top of page

Capracotta, estate 1961: la fine di un'epoca

  • Immagine del redattore: Letteratura Capracottese
    Letteratura Capracottese
  • 5 ago
  • Tempo di lettura: 4 min

Incendio covoni Capracotta 1961

A Capracotta, fino ai primi anni Sessanta del secolo scorso, la maggior parte delle famiglie, anche non contadine, praticava la coltivazione del grano, patate e legumi in piccoli appezzamenti di terreno per proprio uso.

In quel periodo, i terreni coltivabili ben delimitati da muri, siepi di pruno o filo spinato, erano raggiungibili solo a piedi attraverso piccoli e sassosi sentieri. Gli eventuali passaggi su terreni altrui (servitù) erano ridotti al minimo e gli sconfinamenti, soprattutto di animali, erano considerati violazioni gravi, causa della maggior parte dei litigi, quindi mentalità e struttura del territorio non avevano consentito l'uso di trattori, per cui tutto il ciclo produttivo dalla semina alla raccolta, compreso il trasporto dal campo, era svolto a mano con il solo ausilio di buoi e cavalli.

Unica attività meccanizzata era la trebbiatura del grano, che avveniva in un'aia comune dove poteva operare una trebbiatrice.

Solitamente l'aia comune era allestita in un terreno pendente tra la strada che porta ad Agnone e quella per prato Gentile a ridosso delle ultime case di allora, area attualmente del tutto costruita.

Nei primi anni Sessanta, sia per le mutate condizioni economiche che per la forte immigrazione, le coltivazioni in genere si erano dimezzate rispetto a qualche anno prima, in particolare quella del grano finì improvvisamente del tutto nell'estate 1961, quando un incendio divampato nell'aia dove si era in attesa della trebbiatrice bruciò tutta la produzione.

Nell'estate del 1961 avevo 16 anni. Come ogni anno, ero tornato a Capracotta per passare le vacanze e, quando necessario, aiutare mio nonno Carmine nelle sue attività di artigiano e contadino; in particolare c'era da mietere e trebbiare il grano seminato in un terreno in località Fonte del Cippo.

Per la mietitura, quasi tutti si avvalevano di giovani contadini mietitori che ogni anno, nella terza decade di luglio, arrivavano a Capracotta. In attesa di un ingaggio si disponevano a gruppetti sulla lunga ed ampia scalinata che collega la strada principale alla piazza del comune; il mio compito era quello di accompagnare i mietitori al campo e poi portargli il pranzo a mezzogiorno, poi partecipare al trasporto dei covoni fino all'aia comune per costruire la manucchièra, ovvero un cumulo ordinato di covoni.

L'undici agosto 1961, intorno a mezzogiorno, quando scoppiò l'incendio l'aia era un piccolo e disordinato villaggio dorato formato da tante manucchière di varie grandezze a mo' di casette con tetto spiovente.

In attesa della trebbiatura, ogni giorno si era soliti andare a controllare la propria manucchièra, cosa che avevo fatto quel giorno prima di rientrare a casa per il pranzo.

Quindi, poco prima di quel mezzogiorno, personalmente mi trovavo fuori casa, a meno di cento metri dall'aia, quando sentii gridare «Al fuoco!» e poi ripetere l'allarme a più voci, mentre un filo di fumo al centro dell'aia segnalava la zona dell'incendio che presto si estese.

In pochi minuti tutto il quartiere si radunò nei pressi, con scene anche drammatiche di pianti, disperazione e di maledizioni.

Fu subito tentato un improvvisato antincendio riempendo da casa mia e da quelle dei vicine dei tragni (secchi) d'acqua e poi con una catena umana fatti arrivare fino alla zona delle fiamme, ma tutto risultò palesemente inefficace.

Dopo la confusione iniziale, il coordinamento delle attività fu assunto dal guardaboschi comunale; un primo concreto intervento fu quello di allestire un tiro di buoi e tracciare dei solchi taglia fuoco intorno all'aia.

Nel frattempo, qualcuno dal Comune aveva telefonato ai vigili del fuoco di Agnone che, arrivati con un vecchio mezzo attrezzato di manichette e pompa, rese possibile collegare il vicino serbatoio d'acqua potabile del paese ed arrivare fino alle fiamme con un continuo getto d'acqua. Costatata l'impossibilità di spegnere le fiamme, le attività si concentrarono sul contenimento dell'incendio verso le case e successivamente verso i campi. A sera furono organizzate delle squadre di sorveglianza che restarono operative per un paio di giorni, fino a quando l'incendio fu dichiarato spento. 

Un odore acre di grano tostato ristagnò sul quartiere per alcuni giorni e, nonostante la gravità dell'incendio, fortunatamente non ci fu nessun ferito.


Il video dell'incendio realizzato da Marino D'Andrea.

Causa dell'incendio

Ufficialmente non è stata mai accertata, perché mai indagata, e dopo la disperazione iniziale, accettata dagli interessati come una fatalità, al pari di un evento naturale, causata da un incauto comportamento di qualcuno che aveva osato accendere una sigaretta.

Succedeva che a mezzogiorno, quando l'aia si svuotava per il pranzo, i pochi che rimanevano erano soliti cercare un posto tranquillo per sedersi a terra all'ombra di una manucchièra, mangiare un boccone, fare un riposino ed i più audaci anche una fumatina.

Secondo le ricostruzioni - o chiacchiere - fatte da chi aveva perso il raccolto, il fuoco era stato causato da un paesano non nominato e non accusato, che, dopo aver mangiato ed acceso una sigaretta, si fosse per un attimo addormentato, facendo cadere il mozzicone, facile innesco per la paglia sparsa a terra; subito svegliatosi, non in grado di risolvere la situazione, si era allontanato mettendosi in salvo.

La delusione per la perdita del raccolto e le considerazioni economiche fatte in seguito, portarono alla conclusione che non era più conveniente continuare con le coltivazioni. Si ebbe così la completa fine per quella del grano ed una forte riduzione per le altre, con l'abbandono dei campi.

A Capracotta finiva così l'epoca dell'agricoltura, oggi definita eroica, che aveva assicurato per secoli il sostentamento a tutta la comunità.

Negli anni successivi, i campi abbandonati, trasformatosi in prati, hanno favorito l'allevamento intensivo di bovini ed ovini, unica attività attuale legata alla terra.


Renato Di Rienzo

Complimenti, ti sei iscritto a Letteratura Capracottese!

Organigramma | StatutoContattaci

© 2015-2025 Letteratura Capracottese APS

Via San Sebastiano, 6 - 86082 Capracotta (IS)

C.F. 90050910943

bottom of page