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La grandiosa apoteosi di Domenico Savio a Roma


San Domenico Savio

Si dice che quando piove scende dal Cielo una benedizione speciale. Ebbene la sera del 3 marzo, mentre i due eleganti e capacissimi autopulman sono fermi davanti all'Oratorio Salesiano e il fischietto del Direttore Don Sciullo fa sentire più volte il suo sonorissimo richiamo, una pioggia intermittente ci accompagna nella notte sino a Pompei, dove, invece, troviamo il sole splendente e invitante a glorificare la taumaturga Regina del Cielo e della terra. Quando entriamo nel grande Santuario e ci raccogliamo intorno a quell'Altare splendente di luci e di marmi, intima e quasi misteriosa sale la preghiera sulle labbra del pellegrino... Intanto Don Sciullo è già su l'Altare centrale e la Messa procede fervidamente ascoltata dai presenti. Usciamo dal Tempio ebbri di santa letizia, anche per il sacrifizio di essere rimasti digiuni lungo il percorso Andria-Pompei, onde soddisfare all'ardente desiderio del Cibo Celeste, prima di quello comune!

Rivediamo con grande piacere il nostro sempre simpatico Don Villani, il quale ci saluta con il suo abituale sorriso... Egli attende i suoi siciliani, che da Palermo, via mare, son venuti a Napoli e poi a Pompei... Intanto quando parliamo da Pompei egli ci accompagna sino al bivio di Castellamare, dovendo rientrare in sede.

Lo salutiamo calorosamente con un arrivederci a Roma.

A Napoli, inondata di sole, ammiriamo le bellezze naturali di quella Città canora e sempre in autopulman attraversiamo le vie principali, sostando solo per cinque minuti al Vomero, dov'è la Casa Salesiana. Verso le ore 12, si riparte da Napoli per Gaeta, dove si giunge alle 14 circa.

Ci dirigiamo al Santuario della SS. Trinità, sulla famosa Montagna che secondo la tradizione si spaccò dopo la morte di Gesù, per il terremoto che ne seguì, accolti festosamente dagli altri Salesiani di quella Città e dal Rettore dello stesso Santuario, il nostro concittadino Padre Francesco D'Amato. Dopo una frugale colazione e le diverse pose fatte dal Dott. Fattibene, riprendiamo posto in macchina per dirigerci verso la Città eterna: Roma.

Le prime luci della sera appaiono allo sguardo ricercatore dei gitanti, che tra canti e commenti non si accorgono del lungo viaggio e del susseguirsi di Città e paesi che s'incontrano lungo la strada. A Terracina, una brevissima sosta per il rifornimento, mentre i cittadini si fermano attratti dalle grosse scritte che portiamo sul cielo delle macchine: Andria-Oratorio Salesiano-Andria. Sarà forse meraviglia che Andria abbia un Oratorio così fiorente, oppure che la nostra Città, tanto diffamata, vada a Roma ad assistere ad un avvenimento religioso così importante? Non riusciamo a spiegarci quella curiosità...

Siamo già sulla Via Appia Nuova; le grandi mostre al neon dei negozi romani destano sorpresa ai giovanissimi, particolarmente, a chi visita la prima volta Roma!

Attraversiamo già Via Nazionale, il tunnel, Piazza Venezia, il Corso Vitt. Emanuele, per fermarci nei pressi di San Pietro, dove si prende alloggio.

L'appuntamento è di rivederci la mattina seguente, 5 marzo, alle ore 8, per assistere alla grande e magnifica cerimonia della Beatificazione del Servo di Dio Domenico Savio.

 

La Beatificazione

Indimenticabile la giornata del 5 marzo, quando in San Pietro migliaia e migliaia di giovani Oratoriani, Sacerdoti delle varie Case Salesiane d'Italia e dell'estero, nonché pellegrini giunti da tutto il mondo, assistettero alla grandiosa cerimonia della mattina e del pomeriggio. L'interno della Basilica di S. Pietro, nell'addobbo festosissimo, illuminato dai nidi foltissimi di luci, è a noi apparso, con tutti quei Santi affacciati coi volti beati alle nicchie, come quasi lo splendido vestibolo del Paradiso: un luogo non terreno, dove l'anima gode i primi saggi di una beatitudine senza tempo. Ma due volte l'entusiasmo dei giovani è scoppiato irrefrenabilmente in applausi: al mattino, allorché, terminata la lettura del Breve il velario è caduto dalla "Gloria" del Bernini ed ha scoperto il Beato Giovinetto quindicenne contornato nei cieli dai cori degli Angeli; alla sera, allorché, il Papa è disceso nella Basilica per venerare il novello Beato: gli evviva dei ragazzi coprivano gli squilli argentini delle trombe, le note più alte dell'inno trionfale: la gioia e la emozione erano in tutti i volti, anche su quello del Papa, dinanzi alla spontanea manifestazione di quell'affetto giovanile e fragrante.

Il lunedì, 6 marzo, dopo la visita alle Basiliche di S. Maria Maggiore e di S. Giovanni in Laterano, per l'acquisto del Giubileo, si ritornò in S. Pietro per la grande udienza del Papa a tutta la gioventù Salesiana.

Tra le decine di migliaia di fedeli che gremivano le navate e la crociera del Tempio, erano circa 50 mila persone, in gran parte giovani, con Religiosi Salesiani, e lo stesso Rettor Maggiore Don Ricaldone, convenuti a Roma per il grande avvenimento. Sua Santità fu ricevuto al Suo ingresso nella Basilica da S. Em. il Card. Tedeschini. Assistevano Cardinali e Vescovi. Allorché il Sommo Pontefice, in Sedia Gestatoria, apparve nella navata centrale, tutti i presenti tributavano al Vicario di Cristo una imponentissima manifestazione di giubilo. Salito sull'Altare della Confessione, mentre nel Tempio illuminato eccezionalmente si spegnevano i grandi riflettori, che precedentemente avevano proiettato fasci luminosi abbaglianti per ritrarre le scene più belle della cerimonia, il Santo Padre pronunziò un paterno discorso in lingua italiana, a cui facevano seguito gli altri in lingua francese, tedesca, inglese, spagnolo e portoghese, impartendo alla fine la Sua particolare Apostolica Benedizione.

Identica dimostrazione si ripeteva al Suo ritorno nel Palazzo Apostolico.

Nel pomeriggio, altre due visite giubilari a San Pietro e a San Paolo.

Non mancò la escursione alle Tre Fontane, dove apparve la Madonna della Rivelazione ai tre figli e allo stesso famoso tranviere Bruno Cornacchiola, il quale la sera del 9 dicembre, nella Cappella privata del Papa, terminava la sua crisi spirituale, chiedendo perdono dell'insano gesto che voleva compiere e consegnando una bibbia e il pugnale, miracolosamente non macchiato di sangue.

Il giorno seguente una gita a Tivoli, per ammirare la Villa d'Este, con tutte le sue bellissime fontane e giardini olezzanti, sublimava l'indovinatissimo numero dell'attraente programma.

Si ripartì da Roma nella serata, con l'animo pervaso da evidente sconforto, perché la Capitale del Mondo Cattolico ha un fascino particolare, un'attrattiva miracolosa.

La mattina seguente, fummo sulla via di Capracotta, paese natio del Sig. Direttore D. Sciullo.

È inutile qui ricordare le varie peripezie e la neve che ci salutò al primo apparire del più alto paese delle montagne dell'Appennino. Non da tralasciare nella cronaca il famoso spazzaneve americano che ci aiutò a raggiungere il tanto desiato paese.

Fummo accolti dal Sindaco Dott. Gennaro Carnevale e dal Parroco Arciprete Don Nicola Angelaccio i quali resero la escursione interessantissima, anche per l'appetito che si era sviluppato, a 1.421 m., e per la neve che si disgelava al sole di marzo. Dopo la S. Messa e la S. Comunione de lo stesso Direttore, la comitiva raggiungeva l'Albergo Vittoria, dove si consumava un pranzo eccezionale, tanto che il giovane Cappabianca non poté far a meno di elevare il suo vit, vit, vit all'ottimo capretto al sugo capracottese...

Al levar dei bicchieri parlarono il Can. Saccotelli, il Prof. Morgigni, invitato dalle Dame Patronesse, il Parroco del posto, che salutò bellamente la nostra Città fedele e l'Avv. D'Oria, a nome dell'Oratorio e dei laureati Cattolici.

Una doverosa visita alla mamma di Don Sciullo fu contraccambiata da dolci e liquori, nonché dalla benevolenza sincera di tutti i famigliari del Direttore, amato dai suoi concittadini.

Alle ore 16, le macchine erano già sotto pressione: si ripartì tra grida ed evviva, rifacendo i lunghi gironi per raggiungere nella serata Campobasso e poi S. Severo, Lucera, Foggia ed Andria, che era immersa nel sonno profondo delle ore 2 di notte, quando giungemmo saturi di impressioni vive, di gioie intime e di speranza di riveder Roma...


Eligio Morgigni

 

Fonte: E. Morgigni, La grandiosa apoteosi di Domenico Savio a Roma, in «L'Idea di Andria», XIV:3, Andria, 19 marzo 1950.

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