Nacque a Capracotta il 6 dicembre 1834, da Bernardo e Carmela Conti. Morì a Roma il 28 dicembre 1916, nella sua casa, in via Belisario, 7.
Fu sepolto nel cimitero di Capracotta, nella Cappella della Confraternita della Visitazione e Morte. Sulla sua tomba fu posta una lapide con scritto di Francesco D'Ovidio, il quale evidenziava le doti professionali del Falconi e la passione di uomo impegnato.
La lapide, fino ad oggi conservata in una cappella del cimitero, recita così:
Nicola, da ragazzo, fu avviato agli studi dallo zio paterno Giandomenico Falconi, Vescovo di Altamura ed Acquaviva delle Fonti, nominato con Bolla "Si aliquando" del 16 agosto 1848, da Pio IX, secondando anche i voti espressi da re Ferdinando II, il quale apprezzava e riponeva molta fiducia nel Falconi.
Nicola, chiamato ad Altamura dallo zio Vescovo, frequentò la scuola nel grandioso Seminario di quella città, da poco fatto edificare dallo stesso Falconi.
Per merito di illustri insegnanti, scelti dallo stesso Prelato: grecisti e latinisti di grande fama, conoscitori di letteratura italiana, storia, filosofia ecc., gli studi del Seminario si imposero e consegnarono al mondo ecclesiastico e civile giovani dotti e maturi, preparati e pronti ad affrontare le sfide della vita, come, appunto, possiamo constatare dagli incarichi che, ben presto, il nostro personaggio andò a rivestire.
Egli, infatti, nel 1861 fu giudice a Benevento; più tardi Procuratore del Re a Melfi, Taranto, Chieti e Catanzaro. Nel novembre 1909 fu collocato a riposo col grado di Presidente di Sezione di Cassazione. Non subì persecuzioni per discendenza borbonica. Fu Consigliere Provinciale per Capracotta nel 1872. Fu Presidente del Consiglio Provinciale nel 1879 e poi nel 1882, senza interruzioni fino al 1900. Nel 1910, scaduto il mandato non si ripresentò. Nel 1876 era stato eletto al Parlamento per il Collegio di Agnone e rimase tale fino al 1909, anno in cui fu nominato Senatore del regno, dopo aver ricoperto la carica di Sottosegretario di Stato nel Ministero di Grazia e Giustizia con il Ministro Bonasi.
Intervenne sempre prontamente in favore, specialmente, dei suoi concittadini che avevano di Lui una venerazione, apprezzandolo, soprattutto, per la sua eccezionale modestia e magnanimità.
Egli non fu insensibile e non rimase inerte di fronte ai tanti disagi in cui versavano le popolazioni, specie, dell'alto Molise.
Così, si adoperò, perché la linea ferroviaria Pescara-Napoli, fosse di aiuto ad alcuni paesi e li togliesse dall'isolamento più assoluto in cui versavano da sempre.
Ancora oggi la popolazione di Carovilli è riconoscente a Lui, sia per la stazione ferroviaria, come anche per il palazzo del Municipio, che egli stesso fece edificare in paese.
Avviandoci alla conclusione di queste poche note sulla vita di Nicola Falconi, non possiamo non evidenziare che i numerosi incarichi ricoperti, nei vari momenti della sua esistenza, gli rubarono letteralmente il tempo e, rimasto celibe, è da ritenere che non pensò a formarsi una propria famiglia.
Fu l'unico maschio di famiglia con 4 sorelle: Filippina, Emilia, Concetta e Chiarina.
Molto lustro, poi, venne a lui e alla famiglia Falconi, non solo dal già citato Giandomenico, Vescovo di Altamura ed Acquaviva, ma anche dall'altro zio paterno, Stanislao, il quale ricoprì alte cariche in campo giuridico ed amministrativo.
Stanislao Falconi, fratello di Giandomenico, nacque in Capracotta il 28/07/1794. Nel 1848 ricopriva la carica di Avvocato Generale dello Stato presso la Corte di Cassazione di Roma. Era inquirente per tutti i reati contro la sicurezza interna dello stato e contro il pubblico interesse. Era Pari del Regno tra i 29 nominati dal Principe di Cariati (Presidente del Consiglio dell'epoca), unico Molisano dei Pari. Cambiata Monarchia, si ritirò a vita privata. Morì in Napoli il 13/02/1860.
A questo punto dobbiamo pur dire che la popolazione di Capracotta fu sempre riconoscente verso la famiglia Falconi e, nel tempo, intitolò la piazza principale del paese a Stanislao, una via centrale a Nicola e altra via a Leonardo Falconi, avvocato di grande professione, ma uomo pieno d'iniziativa e di ingegno, perché con speciali marchingegni provvide e produsse per il paese la luce elettrica, il mulino, la trebbiatrice, macchinari a movimento elettrico e l'autobus per scendere alla stazione ferroviaria di San Pietro Avellana. Nel paese Leonardo fu sempre ritenuto «un vero benefattore».
Pronipoti del Falconi,vivono attualmente a Roma e a Firenze.
Elio Venditti e Daniele Di Nucci
Fonte: E. Venditti e D. Di Nucci, Nicola Falconi, in «Voria», II:3, Capracotta, giugno 2008.
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