Ho avuto Capracotta nel cuore da sempre. Da quando bambino ascoltavo i racconti di Marco Potena, quando veniva a trovare mio padre a casa per parlare di lavoro, o quando lo aiutava a interrare l'abete di Natale. E lui raccontava di mitiche nevicate che duravano giorni e costringevano la gente a non uscire di casa. Io, allora, avevo pochi anni e con gli occhi della mente cercavo di immaginare il paese. Non c'era nessuna webcam che potesse mostrarmi le immagini, e tutto era affidato alla fantasia, al gusto dell'immaginazione.
Tra l'altro non sapevo ancora cosa fosse la neve, non avendola mai vista; quindi la fantasia viaggiava ancora più impetuosa.
– Tu devi venire a Capracotta – mi diceva Marco – perché devi sapere che c'è una via che si chiama via Carfagna, saranno stati sicuramente i tuoi antenati, gente importante.
E questo non faceva che aggiungere altra curiosità, che già era tanta. Il tempo poi è passato. Marco non lo abbiamo più incontrato (l'avrei poi rivisto a Capracotta dopo più di quaranta anni), perché non c'erano più discussioni di lavoro con mio padre, avendo lui lasciato la MobilOil di Napoli. E sono cresciuto con questo ricordo e col desiderio di conoscere questo paese. Come poi succede il più delle volte, la vita ti prende nel suo vortice e per lunghissimo tempo ho lasciato questo ricordo a dormire, insieme a tanti affetti legati alla mia infanzia. Il lavoro mi ha portato a girare il mondo, a conoscere paesi ed abitudini nuove. E di tanto in tanto, in un angolo della mente, riemergeva l'immagine di questo paese, legata indubbiamente alla piacevolezza ed alla serenità dei ricordi dell'infanzia. Poi, non so bene perché, ho deciso di dare forma a queste immagini sbiadite, e dopo più di quaranta anni ho sentito forte l'esigenza di conoscere Capracotta. Per caso mi sono ritrovato a trascorrervi Capodanno con la famiglia mia e di mio fratello. Non so dire se il paese che ho conosciuto era veramente quello impresso nella mia mente di bambino. Non so se vi è mai capitato di tornare da grande in un posto, ad esempio, la casa dei nonni o un posto di villeggiatura visitato durante la vostra infanzia. Vi sembra più piccolo. Ecco a me ha fatto questo effetto: è come se, pur non avendolo mai visto, io lo conoscessi il paese, con le strade, le chiese, le scale; insomma tutto... però di dimensioni ridotte. Sarà forse che da piccoli si ha fretta di crescere e tutto sembra più grande. Poi diventi grande, e tutto assume una forma diversa. Tutto si ridimensiona.
E mi è piaciuto il paese, tanto da decidere di comprarvi casa. D'altronde come poteva non piacermi, visto che l'ho sempre conosciuto, da quando ero piccolo. Vincendo quindi la resistenza (solo iniziale) di mia moglie, e con la complicità di mio fratello, con un autentico colpo di mano, dopo solo qualche giorno da quel Capodanno, comprammo casa. Poi ci rifletto, e penso che non è stato solo dopo qualche giorno che ho comprato casa, ma dopo più di quaranta anni. È stata quindi una scelta ben ponderata, altro che colpo di mano! Adesso quando posso ci vengo. In estate, in inverno, quando piove o nevica... cerco di ritagliarmi uno spazio, e compatibilmente con le attività di lavoro faccio un salto a Capracotta. D'altra parte, devo recuperare più di quaranta anni di abbandono e non posso perdere altro tempo.
Cosimo Carfagna
Fonte: C. Carfagna, Alla scoperta di Capracotta, in «Voria», I:2, Capracotta, ottobre 2007.
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