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Muscìsca di Capracotta



La muscìsca è un salume essiccato diffuso in Molise, nel territorio dell'alta Puglia e delle basse Marche, zone tipiche della civiltà pastorale della transumanza.

Il nome così strano deriva dal termine arabo mosammed, "cosa dura", che è anche la radice della parola mosciame, la carne secca di tonno.

La sua storia però è antecedente alla dominazione araba; infatti la tecnica dell'essiccazione della carne è vecchia quasi quanto l'esistenza dell'uomo, fin dal Paleolitico.

La muscìsca, chiamata anche misciska, o micischia, ha una particolare tradizione a Capracotta, in provincia di Isernia; la sua produzione, comunque, è rimasta molto limitata. La tradizione di questo tipo di produzione nasce con la necessità di conservazione delle carni in un'epoca in cui non esistevano frigoriferi; carni piuttosto magre di pecora o di capra, ed a volte anche bovine, che venivano tagliate in pezzi lunghi 20-30 centimetri e dallo spessore di tre-quattro centimetri.

Una volta preparate, venivano salate e insaporite con peperoncino piccante, finocchio selvatico e aglio, quindi, coperte per evitare l'assalto degli insetti, messe al sole o all'aria per qualche settimana fino alla loro essiccazione.

Durante la transumanza, alcuni di questi pezzi di carne venivano scaldati e magari aromatizzati con erbe spontanee di campo, colte lungo i tratturi, oppure masticati così com'erano se non era possibile accendere il fuoco.

Ancora oggi viene mangiata arrostita o seccata, così com'è; il termine, inoltre, indica un po' spregiativamente una carne povera e dura.

 

Fonte: http://www.mondodelgusto.it/, 31 maggio 2016.

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