potenziare il sistema immunitario. Grazie alle loro proprietà astringenti e diuretiche curano i calcoli renali e la diarrea, stimolano le funzioni renali e depurano lo stomaco, eliminando il muco (senza controindicazioni).

Sono tornata un'altra volta a Capracotta, dal 2 all'8 dicembre 2009. Questa volta ho portato una macchina per facilitare la trasformazione delle bacche. È stata una meravigliosa scoperta dopo più di vent'anni di lavorazione a mano. Siamo riusciti ad avere la polpa fresca con solo aggiungere un po' d'acqua, vuol dire tenere a mollo per qualche ora le bacche e dopo passarle con la macchina.

Di Capracotta sono venute meno persone, però questa volta abbiamo visitato gli anziani presso la loro residenza dove abbiamo fatto laboratorio e degustazione, grazie all'aiuto di tre donne della Puglia (Anna, Flora e Carmela) che seguivano il programma da qualche giorno. Per gli anziani, secondo me, era una interruzione interessante, e faceva piacere sia loro che a me ricordare i cacaviàsce. Non dimenticate né i cacaviàsce, né gli anziani!

Ma a Capracotta ho conosciuto anche i più giovani: i bambini dell'asilo e delle elementari. All'inizio non si fidavano di me, una straniera che gli offriva qualcosa di strano! Pochi, coraggiosi, accettavano un assaggio di quella polpa bella rossa, morbida, che attirava il loro senso creativo, realizzando numerosi disegni molto particolari. Questo contatto fisico sicuramente lascerà le sue impronte ai giovani!

C'è da aggiungere che con l'esperta dei saponi, Anna, siamo riusciti a fare il sapone con polpa e semi di bacche di rosa canina. Scusatemi per tanti dettagli che non ho notato. Mi vengono in mente tanti momenti particolari che ho vissuto intensamente durante le mie due permanenze a Capracotta, e vorrei ringraziare e salutare Antonio (maggiordomo), Patrizia, Mario e Piera, Nicola, Anna, Monica e Giovanni (creatore del pesto alla rosa canina), Mariangela, Pasquale, Daniela, Maria Rosa e le tre amiche pugliesi, Anna, Flora e Carmela, ma anche Claudio e Vittoria. Di tanti ho dimenticato i nomi; perdonatemi!

Grazie infine ad Antonio D'Andrea: è per "colpa" sua se sono venuta a Capracotta. È in posti come questo che mi sento a mio agio, circondata da una natura ancora genuina, ricca, dove ci si sente protetti, circondati dal suo amore. Qui mi ritorna l'entusiasmo di (ri)accendere «il fuoco covato sotto la cenere».


Karin Rauer

 

Fonte: K. Rauer, La Rosa canina: il tesoro rosso di Capracotta, in «Voria», IV:1, Capracotta, luglio 2010.

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