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La jumènda ghiànga



Quando si facevano le 5 del pomeriggio, come posseduti da una forza misteriosa, ci raggruppavamo in quel prato davanti alle case della Fundióne e aspettavamo.

Sembravamo l'acqua che vólle dentro alla tièlla, chi zumbàva, chi curréva chi urlava, eravamo na mórra di uagliunìtti che aspettavano.

Chi aspettavamo? Aspettavamo di sentire i campanacci delle vacche di nonno, tata Mondiale.

Quando il suono dei campanacci arrivava, zompavamo come matti fino al cielo.

Prima le vacche, poi tata Mondiale 'n gòppa a la jumènda ghiànga e noi tutti appresso fino alla stalla.

Entrate le vacche, tata ci pigliava uno alla volta e ci metteva sopra alla jumènda, lui mi sembrava un gigante e quella cavalla un dinosauro... poi dalla borsa che portava sempre a tracolla tirava fuori delle perucce piccole piccole, buone buone, a volte pure l'uva spina e ne dava a tutti noi...

Eravamo na mórra de uagliunìtte... come è stato bello.


Leo Giuliano

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