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Amore e gelosia (XXXIX)



XXXIX

Finalmente era giunta a casa! Camminando sveltamente, quasi correndo per le strade di Nocera, Elisa si era diretta attraverso stradine e stradette verso la sua abitazione: voleva rifugiarsi nella sua stanza, al buio, buttarsi sul letto e scaricare tutta la tensione accumulata con un pianto liberatorio!

Il suo Salvatore, l'uomo che lei amava profondamente, l'aveva delusa!

Che meschineria!

Ricorrere a don Alessandro per rivederla, strapparle un gesto d'amore e di riconciliazione profittando del suo essere donna innamorata, e accantonare ancora una volta i motivi di frizione che incrinavano il loro rapporto senza spiegazione alcuna! NO! A costo di rompere tutto, NO!

Come poteva accettare ancora che la madre lo dominasse in quel modo? Ormai aveva 51 anni, era ben più che un uomo maturo, doveva decidere che cosa voleva fare della sua vita e con chi! Quella donna infernale non gli dava spazio oltre quello che lei riteneva sufficiente per tenerlo legato a sé, e lui ci godeva, ci pascolava in quella situazione, con un egoismo addirittura bambinesco! Ma così facendo, lasciava lei in quel limbo, in quell'oblio infernale degli anni che passavano e niente si decideva!

Entrò in casa e salì le scale: finalmente, la sua cameretta la accolse coi caldi tendaggi alle finestre e i puff e i cuscini del suo letto.

Ma non appena si lasciò andare distesa, scattò come una molla: un pensiero la colse e l'avvolse come una coltre: "Sono stata troppo rude, l'avrò fatto soffrire? Salvatore è un poeta, un uomo con una sensibilità esasperata, per lui anche la cosa più lieve si trasforma in dramma! Sì... ho esagerato, nessuna altra donna avrebbe fatto e detto ciò che fatto io!".

Ormai si torceva le mani per l'angoscia... "Come posso rimediare, come posso fargli capire che anche io sto soffrendo?".

Ormai la sua mente era in ebollizione, non poteva più fermare i pensieri che galoppavano: "Ed ora dove sarà? Con chi sarà? Si tratterrà a Nocera e verrà a trovarmi oppure se ne tornerà a Napoli? Se riparte non lo vedrò mai più, mai più!".

Infine decise: "Devo vederlo, magari senza che lui mi veda, ma devo vederlo! Se riparte va alla stazione, ci vado anch'io e...".

Lasciò in sospeso che cosa avrebbe fatto: in un baleno uscì dalla stanza e dalla casa, montò sul birroccino del giudice suo padre e con uno schiocco di frusta e un «Aaah!» rivolto al cavallino parti, diretta alla stazione.

Dalla finestra al primo piano si affacciò proprio lui, il giudice: aveva sentito il trapestio e alla vista del suo calesse che si involava, pensò ad un furto: ma riconobbe un lembo del vestito verde di Elisa e scuotendo la testa se ne tornò dentro, alle sue letture: "Il mondo sta cambiando troppo velocemente" pensò... "Qui le donne ormai la fanno da padrone. Poveri noi, dove andremo a finire?".


Francesco Caso



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