top of page

Nuovi progetti di sviluppo turistico negli anni Trenta



Nel febbraio del 1933 i Comitati turistici delle regioni del Mezzogiorno riunitisi nel III Convegno turistico del Mezzogiorno e delle isole stabilivano nuove direttive per guidare lo sviluppo del turismo nelle zone di appartenenza.

Al Molise si chiedeva la completa organizzazione alberghiera, con la istituzione degli alberghi di tappa e posti di ristoro, soprattutto nelle zone attraversate da movimenti turistici legati alla pratica degli sport invernali e alla villeggiatura estiva montana; la massima valorizzazione del patrimonio archeologico ed artistico attraverso azioni di propaganda che dovevano essere concordate con l'Ispettorato per i Monumenti e con la Sopraintendenza con sede nel Museo Nazionale di Napoli; il perfezionamento e lo sviluppo delle comunicazioni all'interno della provincia e della periferia per rafforzare i rapporti con i centri minori e le grandi città. Inoltre, si richiedeva il miglioramento e la manutenzione delle strade e delle strade provinciali per velocizzare e facilitare il movimento degli autoservizi, soprattutto quelli da gran turismo, che permettevano di rendere agevole il viaggio per quanti volessero visitare il Molise; la valorizzazione e la selezione delle manifestazioni folcloristiche da utilizzare come elementi di attrazione turistica, epurandole, però, da quanto potesse apparire agli occhi del forestiero come grottesco e fuori dal tempo; lo sviluppo di mete turistiche montane, marine e climatiche. Occorreva dare particolare importanza al potenziamento della stazione invernale di Capracotta e della stazione balneare di Termoli dotandole di strutture che potessero garantire comfort al turista; la soluzione del problema dell'approvvigionamento idrico ad uso potabile in alcuni paesi, poiché esso costituiva la base per rendere igieniche le strutture predisposte all'accoglienza del turista.

Alle richieste dell'Asmet il presidente del Commissariato della Provincia rispondeva affermando che il settore turistico nella Regione ancora non prendeva piede poiché scarsa era la conoscenza delle bellezze naturali e del patrimonio artistico presenti nel territorio. Il presidente sottolineava come fosse importante, pertanto, intensificare le azioni di propaganda dei luoghi attraverso la «pubblicazione di numeri unici, di articoli su riviste, di volumetti divulgativi dedicati ai singoli monumenti accompagnando tutto con larga di fotografie negli alberghi, nelle agenzie di viaggiatori, nelle stazioni, nei vagoni ferroviari e nella istituenda Bottega di Arte Molisana, nello stesso tempo Ufficio Turistico Regionale».

Il Commissariato, inoltre, prevedeva, per l'avvicinarsi della bella stagione, l'istituzione di treni festivi che sarebbero dovuti partire da Campobasso per giungere a Roma, Napoli, Pompei, Termoli, Bari e Pescara.

Naturalmente per avere un buon sviluppo del settore turistico occorreva possedere una buona organizzazione delle istituzioni locali le quali dovevano realizzare e stilare itinerari turistici e gite, designare le località di cura e soggiorno, ma soprattutto promuovere e sollecitare il miglioramento delle strutture ricettive per adeguarle ai bisogni del turismo.

Il Comitato in tal senso suggeriva un attento studio di quanto presente nella regione per poter apportare modifiche e perfezionamenti alla struttura ricettiva.

Una delegazione di esperti si sarebbe dovuta recare presso le strutture presenti nelle località di interesse turistico e qui insieme al proprietario studiare, suggerire e predisporre gli interventi da adottare affinché gli alberghi risultassero adeguati ad accogliere il turista.

Le trasformazioni strutturali dovevano rispondere sì ai canoni estetici dell'arte moderna ma dovevano riflettere la natura dei luoghi esaltando, pertanto, la ruralità degli stessi. L'utilizzo di mobili e stoviglie rustiche, le pareti decorate con fiaschi di vino, con attrezzi rurali, con spighe di grano e fiori avrebbero certamente regalato agli ospiti una sensazione di accoglienza e di integrazione con i luoghi stessi.

Il Regime Fascista oculatamente appoggia e guida tali simpatie verso la doverosa ammirazione della semplice vita rurale, da noi, e cioè precisamente in seno ad una regione che è rurale per eccellenza, si trascurino queste correnti del gusto andando invece incontro allo scimmiottamento di un male inteso metropolitanismo. Vediamo nelle grandi città sorgere tutti i giorni botteghe ed osterie cosiddette rustiche, con mobili e stoviglie grezze, dalle semplici pareti decorate magari con fiaschi di vino o con attrezzi rurali e spighe di grano e piante e fiori, mentre queste ed altre decorazioni, trascurate o disprezzate da noi, acquisirebbero nei nostri paesi ed alberghi un carattere e sapore di ambiente locale che darebbe certamente agli ospiti la sensazione del vero folclore.

La sistemazione degli alberghi poteva essere accompagnata da una successiva pubblicazione di una guida di quelli presenti nel Molise, che avrebbe generato un miglioramento nei flussi turistici.

I proprietari delle strutture alberghiere avrebbero potuto usufruire nelle attività di ristrutturazione del credito alberghiero e dei contributi elargiti dal Comitato provinciale per il turismo. Quest'ultimo poteva provvedere al reperimento dei fondi attraverso la tassazione di «tutti i Comuni della Provincia nella misura di cent. 10 per ciascun abitante, elevando detti contributi fino a cent. 30 per abitante, per Comune Capoluogo, per i quattro o cinque maggiori centri della provincia, e per tutti gli altri comuni di speciale interesse turistico; salvo altri contributi da parte della provincia delle Organizzazioni sindacali, e di altri Enti di speciale importanza, nonché del Consiglio Provinciale dell'Economia Corporativa».

Per lo sviluppo turistico del Molise era, dunque, necessario potenziare i territori che possedevano tutti i requisiti necessari al raggiungimento degli obiettivi. Anche in quest'occasione fu soprattutto l'alto Molise al centro della riflessione del Commissariato straordinario per il turismo.

Il 5 febbraio 1933 si tenne, non a caso, a Capracotta un'importante riunione della Commissione consultiva per il turismo con lo scopo di valorizzare e promuovere turisticamente tale zona. I problemi fondamentali erano: mancanza di mezzi spazzaneve, ritardo della costruzione di filovie e di ferrovie, non potabilità idrica e mancanza di strutture alberghiere. Si auspicava, anche, la continuazione e la riapertura degli scavi di Pietrabbondante e uno sviluppo di tipo ricettivo in prossimità degli scavi stessi.

Per incrementare ed indirizzare i flussi turistici in queste zone era necessario, secondo la Commissione, effettuare una buona campagna promozionale diretta alla media borghesia che poteva godere delle bellezze naturali soprattutto nella stagione estiva.

Diversa era la situazione lungo la costa molisana. Nella riunione tenutasi a Termoli il 7 maggio 1933 vennero analizzate tutte le problematiche infrastrutturali e non, presenti nella cittadina rivierasca, ed in modo particolare quelle concernenti le azioni di bonifica del territorio; lo sviluppo del porto, la valorizzazione della spiaggia considerando che Termoli era luogo di soggiorno e turismo, lo sviluppo dell'industria ricettiva, la valorizzazione del patrimonio archeologico ed infine l'istituzione di un treno per la colonia dei bagnanti.

Circa la bonifica, il presidente della commissione Del Prete illustrò che per beneficiare di tutte le agevolazioni previste dalla legge fosse indispensabile costituire un Consorzio nel quale far confluire tutti i proprietari dei terreni interessati alla bonifica. Solo in questo modo si poteva raggiungere uno stato di benessere che avrebbe avuto i suoi riflessi sia in agricoltura che in campo sanitario risanando le plaghe malariche che interessavano la zona. Era necessario, pertanto, redigere lo statuto del Consorzio e poi effettuare il riconoscimento dello stesso presso la Commissione provinciale della bonifica e la Federazione fascista dell'agricoltura.

Il porto era considerato da sempre un'opera destinata allo sviluppo e alla rinascita di Termoli e di tutto l'entroterra. La sua costruzione, all'epoca, avveniva per fasi diverse ed alterne caratterizzate da lunghezze burocratiche e da una mancanza di volontà da parte dei politici del tempo a consolidarne l'importanza. Si denunciò, nell'incontro, come la classe politica fosse passatista e come essa utilizzasse l'infrastruttura esclusivamente a scopo elettorale per poi abbandonarla «al suo destino senza mai far nulla di reale». Nella riunione venne esaminato, inoltre, il problema dell'ampliamento della spiaggia e della mancanza di strutture ricettive al quale bisognava rispondere con la costruzione «in Termoli un capace, comodo ed igienico albergo, scevro di tutto ciò che potesse rappresentare imposizione di etichetta, che il più delle volte annoia e stanca chi, dopo l'assillante lavoro di un anno intero, si reca nelle località amene per rinfrancarsi delle forze e godere delle bellezze naturali».

Dalla riunione emerse, anche, che Termoli possedeva un inestimabile patrimonio archeologico che doveva essere utilizzato per la valorizzazione turistica della cittadina. Il presidente, dunque, esortò tutte le forze politiche e i privati cittadini a mettersi all'opera per tutelare e valorizzare tale ricchezza utilizzando i fondi necessari per realizzare tale operazione.

Dall'incontro di Termoli emerse la volontà di valorizzare il patrimonio artistico e culturale dei paesi molisani ma emerse anche che tutti i comuni che possedevano elementi da poter essere utilizzati a scopi turistici, erano accomunati dalle stesse problematiche che rendevano difficile il processo di sviluppo del settore turistico regionale.

Per lo sviluppo del turismo nel Mezzogiorno, l'Asmet stabilì che fosse necessario istituire autoservizi di gran turismo per valorizzare e far conoscere le bellezze naturali e panoramiche dei territori interessati ad un processo di incremento turistico; installare cartelloni stradali per segnalare i principali luoghi di attrazione turistica ed inoltre incrementare e consolidare l'uso di treni popolari.

Tali linee guida ponevano il problema di dover studiare accuratamente il sistema di trasporti presente in regione, di capire quali mezzi di trasporto potessero essere utilizzati per facilitare l'afflusso dei turisti in Molise ed infine individuare le direttrici che aiutassero i molisani a raggiungere le diverse località

turistiche presenti nel territorio nazionale. Ciò avrebbe consentito un notevole flusso di viaggiatori ma soprattutto un movimento di denaro, di rapporti sociali e culturali e di interessi derivanti dalle visite.

Per quel che concerneva l'istituzione di autoservizi il Comitato turistico molisano riteneva necessario dover potenziare l'attività delle imprese di trasporti già presenti nel territorio, le quali avrebbero dovuto organizzare ed effettuare gite in base a programmi, orari e tariffe stabilite in precedenza ed approvate dal competente organo di vigilanza. Di qui l'invito rivolto ai Comuni della Provincia di dover potenziare tali servizi poiché essi avrebbero sicuramente istradato i turisti su itinerari già noti e preparati per accogliere gli ospiti.

La risposta dei Comuni interessati non si fece attendere, ma da essa emerse l'impossibilità di porre in essere quanto richiesto perché le strade non erano agibili poiché la loro costruzione era lenta perché non esistevano società che lavorassero in tale ambito o perché i comuni convocati non possedevano bellezze naturali, architettoniche e paesaggistiche tali da esseri inclusi in itinerari turistici che aumentassero i flussi turistici della regione.

La Commissione consultiva per il turismo affrontava nella riunione del 11 aprile del 1933 il fondamentale problema della carente rete dei trasporti del Molise. Un problema più volte evidenziato e di fatto mai realmente risolto. Circa la costruzione delle strade interprovinciali si prendeva atto del loro procedere e ci si concentrava piuttosto sul problema dell'installazione dei cartelli indicatori nei bivi di tutta la rete stradale provinciale. Problema ovviamente ben più risolvibile del primo. In questo caso si evidenziava come l'Ufficio provinciale aveva provveduto all'installazione degli stessi nelle strade di sua competenza, fatta eccezione per le diramazioni delle strade statali, perché di gestione dell'A.a.S.s., che doveva provvedere anche alla collocazione di sette cartelli stradali che venivano forniti gratuitamente dal Touring club italiano.

Infatti con circolare, n. 2293 del 16 marzo del 1933, la direzione generale del Tci comunicava di aver accettato la richiesta del Commissario straordinario del consiglio provinciale dell'economia corporativa circa l'invio gratuito di cartelli stradali da collocare nei punti che ne fossero sprovvisti o per sostituire quelli già esistenti ma che erano illeggibili o per il prolungato uso o per l'aver subito atti vandalici. Se la fornitura dei cartelli era gratuita da parte del Tci la messa in opera e la manutenzione degli stessi spettava agli Uffici tecnici provinciali «che hanno governo di strade».

Ancora più grave, se possibile, era la situazione della rete ferroviaria, che a detta dei membri della commissione era stata mal progettata in origine e che comunque restava inadeguata a servire il territorio, soprattutto in un'ottica di sviluppo turistico.

Forte era la necessità di poter disporre di nuove littorine, moderne e veloci che potessero essere utilizzate per sviluppare il movimento turistico; di ripristinare l'uso di importanti direttrici verso Roma e Napoli soppresse per economizzare l'uso del carburante; di regolarizzare gli orari dei treni in funzione delle stagioni o dei luoghi da raggiungere ed infine di chiedere riduzioni sul costo del biglietto del treno quando in alcuni centri, toccati dalle linee ferroviarie, si svolgevano rilevanti manifestazioni.

A tutte queste ipotesi e a questi progetti pose di fatto fine lo scoppio del secondo conflitto mondiale che spostò l'interesse e le già scarse risorse altrove.

I bilanci consuntivi dall'Ente provinciale per il turismo molisano relativi agli anni che vanno dal 1938 al 1941 documentano chiaramente questo epilogo di un progetto di sviluppo turistico mai realmente decollato.

Nell'anno 1938 l'Ente provinciale per il turismo raggiunse un buon livello di efficienza strutturale e funzionale ponendo in essere una serie di iniziative «capaci di richiamare l'attenzione degli organi centrali e delle Provincie vicine sulle bellezze e sulle capacità produttive ed organizzative del Molise».

Le azioni svolte portarono l'Ente verso una maggiore e migliore considerazione da parte delle amministrazioni e dei privati che assicurarono all'Ente stesso i necessari mezzi finanziari per realizzare quanto necessario.

Le azioni poste in essere miravano essenzialmente allo studio dei principali problemi concernenti lo sviluppo del settore turistico molisano ed in particolare si pose attenzione: al collegamento infrastrutturale tra le località della provincia e ai problemi riguardanti la loro valorizzazione. Pari attenzione venne dedicata alla la valorizzazione dei siti archeologici presenti nella Provincia: la Sepino romana, il teatro di Pietrabbondante, i ritrovamenti di Larino, Isernia, Venafro ed Agnone, ottenendo la piena collaborazione del Sopraintendente alle antichità.

La valorizzazione del centro turistico di Capracotta, fu un altro degli impegni del 1938. Si ipotizzò di realizzare una variante stradale per raggiungere più agevolmente il comune e si caldeggiò un impegno per garantire lo sgombero tempestivo della neve dalle strade provinciali per facilitare l’accesso a questo importante centro turistico. Sempre nell'ambito della valorizzazione della montagna, ed in particolare del massiccio del Matese, venne redatto un progetto di strada che consentisse l'accesso al pianoro di Campitello Matese posto a 1.400 metri di altitudine, progetto che implicava anche la costruzione di un albergo al servizio dei turisti.

La sistemazione della spiaggia di Termoli, considerato l'unico centro marinaro del Molise, fu un altro degli argomenti trattati. L'Ept sollecitò il Comune a costruire un acquedotto "parziale" capace di alimentare le fontane pubbliche, gli alberghi e le spiagge e la sistemazione dell'arenile e delle colline adiacenti il paese.

L'Ept si battè per il miglioramento delle attrezzature ricettive della provincia ed in modo particolare per «il nuovo albergo "Impero" a Larino, la trasformazione dell'albergo "Roma" a Termoli, il miglioramento dei servizi igienici dell'albergo "Corona" a Termoli, la sistemazione dell'albergo "Molise" a Campobasso».

A tutto ciò si aggiunse un impegno nella promozione pubblicitaria attraverso la stampa di nuovi cartelloni e di cartoline che riproducevano i più bei paesaggi della provincia e dei centri di interesse turistico; oltre che l'organizzazione di diverse manifestazioni culturali e folcloristiche.

La realizzazione delle suddette azioni fu facilitata dall'incoraggiamento del prefetto e del segretario federale e dall'aiuto finanziario di carattere straordinarioda parte dell'amministrazione provinciale e comunale. Un plauso particolare veniva fatto alla Segreteria Provinciale dell'O.N.D. per la realizzazione delle manifestazioni popolari delle quali si era assunta l'organizzazione ottenendo particolare successo.

Nel 1939 l'azione svolta dall'Ente provinciale per il turismo si rivolse essenzialmente all'attuazione di iniziative e di attività a carattere prevalentemente turistico e propagandistico e all'assolvimento dei compiti demandati dal Ministero del regime. In modo particolare continuò la valorizzazione delle zone archeologiche e delle zone montane, l'opera di ammodernamento delle strutture ricettive e sportive; l'organizzazione delle manifestazioni promosse da vari enti e associazioni; la promozione e propaganda del territorio attraverso pubblicazioni, fotografie ed istallazioni di cartelli stradali.

Negli anni 1940 e 1941 l'attività dell'Ente rallentò per l'inizio del conflitto. Pur cercando di rispettare il programma di lavoro previsto non aveva senso sperare in un dinamismo del settore turistico. Nonostante questo vennero organizzati alcuni eventi ed alcune manifestazioni nella regione, sempre con l'obiettivo di valorizzare soprattutto le aree montane e i siti archeologici, così come già fatto negli anni precedenti.


Marinangela Bellomo

 

Fonte: M. Bellomo, I primo passi del turismo molisano: l'epoca fascista, in «Glocale», 2-3, Il Bene Comune, Campobasso 2011.

bottom of page