Il lavoro di ricerca sul campo per la scoperta e valorizzazione delle antiche fonti capracottesi è entusiasmante. Come nelle avventure di Huckleberry Finn o dei Goonies, si tratta di recarsi fisicamente su punti indicati da mappe di oltre due secoli fa, intervistare gli anziani del posto, trovare connessioni logiche tra i punti d'acqua e le antiche vie transumanti. Il più delle volte le ricerche vanno a vuoto ma capita anche di riuscire a dare un nome a manufatti che non ce l'hanno più, nomi trascinati nell'oblio della storia.
È il caso di un fontanile vicinissimo alla strada provinciale per Agnone, situato dietro i casolari di Macchia. Chi è cresciuto in quelle masserie sostiene di non conoscere il nome esatto di quella fonte, tanto da averla sempre chiamata re Pelóne arrète all'ara, ossia il "Pilone dietro l'aia". Incrociando la sua posizione con le «strade dell'acqua» segnate sulla "Pianta degli ex feudi di Cannavina, Cannavinello, Macchia, Ortojaniro, e Guastra, di proprietà della Duchessa di Capracotta, fatta per ordine di S. E. Sig. Don Biase Zurli Intendente di Molise, e Commissario del Re in quest'anno 1812", posso invece affermare, con relativa certezza, che quella è la Fonte del Trocco di Lemme.
Oltre agli abitanti del luogo, colui che ne conosceva l'esatta ubicazione era - come al solito - Michele Beniamino, il quale però dice trattarsi della Fonte Ariente. Io non credo che si tratti della Fonte d'Argenzio (chiamata impropriamente Ariente), semplicemente perché in tutte le mappe, antiche e moderne, questa viene attestata parecchie centinaia di metri prima sulle coste di Monte Campo, mentre questa è a poche decine di metri al di sotto della Fonte Scannese.
Assieme a Sebastiano Conti, allora, mi sono recato presso la fonte e abbiamo provveduto a ripulirla da rovi, sassi, piccoli tronchi, rifiuti metallici e vecchie corde da recinto.
Ai nostri occhi è apparsa una vasca di pregio, formata da cinque grandi lastre di pietra lavorata unite fra loro da lunghi giunti di ferro: una tecnica costruttiva che non è possibile riscontrare in nessun'altra fonte del nostro territorio. Solo la Fonte del Forno, prima dell'ultimo restauro, mostrava infatti un identico stile, motivo per cui la Fonte del Trocco di Lemme diventa oggi ancor più preziosa di quanto già non sia.
Veniamo ora al nome. A Capracotta re truócche è proprio il trogolo (derivato dal longobardo trog), ossia una vasca rettangolare in muratura, costruita all'aperto, per lavarvi i panni o gli ortaggi. L'attribuzione di Lemme potrebbe invece riferirsi all'omonimo cognome delle nostre contrade, oggi portato dal parentado soprannominato Scarpóne. Il Trocco di Lemme, dunque, altro non era che l'originario lavandino di quella famiglia.
Francesco Mendozzi
Bibliografia di riferimento:
G. Facco, Sulle tracce medievali di un borgo fortificato. Ipotesi d’identificazione e di ricostruzione del feudo si San Giovanni Lipioni, Le Livre en Papier, La Louvière 2019;
F. Mendozzi, In costanza del suo legittimo matrimonio. Sociologia del popolo capracottese desunta dai registri di stato civile napoleonico (1809-1815), Youcanprint, Lecce 2021.
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