Biografia
Mi chiamo Sebastiano Fantozzi, sono nato a Capracotta, paese dell'Alto Molise, dove comincia la mia carriera come apprendista in una bottega artigiana.
Nel '64 mi trasferii a Roma, dove iniziai a frequentare diverse botteghe di artigiani, sempre come apprendista, cambiando spesso, di settimana in settimana, alla continua ricerca di un posto dove poter imparare il mestiere ed iniziare a guadagnare dei soldi.
Finalmente lo trovai in una bottega nei pressi di Porta Pia. Ricordo che tutte le mattine passava di lì un anziano signore dall'aspetto distinto che di mestiere faceva l'architetto. Una mattina si presentò con una decina di foglietti sui cui erano disegnati dei mobili da realizzare. Io, giovane ragazzo di bottega, rimasi affascinato nel vedere quei bozzetti fatti a mano che raffiguravano mobili in pianta-sezione e particolari tridimensionali.
Da quel giorno la mia vita cambiò: iniziai a disegnare. Disegnavo continuamente, durante la pausa pranzo, sui pezzi di compensato avanzati; disegnavo di tutto: sedie, tavoli, specchiere da restaurare.
Un giorno il proprietario della bottega liberò una parete per far spazio ai mobili da montare e vide tutti i pezzi di compensato su cui avevo disegnato. Mentre interpellava gli altri operai per sapere chi era stato a farli, entrò l'architetto il quale, notando i disegni, rimase incuriosito ed espresse pareri molto positivi. Nello scoprire che ero stato io a realizzarli, mi propose di frequentare una scuola serale di disegno, in modo da poter continuare a lavorare di giorno.
Così frequentai un corso di quattro anni, dalle ore 6 del pomeriggio alle ore 9 di sera, che mi fornì ottime basi di disegno. Nello stesso tempo crebbe in me la passione per il colore, per la sua straordinaria forza ed espressività. Anche quando disegnavo gli interni di una stanza davo sempre il colore: dai mobili alle pareti, dai quadri agli oggetti.
La mia produzione pittorica inizia negli anni '60, con uno stile dai tratti e dai toni vicini all'impressionismo. Negli ultimi tempi, invece, mi dedico maggiormente ad una pittura espressionista.
Mi ritengo un visionario della pittura sempre alla ricerca della materia, uno a cui piace dipingere in libertà, senza per forza seguire una precisa corrente. Ritengo che il quadro non appartenga all'artista ma a tutte le persone che lo osservano, perché ciascuno lo interpreta a suo modo, secondo le emozioni che percepisce.
Sebastiano Fantozzi
Recensione critica
Nella grande e sovente anonima molteplicità di linguaggi dell'arte contemporanea, le immagini di Sebastiano Fantozzi si distinguono per l'autenticità, la spontaneità e la velocità. Tre aspetti in lui complementari e subitaneamente riconoscibili. Se è vero che la linea afferma la vita e afferma l'arte, ma che il compito supremo dell'arte è rendere eterno l'uomo, e che, parimenti, di fronte all'arte il tempo non può fare il suo corso, giacché ciò che è moderno è tale perché è degno di diventare antico, di essere trasmesso oltre la stagione cui appartiene, possiamo ineludibilmente affermare che Sebastiano Fantozzi ha già vinto la sua battaglia contro il tempo, si è schierato con ciò che è stabile contro ciò che è effimero, per non cedere alle facili emozioni, agli equivoci dei sentimenti, al sonno della ragione, per dipingere l'istinto, non d'istinto.
L'uomo è migliore delle sue azioni, nel pensiero politico e poetico di Sebastiano Fantozzi; e le sue colpe sono emergenze che non disturbano, alla fine, l'armonia del mondo. Ed è questa che gli interessa. Così con un pensiero profondo egli affronta la realtà, ma anche con l’euforia leggera e il segno rapido e infallibile di un De Pisis aggiornato sull'immagine più crudele di uno Schifano.
In questo equilibrio si stabilisce il ritmo inconfondibile, continuo, di Sebastiano Fantozzi, in una "durata" inesauribile. Inutile chiedersi quanta resistenza abbia questa durata una volta che si è detto quanto distante sia questo inconfondibile artista molisano dalle mode e dall'esigenza di adeguarsi a una tendenza o a un gusto. Sebastiano Fantozzi è naturalmente artista e in tal modo trasforma i severi in benigni e le sofferenze in gioie. Meritate.
Andrea Diprè
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