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Due stonature nelle vicende dei Caprotti


L'Espresso del 10 maggio 2001.

Il 10 dicembre del 2013 su "Il Fatto Quotidiano" leggevo una sorta di appello di tale Januaria Piromallo a Violetta per una riconciliazione con il padre.

Non contenta dell'intromissione non richiesta, la signora Piromallo aveva da dire anche su come eravamo noi figli.

In merito si esprimeva infatti così:

Eccezionali le doti imprenditoriali di tuo padre, quelle di tuo fratello aspettiamo ancora che si esprimano [...] Violetta non barattare l'amore di un padre con un conto in banca...

Si vede che questa signora, oltre a molta mania di protagonismo e pochissima dimestichezza con le ns. vicende, aveva anche qualche sassolino da togliersi dalle scarpe nei confronti di Violetta. E, nel frattempo, una sparata contro il fratello ci stava "bene"... L'avevano fatto in tanti, in primis Bernardo: perché avrebbe dovuto privarsene Januaria Piromallo? In "Cronaca di una campagna di stampa diffamatoria e persecutoria" ho evidenziato come io sia stato dipinto nel 2006 come un individuo straricco, inetto, viziato e ladro. Nell'anno in questione ci si mise pure la signora Maria Cristina Elmi Busi Ferruzzi (all'epoca imbottigliatrice di Coca-Cola, con la Sibeg di Catania), urlando, attraverso le pagine del Corriere il 4 maggio...

Un fermo "altolà" al nepotismo in generale ed in particolare in Esselunga e prendendo le parti di Bernardo che optava per i manager al posto della famiglia... L'audace signora dava anche una "bella" definizione della sua famiglia e di quella di Bernardo Caprotti aggiungendo che:

Lei ed io... abbiamo troppe famiglie da decenni sul groppone per non avere il buon senso ed il fiuto necessari per far crescere le nostre aziende anche nei momenti difficili...

L'articolo sollecitato al Corriere dalla Busi sembrava una sorta di "No pasaràn", lo slogan delle truppe repubblicane (sotto la la loro bandiera) contro i franchisti, durante la guerra di Spagna.

Questa sorta di grido era rivolto al padre di un imbecille e forse anche disonesto? Certo che come fornitrice, avrebbe potuto tranquillamente ricevere copia della lettera seguente... Questa missiva ha circolato un po' ovunque, visto che l'ho ricevuta da un addetto di supermercato Esselunga.

Sul dizionario della lingua italiana Devoto Oli il termine "banda" ha queste accezioni:

Banda di partigiani, brigata di bontemponi, compagnia di suonatori, compagine atletica, gruppo di persone poco raccomandabili o raggruppamento di fuorilegge...

Visto che, con i dirigenti di cui ho bianchettato il nome, non avevamo combattuto fianco a fianco durante la guerra civile spagnola, non uscivamo a bere la sera né facevamo sport né tantomeno suonavamo jazz o musica classica insieme, lascio a voi ogni interpretazione su cosa volesse dire mio padre con il termine "banda". Tra i «maltrattati, spintonati, scacciati» c'era sicuramente il dottor Gianni Lembo, facendo un raffronto tra le due gestioni (quella di Giuseppe e quella di Bernardo). Eppure Maria Cristina Elmi Busi Ferruzzi avrebbe dovuto sapere con chi aveva a che fare, e visto che la sua Sibeg era stata coinvolta appieno nell'istruttoria di seguito... ma forse gli indizi recenti contro il figlio descritto come il capo di una banda di gangster erano decisamente troppi e, diciamolo pure, anche tanto succosi per non essere usati da una signora che probabilmente aveva bisogno di un favore da Bernardo Caprotti, e Lei, da persona educata e civile quale era non si degnava non dico di scusarsi ma almeno di rispondermi. D'altronde chi era al cospetto di Giuseppe Tesauro come me ricorda un appello accorato della signora Busi in difesa delle posizioni di Coca-Cola e della Sibeg.

In cinque anni, dal 2001 al 2006, da brillante braccio destro di mio padre ero diventato una sorta di mostro. E c'era chi se ne approfittava per spararmi addosso...

Però, ora che l'azienda, con la terza famiglia di Bernardo Caprotti, è diventata "manageriale", Maria Cristina Elmi Busi Ferruzzi può stare tranquilla: la "prima linea" di Esselunga ha fantastici giovani di 35 anni, con tre anni di anzianità aziendale, ma i volantini e le pubblicità hanno la stessa impostazione grafica che gli avevo dato personalmente, con l'Armando Testa, nel lontano 2003. Quelle di oggi mi sfuggono.

Ma il silenzio avrebbe dovuto essere d'oro per:

  1. Januaria Piromallo, nonché marchesa Capece Piscicelli di Montebello dei duchi di Capracotta... che è una «piccola città del Molise» nel 1891 i 5.000 abitanti vivevano in piccoli tuguri con le loro bestie. Alla stessa stregua avrei potuto essere "principe" di Albiate, che conta quasi 7'000 anime!

  2. Maria Cristina Elmi Busi Ferruzzi... ma anche per tante altre persone, tra le quali sicuramente Stefano Lorenzetto, "Il Fatto Quotidiano" e il "Corriere della Sera" che davano notizie paragonabili a quelle trovabili su "Visto" non ci facevano una gran bella figura…


Giuseppe Caprotti

 

Fonte: https://www.giuseppecaprotti.it/, 28 aprile 2014.

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