Tutti diversi tenevano i capelli, uno li teneva del colore della ruggine, altri due gialli come i limoni che vendeva Minguccio, gli altri quattro li tenevano invece così scuri che col carbone parevano tinti. Tutti e sette i uagliunitti somigliavano alla mamma, la donna più bella del paese, nemmeno uno che avesse poco poco preso dal padre.
Il Pastore pensava giorno e notte alla sua bella moglie e ai uagliunitti che lei gli aveva dato. Erano sposati da cinque mesi che subito era arrivato il primo, e poi, ogni anno, un altro. Tutti belli e forti ma tutti nati prima del tempo, chi di cinque mesi, chi di sette, chi di otto, nessuno che fosse nato di nove mesi come vuole la natura. Questa cosa al Pastore lo preoccupava un poco, lui non ne capiva assai: cose di femmine erano. Una volta chiese pure al Dottore ma quello si fece una risata, gli diede una pacca sulla spalla e gli disse che i suoi uagliunitti erano forti, belli e che non ci doveva pensare.
La primavera aveva scacciato l'inverno e per il Pastore, che da ottobre stava sotto alla Puglia con le greggi, era giunto il tempo di rientrare a Capracotta. Ad attenderlo la bella moglie, i suoi uagliunitti ed il talamo bello, pulito e profumato.
Grano da mietere, fieno da immagazzinare, legna da tagliare, non un attimo di sosta per il Pastore. Era rientrato a marzo e i mesi erano passati così in fretta che alla fine di agosto, quando nacque l'ottavo uagliunitto, anche lui prematuro di soli sei mesi, al Pastore non restava che preparare di nuovo le greggi da portare a svernare sotto alla Puglia.
Lungo e duro sarebbe stato l'inverno per la bella mamma e i suoi otto uagliunitti rimasti soli ad attendere il Pastore.
Ma il paese è una grande famiglia, grande è la solidarietà, e così il Dottore, il Postiere, il Vasaio, il Sarto, il Falegname, il Camposantaro, il Macellaio, il Muratore, il Farmacista, l'Arciprete, tutti quanti, a turno, uno alla volta... avrebbero dato una mano alla bella moglie del Pastore rimasta sola con i suoi otto uagliunitti.
Leo Giuliano