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Mó facéme la fìne de 'l pècra de Giancòla!


Una strage di pecore.

Da tempo immemorabile, quando noi capracottesi ci troviamo costretti in spazi piccoli, angusti, claustrofobici, oppure quando avvertiamo il sopraggiungere di una situazione di pericolo, spesso diciamo: «Mó facéme la fìne de 'l pècra de Giancòla!» (trad. "Ora facciamo la fine delle pecore di Giancola!").

Ho sempre pensato che quel Giancola fosse la contrazione dialettale del nome Giovanni Nicola - magari un nostro compaesano vissuto chissà quando - e che le sue pecore fossero morte di asfissia, come spesso accadeva a chi le custodiva senza le dovute accortezze igienico-sanitarie. Poi mi è capitato tra le mani un giornale pubblicato a Firenze tra il 1865 e il 1867, un quotidiano che nel 1902 verrà ereditato dall'area cristiano-democratica facente capo al canonico svizzero Rodolfo Arnoldo Burgisser.

Sul numero 122 di quel giornale ho scovato una notizia per noi molto interessante, che potrebbe spiegare l'essenza di quel detto.

Era infatti la notte del 7 luglio 1865 quando «una banda di briganti in numero di 11 capitanata da un certo Giancola di Roccaraso uccideva 700 pecore in tenimento di Capracotta». Lo sfortunato proprietario di pecore rispondeva al nome di Geremia Conti; quello del sanguinario brigante era invece Aureliano Giancola (di appena 22 anni), uno dei 93 componenti di quella che è passata alla storia come la «Banda di Atessa», come dichiarato dalla Sezione di accusa della Corte di Appello dell'Aquila in data 29 aprile 1869.

D'ora in avanti, insomma, quando diremo che «facéme la fìne de 'l pècra de Giancòla!», dovremo pensare alle centinaia di ovini trucidati un secolo e mezzo fa da Aureliano Giancola, grassatore, assassino, vandalo, ladro, bandito, taglieggiatore. In una parola: brigante.


Francesco Mendozzi

 

Bibliografia di riferimento:

  • G. Aretini, Notizie politiche, in «La Bandiera del Popolo», I:122, Firenze, 13 luglio 1865;

  • B. Costantini, Azione e reazione. Notizie storico-politiche degli Abruzzi, specialmente di quello Chietino, dal 1848 al 1870, Di Sciullo, Chieti 1902;

  • F. Mendozzi, Guida alla letteratura capracottese, vol. I, Youcanprint, Tricase 2016.

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