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Il magistrato Giambattista Campanelli



Capracotta, 22 marzo 1809 - 5 febbraio 1888


Giambattista Campanelli appartiene a una ricca famiglia che, tra la seconda metà del XVII secolo e la prima metà del XX secolo, ha notevolmente influito sulla vita politica, religiosa e culturale di Capracotta. Un casato che nei secoli ha prodotto uomini di toga e di cotta, dal giureconsulto Alessandro Campanelli, rispettato al punto che «tutta una provincia pendeva da' suoi consigli», a don Liborio Campanelli, che «si rese benemerito della patria per le sue doti civili e cristiane».

Il nostro Giambattista era il nono figlio di Giuseppe, medico che aveva studiato a Napoli presso l'eminente Francesco Serao (1702-1783) ma che aveva deciso di sospendere l'esercizio della professione per curare il patrimonio di famiglia. Giuseppe aveva più volte ricoperto la carica di consigliere provinciale, dirimendo molte cause di confine tra i comuni, e aveva sposato una sua parente, Maria Giuseppa Falconi, donna «avvenente e di santi costumi» che diede gran prova di sé quando il marito e il figlio primogenito vennero addirittura rapiti dai briganti.

La sola fonte da cui attingere informazioni dettagliate sulla vita di Giambattista Campanelli è rappresentata dal "Cenno biografico della famiglia Campanelli di Capracotta", una biografia familiare che egli stesso pubblicò nel 1877 a Santa Maria Capua Vetere presso lo stabilimento tipografico Guttemberg.

Nato prematuro, Giambattista non godé mai di buona salute, tuttavia compì lunghi studi e fece una brillante carriera. Incominciò a Capracotta sotto la direzione di Michelangelo Conti e di suo zio don Vincenzo, arciprete della nostra collegiata, ma a 12 anni si trasferì prima ad Agnone, con scarso profitto, quindi a Campobasso, ove proseguì con frutto lo studio della filosofia, del diritto e della matematica sotto la direzione del prof. Nicola de Matteis, il quale, destituito nel 1820 dal Collegio Sannitico a causa dei suoi sentimenti liberali, aveva ottenuto il permesso di insegnare privatamente.

Terminata l'esperienza campobassana, la meta naturale per proseguire qualsiasi tipo di studi era Napoli, così Giambattista si iscrisse ai corsi universitari di Giurisprudenza, per poi conseguire la laurea. Incominciò la pratica forense con l'avv. Martinangelo de Martino (1782-1850), dotto autore delle "Note critiche sul diritto civile francese di Toullier", col quale lavorò per un biennio.

Nel 1837 Giambattista Campanelli contrasse il colera, il terribile morbo che, oltre a mietere migliaia di vittime in tutto il Regno di Napoli, uccise anche due suoi fratelli. L'intendente provinciale del Molise, il cav. Domenico Antonio Patroni, scrive che «pochi siti di montagna furo aggrediti, e se vi è stato in qualcheduno di essi una forte invasione, come nel solo comune di Capracotta, ciò è derivato per cause estranee a la sua posizione».

Fu l'avvocato e politico campano Filippo Teti (1835-1902), amico intimo della famiglia Campanelli, a convincere Giambattista ad iscriversi all'Avvocatura di S. Maria Capua Vetere piuttosto che a quella di Napoli, raccomandandolo in tal senso. Dopo un breve periodo come giudice supplente a Capracotta (1845), Giambattista tornò a Santa Maria, dove ricoprì la carica di giudice conciliatore per ben dodici anni, prima di accettare la definitiva nomina a vicepretore di quel Mandamento.

Nel 1852 Giambattista Campanelli aveva sposato Adelaide Duracci, che gli aveva dato due figli, Marianna e Giuseppe. La prima morì nel 1867 ad appena 13 anni. Il papà, affranto, scrisse: «Difficilmente potrei descrivere la sua bellezza, la sua bell'indole, e l'animo nobile che aveva. Sembrava un angelo sceso dal Cielo, ed Iddio volle richiamarla a sé. La sua morte mi ferì nel più vivo del cuore, né il duole è attenuato, col decorso degli anni».


Francesco Mendozzi

 

Fonte: F. Mendozzi, In costanza del suo legittimo matrimonio. Sociologia del popolo di Capracotta desunta dai registri dello stato civile napoleonico (1809-1815), Youcanprint, Lecce 2021.

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