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La scamozza


La scamorza passita di Capracotta.

Tra i verdi pascoli della montagna,

in cui la salvia cresce compagna

al timo e a' calami d'aneti aulenti,

le mucche colmano gravi e pazienti,

di latte candido le lor vivaci

poppe capaci.


Poi dissetatesi in pure fonti,

dove si specchiano caldi i tramonti

pria che diroccino croscianti a valle,

lente s'avviano verso le stalle,

empiendo l'aere vasto del loro

mugghio sonoro.


Là, nella placida siesta, al palato

il cibo tornano già trangugiato;

e miti aspettano nel pio riposo

che il latte a munghere venga odoroso

da' lor capézzoli l'esperta mano

del buon villano.


Ed ecco, gli esili bianchi ruscelli

piovono e spumano dentro i mastelli.

Già di quel nettare l'onda soave

empie d'effluvii l'ambiente grave,

e se ne beano l'alma e le nari

di gaudi rari.


Poi sull'indocile fiamma del foco

si solidifica a poco a poco,

e l'agil opera d'industri mani

la pasta soffice riduce in pani,

che prendon subito la forma tozza

della scamozza.


Berengario Amorosa

 

Fonte: B. Amorosa, Il Molise: libro sussidiario per la cultura regionale, Mondadori, Milano 1924.

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