Nell'alto Molise, quasi al confine con l'Abruzzo, a 1.421 metri di altitudine, si trova un piccolo borgo dal nome molto particolare, se non addirittura buffo: Capracotta.
Se ci fosse servito un solo motivo per recarci in questa regione, beh, sarebbe bastato dire che andavamo a Capracotta per suscitare qualche curiosità. In realtà di ragioni per visitare il Molise ce ne sono molte, a partire dal fatto che è una delle regioni meno turistiche d'Italia e quindi da visitare in assoluta tranquillità. È anche la regione più piccola d'Italia dopo la Valle d'Aosta dove le tradizioni sono ancora vive e fanno parte della cultura dei piccoli paesi.
Visto che siamo venuti qui incuriositi dal toponimo particolare di questo paese, la prima cosa che abbiamo voluto scoprire è perché Capracotta si chiama così. La spiegazione più ovvia che ci viene in mente è perché qui anticamente si faceva un largo consumo di capre. Ma sarà davvero così?
Una spiegazione ufficiale sembra non esserci anche se negli anni sono stati fatti diversi studi approfonditi e controversi e non manca neanche una leggenda che da indicazioni su questo toponimo.
La leggenda vuole che alcuni zingari, avendo deciso di fondare una propria città, volessero offrire alla loro divinità una capra da dare alle fiamme come buon auspicio. Il povero animale riuscì a fuggire dalla pira e si rifugiò in montagna, dove morì. E nello stesso punto in cui è stato trovato, è nata la nuova città.
Secondo altri i veri fondatori di Capracotta sono i longobardi e lo stemma, che rappresenta appunto una capra che scappa da una pira, suggerisce la tradizione religiosa degli "uomini dalle lunghe barbe" che quando si insediavano in un luogo appena conquistato di sacrificare una capra in onore del loro dio Thor.
Altre fonti suggeriscono che il nome derivi dal latino castra cocta, un accampamento militare protetto da un ager coctus, un muro di mattoni. Non si può escludere che su queste colline fosse di stanza un distaccamento romano, vista la posizione strategica che domina la valle del Sangro.
Ed infine un altro studio fa derivare il toponimo dalla combinazione di due presunti termini italici, kapp - luogo alto - e kott - luogo roccioso - che descrivono due proprietà del territorio cittadino.
Se immaginate Capracotta come il classico paesino di montagna con una storia antica e le case in mattoni segnate dal tempo vi sbagliate perché questa città è stata quasi completamente rasa al suolo nel 1943 dai tedeschi in ritirata durante la Seconda guerra mondiale.
Quello che ora si vede è frutto di una ricostruzione fatta con cura e intelligenza e che ha reso Capracotta un borgo gradevole, vivace ma che conserva l'aspetto tipicamente montano.
La prima cosa che colpisce è l'ordine e la cura dei dettagli che si sviluppa soprattutto lungo le due strade centrali via Carfagna e via Roma. Vasi di fiori posti in sedie rovesciate adornano i muri di pietra, lampade ricavate da tronchi d'albero riscaldano la passeggiata e armadi aperti ricolmi di fiori multicolori abbelliscono gli angoli più nascosti. La pavimentazione a mosaico bicolore ingentilisce ulteriormente il paese tanto che le strade principali sembrano coperte da un enorme tappeto.
Proseguendo arriviamo alla Chiesa di Santa Maria Assunta vicino alla quale si trova un piccolo parco giochi per bambini e una terrazza panoramica che al tramonto ci ha regalato una delle viste più romantiche che si possano avere con il sole rosso che lentamente si nasconde dietro lo spettacolare massiccio delle Mainarde.
Ma il principale motivo che ci ha fatto apprezzare Capracotta è la sua posizione, l'essere così defilato rispetto ad altri paesi, tanto da risultare quasi nel mezzo del nulla, ma un nulla che ha il suo punto di forza nel magnifico paesaggio che le fa da contorno, dove far volare lo sguardo tra faggete e prati d'alta quota.
La natura è l'anima più sincera di questo borgo che si rivela in tutta la sua bellezza selvaggia nel Giardino della Flora appenninica appena fuori dal paese, uno dei più alti giardini botanici d'Italia, a 1.500 metri sul livello del mare.
Il Giardino è un luogo magico e suggestivo dove vengono coltivate e conservate tutte le varie specie di fiori e piante autoctone della zona appenninica. Il percorso che passa tra viali alberati e ponticelli ci ha fatto scoprire una colorata varietà di piante a cui finalmente abbiamo potuto dare dei nomi! E poi il panorama sulle montagne è semplicemente mozzafiato.
Continuando sulla strada che porta fuori da paese si arriva a Prato Gentile, destinazione conosciuta in inverno dagli appassionati di sport invernali per lo sci alpino e per lo sci di fondo.
Per chi invece, come noi, visita Capracotta in estate, Prato Gentile è un'enorme distesa erbosa dove abbiamo trascorso alcune ore passeggiando tra boschi incontaminati per poi fermarci alla baita per un gelato e un aperitivo.
Per il nostro soggiorno abbiamo scelto l'Hotel Capracotta (si vede che questo nome ci è proprio piaciuto!) che si trova all'ingresso del paese e dal quale è facile sia raggiungere il piccolo centro storico che si trova a due passi, che spostarsi per visitare i dintorni.
Lucia Bosetti
Fonte: https://www.quantomanca.com/, 2 agosto 2020.
Comments