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Amore e gelosia (L)



L

Elisa s'era giocata l'ultima carta, quella che riteneva la sua arma vincente: le lacrime! In genere sono un'arma potente che le donne sanno usare alla grande, funzionano e come, specialmente con gli uomini: questi ultimi vengono letteralmente messi al tappeto quando una donna, in una qualsiasi discussione accesa, ricorre al bel visino rigato da copiose gocce che lo solcano, occhi arrossati, singhiozzi disperati. Non vi è scampo, il povero maschio si sente squagliare. Ma come, la sua amata, l'oggetto del suo desiderio, quella che occupa tutti i suoi pensieri è lì che soffre davanti a lui e per colpa di chi? Per colpa sua? «Dio mio, ma cosa sto facendo?», si chiede il povero ragazzo, e subito si precipita a consolare la sua povera donna, dimentico di qualunque cosa lei abbia fatto per scatenare la sua ira. E così tra abbracci, baci e «languide carezze» la pace ritorna e la femmina trionfa e fa un altro passo avanti nella conquista definitiva del cuore e della mente del povero innamorato.

È un classico, c'è poco da fare, quell'acqua salata di cui ci ha dotato il Padreterno, Eva ha saputo subito, con Adamo, come usarla a suo vantaggio!

Ma stavolta i calcoli di Elisa si rivelarono del tutto errati: di fronte a lei c'era parimenti un'altra donna, e che donna!

Una napoletana anziana e benestante, che nella vita ne aveva viste e sentite ben di più di quella giovane «nucerese» bella e intelligente, ma che doveva ancora «mangiarne 'e furne 'e pane» prima di poter competere con quella vecchia arpia, ma c'era di più!

Lì la lotta era quasi mortale: una mamma che difendeva un figlio contro una nuora che se lo voleva sposare e conquistarne il cuore per strapparglielo! Gesù, queste avrebbero potuto sbranarsi! Una potente, sonora risata accolse le lacrime di Elisa:

– Uh Madonna, ma tu vide vide! Chiagne! E cu lacrime vere! Peccere', sei brava! Davvero sei brava! E qui se ci stava chillu maccarone 'e mio figlio, è capace che me metteve pure 'e mane 'ncuolle! Che grande attrice! Hai capito la paesanotta! Meriti un applauso, davvero!

E tra la sorpresa più totale della quasi nuora, la quasi suocera le fece per davvero un applauso, con schiocchi delle mani forti e continui, un lungo applauso ironico, uno sfottò insopportabile che ruppe le ultime titubanze della giovane.

– Ah... – fece allora Elisa, asciugandosi il viso con le mani e alzandosi in piedi in tutta la statura per meglio dominare quella vecchiaccia maledetta che voleva rovinarle la vita e scompigliare tutti i suoi piani di battaglia – Ah.... allora accussì stanne 'e cose? – Fece Elisa, con voce sibilante.

– Ah... e tu che te credivi che stevene 'e n'ata manera? Che era na passeggiata, che venivi a Napoli fresca fresca e ti piazzavi dentro la mia casa, col più grande poeta della città e a me, a sua madre me dive nu cavece 'ncule e mi cacciavi fuori? Eh sì! Accussì stanne 'e cose! Lo vuoi sapere? Tu a Salvatore te lo puoi scordare, non te lo sposerai mai, stai perdenne sule tiempe, appriesse a mio figlio te fai na vecchia zita e rimane per la vetrina! Vuo' nu cunsiglio 'e mamma? Vavattenne, tuorne 'o paisielle tuoie e spusate a nu bellu giovane de parte toie: mio figlio nun è pe te!


Francesco Caso



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