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Il cigno

  • Immagine del redattore: Letteratura Capracottese
    Letteratura Capracottese
  • 6 set 2024
  • Tempo di lettura: 1 min

Massacro di Gaza

Sotto il pallido silenzio della luna

le creste dei monti pennellate di scuro

contrastano con il cielo di cobalto

donde le separa flebile orizzonte:

limite incerto fra finito ed infinito.

Sorge da esso un cigno maestoso,

larghe ali spiegate di fosco colore,

che avanza deciso nella notte,

carro luminoso trainando

splendente di ori e di argenti:

ben eretta sulle gambe,

sovrasta Minerva regina della guerra;

racchiusa in elmo e corazza,

sprona alla battaglia finale

fra armi micidiali di morte

che illuminano a giorno

il cielo di Gaza,

portando dovunque

distruzione e rovina.


Fra macerie fumanti e corpi senza vita,

soltanto un bambino solitario

volge lo sguardo implorante alla dea

e ne trafigge il cuore

con il pianto innocente.

Il cigno allora libero dal peso

vola a larghe ali,

in bianco candore trasformate,

verso le lacrime che chiedono aiuto

e le avvolge in abbraccio di pietà;

né si cura che le zampe

affondino nel fiume di sangue

che corre lungo le strade

e le tinga di rosso vermiglio.

Vola il cigno bianco,

in grembo quella creatura,

verso Gerusalemme la nemica

e si lascia cadere dal becco

ramoscello d'olivo,

per lui l'ultimo canto,

che cade dolce nel cielo silenzioso

e si adagia sui tetti

di quella santa città:

preghiera di pace...

di tanta pace e di speranza!


Ugo D'Onofrio

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