Dio, natura e cultura: domande sempre attuali
- Letteratura Capracottese
- 17 lug
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Romano Guardini, pensatore geniale, teologo e filosofo del secolo scorso, con intelligenza e passione, propone alla cultura europea la «visione cristiana del mondo» (Weltanschauung) quale criterio di vita personale e collettiva. Entrano, in diversa misura, filosofia e teologia, studiano la struttura e gli avvenimenti del mondo attuale per ricavarne la dimostrazione della libertà dei diritti dell’uomo e dell’importanza della persona umana di fronte alla società. Presenta in modo chiaro ed efficace le figure di Agostino, Bonaventura, Dante, Pascal, nel mondo cattolico, Socrate, Dowstojewski, Holdelrlin, Nietzsche, fuori del mondo cattolico.
Nato a Verona nel 1885, è italiano di sangue, ma di formazione e mentalità tedesca. La lucidità della struttura del pensiero italiano si unisce alla vigorosa ricerca del vero, proprio del pensiero germanico. E un pensatore della misura, del possibile, della realtà, dell'"opposizione polare", come viene definito. La vita è dominata da opposti che non sono annullabili in alcuna sintesi, che non si distinguono l'uno con l'altro: tra di loro non c'è contraddizione, né identità, essi sono in tensione polare, che non può essere annullata.
Occorre ripristinare il ponte fra esistenzialismo cristiano di tipo platonico agostiniano e una concezione integrale dell’uomo, unione di corpo ed anima al modo aristotelico tomista.
Il confronto non avviene come una lotta contro un nemico, ma come sintesi e una tensione feconda, come costruzione di una unità concreta. Sintesi fra agostinismo e tomismo, in base al concetto di "conoscenza affettiva". Di qui la preferenza per Bonaventura che unisce cuore e ragione, amore e conoscenza.
È la tradizione più nobile dell'Occidente cristiano, che ha la sua espressione teorica nella philosophia theologica cordis, alla quale vengono ascritti anche figure come Bernardo di Chiaravalle e Francesco d'Assisi, per arrivare a Newman e Rosmini e filosofi come Kierkegaard e Scheler, e ai russi Solov'ev e Florenenskj.
Tre suoi libri hanno catturato la mia attenzione e sono stati punto di riferimento della mia educazione e formazione. Le sue intuizioni e i suoi pensieri sono stati per me come una "eredità spirituale".
"Il Signore" (sottotitolo: "Meditazioni sulla persona e la vita N.S. Gesù Cristo") è la maggiore opera, offre pagine significative che rispondono ai bisogni dell'anima moderna. Scritto con mente di pensatore moderno e con animo di sacerdote cattolico, è animato da zelo apostolico per le anime, con lo scopo di comunicare il messaggio evangelico. Esamina i problemi della religione tenendo conto delle esigenze del pensiero moderno, con la simpatia che rende possibile il pensiero del suo autore. Nel Signore sono presenti pagine luminose che rispondono ai bisogni dell’uomo moderno. Una sintesi teologica del Cristianesimo che mostra che «è possibile accettare la connessione del mondo» con il messaggio di Cristo. È avvertito anche in Italia il bisogno di una cultura religiosa che risponda alle esigenze del nostro tempo.
"Il Signore" è un testo che intercetta il tormento di chi è "privo di Dio" e lo rinnega, ne soffre e tenta di aprire la via agli uomini che cercano la Verità. Aiuta a comprendere il significato della Rivelazione, il messaggio di Cristo e della Chiesa, il valore della vita cristiana. Lo scopo di Romano Guardini è presentare una sintesi teologica del cristianesimo all'uomo moderno e invitarlo ad accettare la concezione del mondo proposta.
"Le età della vita" è invece un libro che invita ad avere "occhiali nuovi" per vedere la compresenza delle varie età e delle varie esperienze come una risorsa, come potenzialità da cui tutti possono attingere. La compresenza fra le generazioni delinea un confluire fra esperienze e memorie differenti, una base preziosa per il cammino formativo di ogni persona. Il cammino si disegna a partire dalle relazioni che si intessono: più ricche sono, più completa è la formazione, con la capacità di guadagnare empatia (compresenza che i nostri vecchi indicavano con l'espressione "mettersi nei panni degli altri"). Ricuperare il nocciolo vivo del raccontarsi, per esercitarsi lungo il filo della memoria, le coordinate dell'identità, ragionando insieme sul senso delle reciproche esperienze.
Ogni narrazione si carica di significato, colloca gli avvenimenti lungo una sequenza comprensibile: confronti, scontri, tutto aiuta a crescere, stimola l'attenzione e la compenetra con il continuo riverbero nella memoria. Ogni età della vita predispone, inclina a certe scelte valoriali e consolida alcune virtù. Ad esempio, nell’età più matura c'è bisogno di sincerità e di autenticità, si impone il bisogno acuto di manifestarsi col "proprio volto" senza maschera, autentico e, forse, definitivo.
Identità, diversità, reciprocità si impongono per una genuina cultura del servizio e del dialogo. Compresenza di persone, narrazione delle rispettive identità, confronto tra esperienze e valori, reciprocità di rapporti sfociano nella solidarietà fra le generazioni. C'è un legame che va al di là dei vincoli del sangue, «un legame di responsabilità a 360 gradi», fondata su quella rete a maglie strette, che connette e insieme distingue le varie età della vita e le varie articolazioni dell’umanità. La continuità permette di rivivere il passato, di attualizzarlo nel presente e di ispirare i progetti del futuro.
Sentirsi interpellato dal passato significa guadagno per la propria identità per fare di progetti. Questo implica che ogni generazione se ne appropri vitalmente nel proprio tempo e nel rapporto alle proprie esperienze. con capacità di ascolto e forte impegno creativo. Il dialogo tra le generazioni può dare un senso e un contributo decisivo all’intera umanità.
Un terzo libro, "Il testamento di Gesù", ha attirato fortemente la mia attenzione. Lo scopo non è chiarire l'essenza del cristianesimo o di illustrarne la storia, ma di indicare i compiti che essa assegna e il modo migliore di assolverli. Fede, amore, sacrificio sono valori sommi. Una funzione sacra, come la celebrazione della S. Messa, può diventare occasione di un culto altamente cristiano se partecipata come «azione compiuta in sua memoria». È un percorso spirituale da vivere. Parte dal silenzio, si avvicina alla Parola celebrata, per diventare capacità di raccoglimento e disposizione a vincere distrazione e inquietudine, battaglia ardua per l'uomo del nostro tempo.
Non è semplice assistere a un rito, ma valorizzare i segni con cui la partecipazione prende concretamente volto. In un passaggio conclusivo di grande incisività Guardini scrive: «Questa è la prova suprema della fede. L'uomo deve essere pronto a superare il proprio sentimento o "non riuscirà ad entrare nel regno di Dio"». Si schiude il miracolo del mistero ed è resa giustizia alla felice naturalezza insita in esso.
L'amore si compie non solo donando ciò che gli è proprio ma sé stesso. Nessuna forma di amore giunge a compimento. Quando l'uomo ama veramente, deve volere più di quanto possa.
Questi scarni cenni bastano per dare un'idea del linguaggio dotato di straordinaria forza evocativa del Guardini su temi liturgici e di educazione liturgica. Portare l'uomo moderno a compiere realmente gli atti liturgici senza cadere «nel teatrale e nella vuota e vacua gesticolazione».
Alcuni interventi raccolti in "Ansia per l'uomo" e "Lettere dal Lago di Como", due volumetti pubblicati cinquanta anni fa, sono la sintesi di una meditazione sulla forza e le debolezze del genere umano. Non abbandonarsi all'ansia, all'angoscia e all'agitazione e sofferenza psicologica, per scoprire la calma, la quiete, la tranquillità e la serenità del vivere quotidiano.
La stessa natura contiene un elemento di cultura, di ciò che l'uomo è, senza che la natura l'abbia modificato. Cultura è tutto ciò che egli crea e plasma. Natura è quella sfera che l'uomo incontra e percepisce, nel cui quadro inserisce i presupposti del suo ordine e del suo comprendere.
L'uomo responsabile a sé stesso incontra e percepisce la natura. L'esistenza umana è un "viaggio metaforico", un camminare dalla natura alla cultura, che arricchisce materialmente e spiritualmente, quando è armonioso, responsabile, umano.
A rendere favorevole il cammino è il retto uso della libertà, del potere che l'uomo si è conquistato, il sostegno della fede, la contemplazione. A mettere in pericolo l'esistenza è il cattivo uso della libertà e del potere, l'abbandono della fede nel divino, il razionalismo e l'attivismo che rendono disarmati alla logica propria e specifica dei problemi scientifici e tecnici.
Occorre porsi domande che spesso urtano. Non si esce mai indenni dalla prova dell'alterità. È un vero inno contro l'ipocrisia di tanti che vivono il cristianesimo come un alibi. Un rifugio identitario, un biglietto da visita per il vasto mondo della morale. L'inquietudine è il sale della fede, suggerisce la via del paradosso e non della convenienza.
Il buon Dio non ha scritto che dobbiamo essere il miele della terra ma il sale. Ora il nostro povero mondo somiglia al vecchio padre Giobbe, pieno di piaghe e di ulcere, sul suo letamaio. Il sale sulla carne viva brucia, ma le impedisce anche di putrefarsi. (G. Bernanos, "Diario di un curato di campagna", 1936)
Un ultimo pensiero di Guardini dedicato all'ultimo libro della Bibbia ha attirato la mia attenzione: "Apocalisse". Offre spunti per la comprensione dell'ingiustizia contemporanea e del Giudizio, che non è una data futura, ma sta giungendo, è attuale. L'Apocalisse è il libro del presente, «Dio non promette interventi miracolosi, la storia ha il suo tempo e la sua forza, anche dove si svolge contro Dio. Sulla realtà terrena si mostra quella divina. Sulle potenze incalzanti della storia appare silenzioso e in attesa colui che esse aggradiscono, Cristo».
Questa posizione incoraggia ad avere fiducia. "Fiducia", la parola di Paolo tradotta in parresia, è per Guardini la parola fondamentale anche contro la propria tentazione.
Le forze terrene sembrano le uniche signoria, la storia sembra essere l'opera della volontà umana. In verità è Lui, Cristo, il Signore. L'esistenza cristiana sembra in balia di quelle. In verità Egli la custodisce. Essa abbandonata al caso, ma in tutto quello che accade, anche quando è distruzione, si compie l'Eterno Senso.
Romano Guardini potrebbe essere pensato e proposto come "Patrono dell'Europa" culturale e spirituale, in aggiunta a Benedetto da Norcia, Cirillo e Metodio, Brigida di Svezia, Caterina da Siena ed Edith Stein. Rappresenta la migliore cultura europea, la sua forza di pensare, la sua densa relazione al mondo, la sua concezione della divinità nell'umanità. La sua opera multiforme, capace di spaziare dalla teologia alla filosofia, dalla letteratura alla musica e all'arte, opera l'incontro della fede con il mondo a partire dalla fede. La tensione tra amore e verità, tra ethos e logos, è un compito essenziale della Chiesa. Se la Chiesa dimentica la sua visione kath holon (cattolica-universale), lo sguardo sulla tensione di amore e verità perde la sua credibilità e fa del Vangelo un semplice racconto.
Osman Antonio Di Lorenzo


