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Il territorio di Capracotta: note mineralogiche e botaniche



Scarso d'interesse, e perciò forse mai preso a oggetto di indagini scientifiche, è il regno minerale sull'agro nostro. Non soltanto mancano tante di quelle materie che fan ricche oggi le altre regioni, come i bitumi, i metalli, lo zolfo, il marmo, i vegetali fossili, l'amianto, il caolino ed altre che la chimica e l'industria trasformano utilmente, ma difettano persino i materiali necessari agli usi più comuni, come l'argilla da laterizi, il gesso, le pozzolane, le pietre calcari o d'arenaria per le costruzioni, l'arena stessa trovasi in cave faticose e lontane né di pregio onde i fabbricati riescono costosissimi ed ineleganti. La sorgente minerale innanzi accennata può far supporre minerali sepolti nelle ime viscere della terra, ma a niuno credo sorgerà mai la tentazione di raggiungerne la profondità.

 

Troppo vasto è il campo di questa materia per discorrerne diffusamente. E pertanto annoterò sommariamente che, delle piante arboree maggiori. il Faggio (Fagus silvatica) è la predominante nel territorio. Le chiome dei suoi rami ammantano di verde dal maggio al settembre, e di rosso rame nell'ottobre novembre i dorsi dei nostri monti vicini e le valli di Ospedaletto di Cannavina di Cannavinello. In quest'ultima, lungo la limitrofa abetaia di Pescopennataro si incontrano abeti crescenti (Picea abies). In altri punti allignano allo stato selvatico il Cerro (Quercus cerris), l'Orno (Fraxinus ornus), l'Oppio (Acer campestris), la Quercia (Quercus robur), il Pero (Pyrus communis), il Melo (Pyrus malus), l'Acero bianco (Acer pseudoplatanus), il Salice (Salix alba), l'Orniello (Cytisus laburnum) e pochi altri come il Tiglio, il Carpine bianco o nero, 1'Alvanello ecc.

Tra le piante arboree minori prosperano il Sambuco, i Vetrici, il Ginepro, l'Agrifoglio, il Tasso, i Rovi, la Ginestrella. Non allignano il Castagno, l'Olmo, il Cipresso, l'Ontano, il Platano, l'Elce, il Larice ecc.

Un tempo, come spesso si andava ripetendo, abeti secolari si stendevano dal Nord-Est fin presso all'abitato, che servirono alla costruzione delle case, e di cui gli ultimi, dicesi, furon decimati per la ricostruzione della Chiesa nel primo ventennio del 1700. E deve essere così, argomentandolo dalle dimensioni delle incavallature che ne armano il tetto. In una nota del Sindaco del Comune il 9 Luglio 1827 all'Intendente della Provincia, informativa che un temporale con grandine il giorno innanzi aveva distrutto i campi e tagliati i canali dei molini, si annunziava d'essersi scoverti nel fondo di un torrente in vicinanza dell'abitato tre abeti lunghi palmi 30 (m. 7) di palmi 15 (m. 4) di circonferenza. Nel 1878 l'ingrossamento dello stesso torrente (Vallone Grande) ma molto più in giù, mise fuori la parte superiore di un altro grandissimo e bellissimo tronco, che presentava un metro e mezzo circa di diametro, sprofondato il resto nel letto del torrente tra enormi macigni: da esso io stesso ricavai vari pezzi sceltissimi di cui feci ricostruire quattro porte in una sala grande di casa.

Un nuovo diligente sguardo fu poi rivolto alla nostra flora minuta dal diligente e studioso botanico nostro comprovinciale, il dott. Armando Villani nel 1908; egli stese il risultato delle ricerche nel Bollettino della Società Botanica Italiana in Firenze. Premise ivi che già il notissimo botanico Gussone aveva studiato un rilevante numero di piante speciali dei nostri monti «pittoreschi ed affascinanti per la prodigiosa ricchezza della flora». E dopo aver annoverate piante che si trovano anche in altri luoghi dell'alto Molise ne indicò parecchie «non ancora notate in altri siti della Provincia, né in altri lavori botanici quali ad esempio l'Aspidium aculeatum, la Melica uniflora, il Lilium martagon, la Silene italica, la Helianthenum chamaecistus, la Couringia orientalis, il Thlaspi arvense, il Latyrus platensis, l'Astrausia major, il Laserpitium sileri, la Malva moscata dai fiori bianco nivei, l'Euphorbia platispylla sub-ciliata, l'Armeria vulgaris plantaginea, l'Ancusa barrelieri, il Thymus striatus, la Plantago media, la Campanula glomerata, l'Erigeron alpinus, il Chrysanthemum leucathemum pallidum ed il ceratophylloides, l'Anathemis cota, l'Achillea nobilis, la Centaurea cyanus, il Hypochaeris cretensis, il Trapagon pratensis, la Crepis aurea; e poi diversi Heracium berardanun, mulite, oretis, muronum, nyreanum, jaconianum». Gran parte di queste piante furon rinvenute nei recessi ombrosi dei nostri boschi o sulle cime dei monti vicini.


Luigi Campanelli




 

Fonte: L. Campanelli, Il territorio di Capracotta. Note, memorie, spigolature, Tip. Antoniana, Ferentino 1931.

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