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La grotta di Pietracupa


Alcune foto della grotta di Pietracupa.

Tra le grotte più grandi che un tempo erano utilizzate come abitazioni dai primi abitanti di Pietracupa, dobbiamo ricordare la cripta. Grazie alla sua conformazione, il luogo è stato, nel corso del tempo, adibito a usi diversi.

Da principio utilizzata come luogo di dimora, abitata dai primi seguaci di papa Celestino, venne trasformata in seguito in tribunale ai tempi dell'Inquisizione, fino ad essere adoperata come prigione, ed infine adoperata come luogo pubblico per le esecuzioni capitali. Ancora oggi sono visibili, sulla volta della cripta, dei punti di appoggio su cui erano messe le travi per le impiccagioni e, sulle pareti, dei fori per il passaggio delle catene.

Successivamente, nei periodi bellici, la cripta ha svolto ancora, per la popolazione, la funzione di rifugio dai bombardamenti aerei.

Agli inizi degli anni '70, con la venuta dell'attuale parroco mons. Orlando Di Tella, la cripta è divenuta l'attuale luogo di preghiera della comunità. Tra le opere più importanti che possiamo trovare nel suo interno, vi è un bellissimo crocefisso del 1500 senza braccia, che sembra voler dire a tutti: "Siate voi le mie braccia".

L'altare circolare è tuttora composto dal palmento del vecchio mulino del paese e la conformazione della grotta pone, attorno all'altare, l'intera comunità. Vi sono conservati un Bambino Gesù di legno d'olivo, a grandezza naturale, proveniente da Nazareth, assieme ad un calice, pure di legno (san Giuseppe era un falegname), acquistato a Betlèm, ambedue benedetti personalmente da papa Giovanni Paolo II, che vengono esposti ed utilizzati nelle feste di Natale, alla presenza di personalità, dei media, con la partecipazione di zampognari, torce, stelle filanti e musiche composte proprio per il paese.

Don Orlando è nato a Capracotta il 13 maggio 1934, il padre aveva un forno. Insegnante di religione alle medie, alle magistrali ed al ginnasio. Docente al Seminario di Trivento di scienze religiose. Vicario episcopale per l'Evangelizzazione. Accompagnatore e guida per i viaggi a Lourdes ed in Palestina. Nel 1976, fu Don Orlando che ebbe ad aprire e riscoprire la grotta che, dopo essere stata utilizzata come stalla per pecore, capre, ed altri animali, era chiusa alla fine dell'ultima guerra mondiale. Dopo averla ripulita dallo sterco, dalla stallatico, e aver rinvenuto molti reperti: tele, sculture, acquasantiere, croci in pietra, reperti di valore, fra i quali il Cristo ligneo medievale senza braccia, con l'aiuto delle Belle Arti, pensò, perché più calda d'inverno, in quanto sotto la roccia, di utilizzarla come cripta. Quindi, vista una macina circolare, ne fece un altare, pensò di dir Messa la notte di Natale, e da allora è meta di pellegrinaggio, e molti sposi celebrano lì il loro matrimonio, per l'emozione, difficile da dimenticare.

Grotta, stalla, pecore, capre, ruota di molino, Betlèm, che significa città del pane, don Orlando figlio di fornaio: sembra quasi che tutto concorra alla rievocazione della Natività, in presenza di stelle, quali angeli, e di zampognari.

 
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