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Le nozze del notaio


Una delle bellissime mattonelle in ceramica di Leo Giuliano.

La notizia era giusto allora arrivata in comune che il sindaco urlò al messo:

– Corri subito a cercare il postiere e portalo qui immediatamente!

Avendo percepito l'urgenza della richiesta, Francesco si mise subito in movimento e trenta minuti dopo rientrava in comune seguito dal postiere Tiziano. Il postiere fu introdotto nella sala consiliare dove, con sua sorpresa, ad attenderlo insieme al sindaco v'erano il sarto Giovanni, il medico Michele, il macellaio Sebastiano e Luciano lo scarparo.

– Allora Tizià, chi è questo personaggio che ha pensato di fare fessi a noi?

Tiziano capì subito a cosa si riferisse il sindaco e iniziò a fornire le informazioni richieste.

Due giorni prima, Anselmo il casaro, che ogni sabato portava da Capracotta le sue caciotte al mercato di Isernia, era stato raggirato da due "personaggi" che in cambio del suo buon formaggio gli avevano rifilato del pessimo aceto, una damigianina da 5 litri, facendolo passare per un pregiatissimo vino di Puglia.

Il postiere, che era nato a Isernia, ben conosceva i due soggetti, fece una relazione dettagliata dell'accaduto al sindaco e agli astanti e, con dovizia di particolari, descrisse i due "soggetti". Si trattava di Pino detto Trippa di Vacca (facile capire perché), oste della locanda "La Pignata Nera", e di Valerio Recchietella (ché teneva una recchia più piccola dell'altra), suo collaboratore. Entrambi i "cipollari" erano conosciuti da tutti per essere due pessimi "arnesi" e per questo la locanda era molto poco frequentata.

(Gli abitanti di Isernia venivano chiamati "cipollari" perché dediti alla coltivazione delle cipolle.)

Al termine della relazione del postiere, il sindaco, che come gli altri aveva ascoltato con attenzione, si alzò e disse:

– Questa cosa che due cipollari devono fregare a noi, non può proprio essere... la devono pagare... e il conto deve essere salato assai.

L'assemblea fu sciolta.

Nonostante tutti in paese sapessero del fatto di Isernia, il sindaco aveva ordinato il «silenzio cittadino sulla faccenda» e tutti erano rispettosi nei confronti di tale ordinanza.

Dopo un febbrile lavoro fatto di incontri, riunioni, simulazioni e soprattutto di ricerca di attori... dopo appena tre giorni il piano era pronto al 90%, mancavano soltanto i due attori protagonisti.

Intanto il sarto Giovanni si era recato dal vicino vasaio, compare Leo, e gli aveva chiesto di realizzare una bella bottigliuccia, circa mezzo litro di capacità.

– 'N gòppa alla bottigliuccia ci devi scrivere questa cosa – disse il sarto porgendo un pezzo di carta a compare Leo il quale, dopo aver letto, abbozzò un sorriso e disse che di lì a tre-quattro giorni il lavoro sarebbe stato pronto.

Ma cosa c'era scritto sul pezzo di carta? E perché scrivere quella cosa sulla bottigliuccia? Boh!

Erano passati quindici giorni dal "fattaccio di Isernia" e mancavano ancora gli attori protagonisti, utili ad attuare il piano che avrebbe dovuto riscattare l'onore dell'intero paese.

Davanti al bar in piazza erano circa le 10 in quella bella domenica di fine marzo, il sindaco e i suoi fedelissimi discutevano con voce bassa del problema:

– Addó li dobbiamo trovare questi due che ci mancano? – Aveva appena detto il sindaco manifestando una velata preoccupazione quando, preceduta da un meraviglioso rombo di motore a scoppio, si vide avanzare da sotto alla Chiesa di S. Antonio una meravigliosa automobile che si fermò a pochi passi dai presenti.

Che macchinone! E chi l'aveva mai vista 'na cosa simile. Si trattava di una Lancia Appia color blu cobalto con paraurti e borchie cromati, un'automobile di gran lusso per quei tempi, una macchina da ricchi.

L'arrivo aveva suscitato curiosità tra i presenti in piazza che osservavano incuriositi e lentamente si avvicinavano all'autovettura. Si aprirono i due sportelli anteriori.

– Vincenzino! – Esclamò sorpreso il sindaco, e subito si avvicinò per salutare l'amico.

Si trattava di Vincenzino, un capracottese che aveva messo su a Padova una fiorente industria meccanica e di tanto in tanto tornava a trascorrere qualche giorno a Capracotta, suo paese natale.

– Che bella sorpresa Vincenzì, come mai da queste parti? – Chiese il sindaco porgendo la mano all'amico.

– Dovevo provare la macchina nuova e visto che il mio amico Sandro deve andare a Palermo per lavoro, lo accompagno a Napoli, così piglia l'aereo e se ne va alla Sicilia – spiegò Vincenzino.

L'amico di Vincenzino era il dottor Sandro Rossetti, noto chirurgo in quel di Padova. Quarantotto anni, aspetto curato e nobile, il Sandro Rossetti, di bell'abito vestito, era un omone assai alto, forse più del postiere che in paese deteneva il primato.

Il volto del sindaco, che prima appariva preoccupato, divenne solare e sereno subito dopo l'arrivo della Lancia Appia. L'arrivo di Vincenzino e del suo amico dottore era una vera fortuna calata dal cielo, anzi, venuta da Padova!

Erano circa le 11:30 quando, davanti a "La Pignata Nera", si fermò una meravigliosa macchina blu con luccicanti finiture in metallo cromato. La cosa non sfuggì a Recchietella che stazionava per mestiere davanti l'osteria. Questi aprì la porta e chiamò l'oste:

– Corri Trippa di Va', vieni a vedere che razza di macchina è arrivata.

In un attimo Trippa di Vacca era accanto a Recchietella a bocca aperta a mirare quel gioiello. Era il 1953, la guerra era finita da appena 8 anni e quel gioiello di meccanica rappresentava, per la povera provincia di Isernia, una novità assoluta.

Dall'automobile scese un uomo ben vestito che, voltandosi su se stesso, pareva cercare qualcosa con lo sguardo. Recchietella, che di mestiere cercava "polli", capì subito che quello era lavoro per lui e a grandi falcate si avvicinò all'uomo:

– Vi occorre aiuto, signore? – Chiese rivolgendosi al forestiero.

– Buongiorno buon uomo, certo, la ringrazierei molto. Sono l'autista del notaio Sua Eccellenza dottor Sandro Campanelli, che è comodamente seduto in auto con la signora Beatrice Marconuovo Rossetti. Ho accompagnato Sua Eccellenza e la signora perché ci è stato riferito che qui al mercato di Isernia c'è un banco che vende baccalà e sardine sotto sale di ottima qualità. Sua Eccellenza domani sera dovrà festeggiare i 25 anni di matrimonio in campagna, nella tenuta Campanelli, e vorrebbe acquistare tali delizie qui a Isernia, dopodiché proseguiremo per Monteroduni dove ci hanno indicato un contadino che produce dell'ottimo vino.

Trippa di Vacca, che, incuriosito, si era avvicinato ai due, non esitò ad intervenire:

– Certo, certo Signore, il banco del Siciliano è poco più avanti, il mio garzone vi accompagnerà. Vai Pino, accompagna Sua Eccellenza e la signora, poi al ritorno conducili nell'osteria perché voglio offrire loro una bottiglia del nostro vino migliore.

Intanto il notaio era sceso dall'automobile e teneva aperto lo sportello posteriore per agevolare l'uscita della sua signora. Il notaio era un omone alto come pochi, indossava un abito grigio con cappotto di tono superiore e cappello Borsalino. La signora, bella assai, forse più giovane di almeno cinque anni, indossava un abito rosa ben attillato che i pensieri di chi la mirava faceva viaggiar liberi per l'universo intero.

Alla vista dei due, tanto lo stupore, l'oste rimase senza parole per la seconda volta e, abbozzando un rozzo inchino, quasi balbettando:

– Prego, prego Eccellenza, il mio garzone è a vostra disposizione, vi accompagnerà ovunque vogliate.

L'automobile parcheggiata aveva attirato un folto gruppo di persone che osservavano quel gioiello di meccanica. Mentre l'oste osservava a distanza dietro la porta a vetri attendendo il ritorno del Recchietella coi "polli", dal gruppetto si era staccato un ometto ben vestito che si dirigeva verso la sua osteria.

– Buongiorno, – disse l'ometto varcando la soglia dell'osteria, – vedo l'automobile di Sua Eccellenza il notaio Campanelli. È forse qui?

– Buongiorno a lei, – rispose l'oste – certo, Sua Eccellenza è a far compere al mercato con la signora, li accompagna il mio garzone, dovrebbero tornare a momenti.

– Posso aspettare qui Sua Eccellenza?

– Certo, si accomodi pure. – L'oste gli indicò una sedia al tavolo, poi incuriosito continuò – Posso sapere perché sta cercando Sua Eccellenza, se non sono indiscreto?

– Ma si figuri, io sono il sarto Amedeo Bernardi della famosa Sartoria Bernardi in Castel di Sangro. Domani Sua Eccellenza darà una grande festa per il suo 25° di matrimonio e, per l'occasione, si è fatto confezionare due abiti per lui e due per la sua meravigliosa signora – rispose il sarto. – Sua Eccellenza mi aveva detto che oggi doveva andare a contrattare il vino a Monteroduni e allora mi sono messo d'accordo per consegnargli qui a Isernia il lavoro. Ci dobbiamo incontrare alla stazione dove mi aspetta mia moglie con gli abiti, ma siccome col treno siamo arrivati prima, ho deciso di fare una passeggiata al mercato.

– Ah, va bene, va bene, – disse l'oste, fregandosi le mani – ma permettete che vi offra un bicchiere di buon vino. Mariellaaa... – rivolgendosi alla moglie – porta un bicchiere del nostro vino migliore all'amico di Sua Eccellenza il notaio.

Al sarto Amedeo, che si guardava intorno per cercare di valutare la topaia in cui si trovava, non era sfuggito il gesto dell'oste che soddisfatto s'era fregato le mani.

Mariella stava servendo il vino al sarto quando si aprì di nuovo la porta d'ingresso. Finemente vestito, con occhiali, baffo curato e borsa di cuoio nella mano destra, era appena entrato un uomo di media statura che si guardava intorno come a cercar qualcuno.

– Dottor Filippo! Buongiorno, come mai da queste parti? – Esclamò il sarto che aveva riconosciuto l'avventore.

– Oh, Amedeo! Buongiorno a te, che sorpresa incontrarti. In realtà pensavo di trovare Sua Eccellenza il notaio Sandro, ho visto la sua nuova meravigliosa automobile e ho pensato che stesse qui ma...

L'oste che era lì ad attendere non perse tempo:

– Ma... buongiorno dottore, prego, prego, si accomodi, il notaio sarà qui a momenti, mi permetta di offrirle un delizioso bicchiere di vino – e lo condusse al tavolo del sarto.

– La ringrazio di cuore, ma non vorrei dare disturbo, attenderò qui fuori Sua Eccellenza per un saluto veloce. Tra circa un'ora dovrò prendere la corriera per Campobasso dove Sua Santità il vescovo mi attende per un importante consulto medico, mi creda, lei è gentile ma non posso accettare – e, salutando, fece per uscire ma subito l'oste che intanto gli si era avvicinato:

– Si figuri, dottore, è un grandissimo onore per me e mia moglie poterla ospitare, la prego, stia tranquillo, manca ancora un'ora alla partenza della corriera, vedrà che Sua Eccellenza sarà qui a momenti.

Manifestando un finto imbarazzo, il dottor Filippo accettò l'invito e si accomodò al tavolo del sarto. Intanto all'esterno la Lancia Appia, come fiori ad attirar le api, era circondata da decine di curiosi che ne ammiravano lo splendore. L'osteria era diventata un viavai di gente, e che signoroni! Ingegneri, avvocati, colonnelli, professori, commercianti, tutti a chiedere di Sua Eccellenza Sandro e tutti invitati ad attendere davanti a un buon bicchiere di vino.

La taverna di Trippa di Vacca non aveva mai vissuto una giornata come quella, tanto era il movimento di gente ché tutti i passanti si fermavano per cercare di capire cosa stesse accadendo. Intanto il Trippa offriva vino agli amici di Sua Eccellenza e li invitava ad attendere.

Finalmente, dopo una buona mezz'ora, arrivò Sua Eccellenza Sandro. Ad accoglierlo circa una decina tra i suoi conoscenti "importanti", tutti di bicchiere muniti. Il notaio con la bella moglie accanto fece l'ingresso nell'osteria, seguito dal Ricchietella che portava un bel cesto, forse un paio di chili di sardine sotto sale.

Strette di mano, saluti e brevi conversazioni impegnarono subito il notaio che, incalzato dai più a spiegare quella sua imprevista presenza a Isernia, prese la parola:

– Domani sera io e la mia signora, come alcuni di voi già sapranno, festeggeremo venticinque anni di matrimonio presso la nostra tenuta di campagna e, per l'occasione, abbiamo pensato di offrire ai nostri ospiti il famoso baccalà del Siciliano. Purtroppo, il mercante non ha una quantità di baccalà tale per accontentare trecento ospiti, però mi dispiaceva non acquistar nulla e quindi abbiamo comprato solo questo cesto di sarde salate. Il lavoro di questa gente e il loro sacrificio quotidiano va sempre sostenuto e apprezzato acquistando i loro prodotti.

Ne seguì uno scrosciante applauso dei presenti che esprimevano apprezzamento per le parole giuste e sagge del notaio. Anche l'oste e la moglie avevano apprezzato il discorso e, guardandosi, si compiacevano a vicenda.

– Questo è proprio un signorone – disse l'oste, quasi sussurrando alla moglie.

– I signori ci scuseranno ma a Monteroduni siamo attesi dal contadino che deve fornire il vino per la festa di domani ed altri impegni ancora ci attendono – disse il notaio porgendo la mano alla sua signora.

– Ma... Eccellenza, mi permetta, assaggi il nostro vino, la prego, mi conceda questo onore – pregò l'oste.

– Sì, sì, Eccellenza, – disse il sarto – noi ne abbiamo già bevuto diversi bicchieri, e mi dovete credere, fino ad oggi non ho mai bevuto un rosso più delizioso. Roba fine Eccellenza...

E tutti a cascata a dire che il vino era buono, meraviglioso, spettacolare, e tutti i complimenti possibili e immaginabili. La faccia dell'oste, come il sole a mezzogiorno, emanava luce, felicità, soddisfazione.

– Va bene, – disse il notaio – mi sembra giusto onorare il qui presente oste e la sua signora, che tanto sono stati cortesi con tutti noi. La mia signora ed io siamo lieti di accettare il cortese invito.

Un vassoio con caraffa e due bicchieri ben lustrati furono portati al tavolo dove il notaio si era accomodato con la signora. L'oste empì i due bicchieri e fece cenno alla moglie Marietta di portare altre tre caraffe per gli altri ospiti amici. Il notaio, portando in alto il bicchiere in segno di ringraziamento, bevve un sorso... silenzio... un altro sorso... e ancora silenzio... poi il volto dell'oste diventò rosso come brace viva... un ultimo sorso a vuotare il bicchiere...

– Davvero... meritevole di attenzione, ma qualcosa mi sfugge – disse il notaio, continuando ad assaporare l'ultimo sorso divino.

Subito l'oste si precipitò a empire di nuovo il bicchiere:

– Prego, prego, Eccellenza, assaggi di nuovo, si tratta di un grande vino, mi creda...

Un altro sorso... silenzio... ancora un altro sorso... nella piccola osteria era sceso un silenzio tombale...

– Eccolo, non riuscivo a trovare il timido mirtillo, solo adesso si è palesato al mio palato, le faccio i miei complimenti – disse il notaio all'oste. – Questo nettare di Bacco custodisce insieme i sapori e le fragranze della primavera e dell'estate e bea il palato carezzandolo con dolcezza e delicatezza come fosse un bambino appena nato.

Nuovo applauso scrosciante dei presenti.

Il ragno aveva posto l'ultimo filamento a chiusura del suo lavoro d'alta ingegneria. La mosca era nei paraggi...

– A questo punto, posto che lei abbia le quantità necessarie, sono a porle una richiesta: la mia signora ed io avremmo piacere di condividere, con gli illustri invitati alla nostra festa di domani sera, il prelibato nettare che ha deliziato e stregato i nostri palati. Avrebbe disponibilità per 500 litri? Non le chiedo nemmeno il prezzo, mi dirà lei... – disse il notaio all'oste.

"Oppalamaiella!" pensò l'oste, "Che colpo, che fortuna, che giornata"... Finalmente le cose cominciavano a girare per il giusto verso.

– Sarebbe per me un onore servire le Vostre Eccellenze, il rosso che vi ho servito è quanto di meglio si possa trovare in questa città, frutto delle migliori uve della vicina Puglia. Per i 500 litri... nessun problema, giù in cantina ve ne sono almeno 1.500 (grande bugia!), mi dica solo dove li dovrò consegnare. Servo Sua Eccellenza...

Anche in questo caso l'oste aveva servito un vino che poi sarebbe risultato molto, molto diverso da quello che avrebbe consegnato. Infatti in cantina di quel delizioso vino ne erano rimasti appena due barili da 50 litri ciascuno, di cui uno era stato utilizzato per metà come assaggio dalla comitiva "eccellente".

– Molto bene, il mio autista le indicherà dove fare la consegna, le raccomando solo la precisione. Il vino dovrà essere alla tenuta entro le 13 di domani. Alle 17 cominceranno ad arrivare i primi ospiti e tutto dovrà esser pronto. Questa sera andrò in quel di Napoli per importanti affari ma rientrerò alle 13 di domani. Ad attenderla troverà mia moglie, che provvederà anche a pagarle il dovuto. – Poi, rivolgendosi agli amici in sala: – Adesso, vista l'ora, avrei piacere di offrire ai presenti le sardine appena acquistate accompagnate dal suo buon vino rosso. Ci farebbe la cortesia di dissalare e condire il pesce? – rivolgendosi di nuovo all'oste.

– Servo Sua Eccellenza – rispose l’oste.

Come posseduto da una forza diabolica, scattò in cucina e, cinque minuti dopo, sui tavoli venivano serviti dalla moglie Mariella cesti di pane, boccali di vino e piatti di sardine dissalate e condite con aglio e olio.

Le sardine erano una vera squisitezza e andavano giù una dopo l'altra, ben accompagnate da bicchieri colmi di vino rosso che, scendendo giù per l'esofago, pretendevano di essere accompagnati da un'altra sardina che a sua volta esigeva altro vino.

Trenta minuti erano passati e, sulle tavole, piatti e cesti di pane vacanti e soprattutto tanti boccali vuoti. Oltre alle sardine erano andati via sei chili di pane e trentadue boccali da due litri. Il primo a salutare fu il dottore, che doveva prendere la corriera, di seguito gli altri amici di Sua Eccellenza. Erano rimasti in sala il sarto, il notaio con la signora e l'autista.

– Bene, Amedeo, – disse il notaio al sarto – la mia signora vorrebbe visitare un negozio di calzature che abbiamo visto prima, le chiederei di andare a prendere i vestiti e di portarli qui in osteria, naturalmente il mio autista l'accompagnerà con l'automobile. Nel frattempo noi concluderemo gli acquisti, ci vedremo qui al massimo tra 20 minuti. – Poi, rivolgendosi all'oste: – A lei invece chiedo la cortesia di preparare una diecina di bottiglie del vino che c'ha servito, e che siano ben tappate perché vorrei farne dono agli amici che stasera incontrerò a Napoli. – Infine al suo autista: – Sii puntuale, abbiamo già perso tempo e come sai alle 17 dovremo partire per Napoli. A tra poco dunque...

Sua Eccellenza e la signora uscirono per primi, seguiti dal sarto ed infine dall'autista.

– Presto, vai a preparare le dieci bottiglie, che quelli tornano subito. Vai, vai, muoviti! – disse Mariella all'oste.

Eran giunte le ore 14 e nessuno era tornato in osteria.

– Avranno avuto contrattempi, questi sono signori, mica è gente come noi – disse Recchietella a un Trippa di Vacca corrucciato. Vennero le 15, poi le 16 e le 17, le 18, le 19 ed infine... la notte buia.

La mosca era finita nella tela del ragno.

L'indomani mattina, mentre a Napoli Sua Eccellenza prendeva l'aereo che lo avrebbe portato in Sicilia e una fiammante Lancia Appia viaggiava in direzione nord in direzione Padova, un bambino coi calzoni strappati, scarpe rotte e faccia sporca entrava nell'osteria de "La Pignata Nera".

– Buongiorno, un signore qui fuori mi ha detto di dare questo al padrone.

Il bambino poggiò un cartoccio sul tavolo e scappò via. L'oste, subito incuriosito, prese il cartoccio e, con grande curiosità, lo scartò frettolosamente. La rabbia fu tanta...

Dal cartoccio venne fuori una bottigliuccia in ceramica, circa mezzo litro di capacità, finemente decorata. Dall'odore sembrava contenere aceto, aveva forma panciuta e recava una frase scritta con eleganza:

«Con questo aceto ci condisci quell'insalata».


Leo Giuliano

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