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L'ospizio di San Rocco dei terziari minori


L'entrata della chiesa-ospizio di San Rocco su via Roma.

Com'è noto, al civico 26 di via Roma è possibile ancor oggi ammirare lo stemma dell'Ordo Franciscanus sulla chiave di volta di un arco che in passato doveva rappresentare l'ingresso a un edificio della confraternita di san Francesco d'Assisi. Invece di fornire generiche informazioni sul francescanesimo a Capracotta, cercherò ora di circostanziare questa vicenda dal punto di vista simbolico, architettonico e funzionale.

Per quanto concerne lo stemma esso rappresenta chiaramente due braccia che si incrociano davanti la croce: le mani sono quelle di Cristo e di Francesco, giunte da un sacro vincolo al crocifisso, che così sigilla l'unione. Una simbologia universalmente riconosciuta come quella dell'ordine dei frati minori.

Dal punto di vista architettonico è invece difficile dire come apparisse un tempo l'edificio dietro lo stemma. Certamente si trattava di un palazzo dall'ampia metratura, a due livelli, ma che, sulla base dei resti in muratura, forse occupava meno della metà dell'area oggi vuota tra via Roma e via Nicola Falconi. I miseri ruderi rimasti in piedi lasciano tuttavia trasparire un secondo arco (oggi intonacato alla bell'e meglio) retrostante quello principale e in posizione ribassata di un piano, come se tra i due vi fosse stato un passaggio in pendenza a collegare le due strade parallele (via Roma e via Nicola Falconi), cioè i Rinforzi col Rione San Rocco, ovverosia la Capracotta fortificata con la campagna circostante. Salendo per quella tomba probabilmente si accedeva all'edificio attraverso una porta sulla parete destra, visto che l'arco di sotto è sensibilmente più ampio di quello di sopra, lasciando immaginare che il passaggio coperto era a forma d'imbuto (comunque non carrabile) e che nel mezzo vi era un elemento architettonico di disturbo, quale una porta d'ingresso.

Dirò di più.

Quel passaggio coperto è, urbanisticamente e funzionalmente, in parte simile a quello di via Arco: come quello, anche questo veniva a creare un ingresso laterale a meridione del castrum di Capracotta e, come quello, anche questo contemplava lateralmente forse un ospizio gratuito per pellegrini e poveri malati. Difatti fu proprio Nicola Mosca (1698-1782) che, nel trascrivere una causa intentata dal servizio ospidaliero dell'Università di Capracotta e presentata alla Regia Camera della Sommaria il 24 maggio 1736, citò terre pertinenti ad essa situate «avanti la Chiesa di S. Rocco», nel medesimo rione - la zona intermedia tra le attuali via Nicola Falconi e via Verrino -, chiesa allora già in rovina e della quale non vennero forniti ulteriori dettagli utili a localizzarla. Ma a ben vedere, questa potrebbe essere una storia del tutto simile a quella dello xenodochio di via Arco (qui), strettamente apparentato anch'esso ad una chiesa oggi scomparsa, quella dedicata a sant'Antonio di Vienne.

Per collegare lo stemma francescano di via Roma alla vaporosa Chiesa di S. Rocco bisogna addentrarsi nel culto di san Rocco di Montpellier, che si diffuse proprio grazie ai terziari minori, i laici francescani, i quali più di tutti erano dediti ad opere penitenziali e di soccorso dei deboli e dei malati in ospedali e ospizi per pellegrini. Dopo l'abbandono di quella chiesa - magari dovuto al fatto che i francescani lasciarono definitivamente Capracotta per il convento di S. Bernardino in Agnone - il titolo di san Rocco passò prima all'attuale Chiesa di San Giovanni (nel 1671 questa era infatti intitolata ai santi Giovanni, Sebastiano e Rocco) e poi a un altare della Chiesa Madre, nella quale sopravvive tuttora un fregio di san Rocco sulla nicchia della Madonna del Monte Carmelo, lasciando intuire che quello fosse un tempo l'altare dedicato al santo francese, la cui statua, stando alla tradizione orale, pagò il pegno della superstizione popolare (qui).


Un fotomontaggio di come poteva apparire il passaggio francescano da via Nicola Falconi.

Se non fosse abbastanza chiaro, la mia ipotesi, per quanto vaga (perché basata su un'insegna, due archi e un manoscritto), è questa: lo stemma francescano di via Roma potrebbe essere l'ultima testimonianza della Chiesa di San Rocco, la quale contemplava un modesto ospizio, entrambi gestiti dai laici del Terz'ordine francescano tra il XV e il XVII secolo.


Francesco Mendozzi

 

Bibliografia di riferimento:

  • L. Campanelli, Il territorio di Capracotta. Note, memorie, spigolature, Tip. Antoniana, Ferentino 1931;

  • F. Mendozzi, Guida alla letteratura capracottese, vol. I, Youcanprint, Tricase 2016;

  • N. Montesano, San Rocco del popolo. Il culto del Santo nel territorio lucano, Osanna, Venosa 2016;

  • N. Mosca, Libro delle memorie, o dei ricordi, Capracotta 1742.

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