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Squarcióne


Giovanni Monaco (1907-1997).

Poche cassette di frutta e verdura sprigionavano fragranze fresche e pungenti che si diffondevano nella piccola stanza spoglia fino alla porta e poi si mescolavano agli odori della strada.

Passando si poteva aspirare quel profumo che nell'aria tersa di montagna acquistava più forza e rappresentava una piacevole alternativa a quello acre del fieno e dello sterco degli animali presente in certe vie del paese.

I colori erano inconfondibilmente quelli dell'estate: dei peperoni, delle melanzane, delle pesche, delle pere, che facevano una tavolozza variopinta quando il sole superava la soglia e illuminava l'interno della bottega di Squarcione, piccola e di un gradino sotto il livello della strada.

Non c'era certo una folla a fare la spesa, ma le poche donne attratte dalle primizie, alla richiesta di quello o di quell'altro, combinavano un bel cicaleccio tutto intorno.

Lui cercava di accontentarle, di rassicurarle sulla qualità, il peso, il prezzo, ma si spazientiva quando qualcuna metteva in dubbio la freschezza e la bontà della merce.

Allora Squarcione arrossiva contrariato, scoprendo i capelli tutti bianchi sollevava un po' il berretto come fosse diventato d'impaccio e, nel rimetterlo, lo poggiava leggermente di traverso, intanto si accalorava e il suo aspetto un po' burbero finiva per sciogliersi a qualche compromesso, consapevole di non avere che pochissimi concorrenti in quegli ambulanti che salivano dai paesi vicini fino sulla montagna.


Flora Di Rienzo

 

Fonte: F. Di Rienzo, Piccolo florilegio, Capracotta 2011.

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