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8 settembre: il capodanno di Capracotta?


La festa della Madonna di Loreto negli anni '20 del XX secolo.

Nel capitolo "La distruzione di Capracotta del 1943... dal diario di una levatrice" mia madre Cesarina scriveva: «Fu un fuggi fuggi generale con i cavalli della "festa" che si sparpagliarono per le strade e qualche ora dopo... il deserto».

Era infatti il 9 settembre, dopo l'annuncio di un effimero armistizio, quando arrivarono in paese i primi autocarri militari tedeschi con i soldati che, scambiando la nostra più antica processione religiosa per una sommossa popolare, spaventarono tutti imbracciando le armi. Io ero tra i tanti che fuggirono, ma posso dire che... non ebbi paura: ero nato infatti soltanto un mese prima (il 3 agosto) e mi ricondusse verso casa, nel grande trambusto, mia nonna Guglielma, sospingendo il più velocemente possibile davanti a sé la mia nuova "carrozzina" che assomigliava anch'essa ad un blindato militare” (ed è un vero peccato che non sia stata conservata tra i cimeli di quel difficile periodo).

Così, solo nelle parole e nel ricordo di mia nonna e di mia madre ho rivissuto tante volte quell'evento così minaccioso per l'inizio della mia vita ed in seguito ho sempre annoverato questo episodio tra le più importanti motivazioni che mi legano indissolubilmente alla festività dell'8 settembre, al punto da poter dire, ora che ho 68 anni, di non essere mai mancato all'appuntamento di questa tradizione: soffrendo sinceramente allorquando l'inclemenza del clima o altro (non più la guerra, grazie a Dio) ne ha minacciato lo svolgimento e commuovendomi moltissimo allorquando la nostra venerata effigie della Madonna scompare rientrando nel Suo Santuario.

Non provo neppure a descrivere la sensazione di "profonda tristezza" per il distacco da quell'oasi di quiete, ma è anche bello ricordare l'attesa spasmodica, specie per noi bambini tanti anni fa, di questa ricorrenza, unica nella quale si potesse contare su un regalo o un giocattolo, ad eccezione delle festività natalizie: venivamo svegliati dal vociare chiassoso ed allegro di tante persone che raggiungevano il nostro paese dal circondario ed in particolare per la grande fiera che vi si svolgeva. Nel gran rumore, peraltro davvero eccezionale a Capracotta, spiccava il contrasto stridente tra le note della banda musicale che attraversava le strade, e gli "strilli" (tutt'altro che musicali), dei maialini condotti al mercato.

Era anche una straordinaria occasione di incontro con persone di famiglia o semplici conoscenti che non si vedevano da tempo, specie con i tanti emigrati che, pur con grande sacrificio, cercavano comunque di essere presenti. Ed era assai rasserenante lo spirito di grande fratellanza e di solidarietà che si respirava in quei giorni, anche nei confronti dei tanti "mendicanti" che ci raggiungevano per la festa, sicuri che tutti avrebbero volentieri aggiunto... almeno un posto a tavola.

Da parte mia avevo sempre notato, almeno a partire dagli anni in cui ero uno po' cresciuto, che a Capracotta qualsiasi impegno o scadenza ruotava intorno alla festa dell'8 settembre (che solo in anni più recenti è diventata triennale). Ed era sempre mia nonna Guglielma (di origine emiliana), a sottolineare spessissimo che tutto nel paese era in funzione di tale ricorrenza. Non perdeva occasione infatti per ricordare, con delicata ironia, che se si fosse richiesto alla sarta un vestito nuovo, lo si attendeva per l'8 settembre, oppure che qualsiasi debito contratto nei mesi precedenti andava onorato per l'8 settembre e così via.

Per queste ragioni, da me considerate un modo affettuoso di "prendersi gioco" di tradizioni diverse, non avevo mai prestato molta attenzione ad un'altra singolare consuetudine di mia nonna: il fatto cioè che, a molte delle numerose persone che incontrava o rivedeva, porgeva gli auguri di "buon anno"; come se l'anno solare di Capracotta iniziasse l'8 settembre.

Soltanto tre anni or sono, nella precedente occasione solenne del 2008, la magnifica omelia dell'Arcivescovo di Campobasso mons. Bregantini, mi ha imprevedibilmente fornito la spiegazione che forse cercavo da decenni: il fatto cioè che diverse antiche comunità cristiane di rito orientale (e poi anche dell'Italia settentrionale) facevano coincidere il primo giorno dell'anno con la ricorrenza della Natività della Santa Vergine: a significare che l'antica speranza di redenzione per gli uomini si era materializzata già con la nascita di Maria e quindi con l'8 settembre. Ed ho avuto il conforto di sentirmi dire da mons. Bregantini che, molto probabilmente, le origini settentrionali di mia nonna le avevano fatto conoscere questa particolarità così bella nella consuetudine religiosa di certi luoghi.

Perciò, ne sono ora certo, le sue scherzose espressioni augurali di "buon anno" erano ben più dense di significato e di rispetto per le tradizioni di Capracotta e dei suoi cittadini.

Così il mio pensiero è riandato, già tre anni fa, al bellissimo affresco del compianto maestro Leo Paglione che si trova nel nostro Santuario della Madonna di Loreto: dallo Spirito Santo in forma di colomba un raggio di sole illumina la neonata Maria e l'alba del primo giorno, il Capodanno appunto, per la nostra salvezza. In questo percorso di approfondimento storico e spirituale circa il significato della nostra "Festa", non posso che rinnovare anch'io e di tutto cuore i migliori auguri, anche ai più giovani, e soprattutto ai bambini di oggi, ricordando loro che, per quanto ci possa apparire incomprensibile, i misteri della nostra redenzione «sono stati celati ai grandi e rivelati invece ai più piccoli» e coltivando la cristiana speranza che non si dimentichino le profonde radici di Fede testimoniate dalla purezza di cuore dei nostri antichi pastori transumanti, identici per umiltà a quelli di Betlemme ed a cui si deve l'inizio della nostra tradizione.


Aldo Trotta

 

Fonte: A. Trotta, 8 settembre: il Capodanno di Capracotta?, in «Voria», V:1, Capracotta, dicembre 2011.

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