top of page

Paesaggi dell'anima


Panorama di Capracotta dalle Cese (foto: A. Mendozzi).

Ci piace illustrare, in questa rubrica, il tentativo di un'alternativa esperienza scolastica in cui si è cercato di intrecciare - con atteggiamento spontaneamente interdisciplinare - l'italiano, la storia, la geografia, le scienze naturali, la storia dell'arte, l'informatica: il tutto inserito in una proposta di turismo responsabile (e consapevole delle proprie radici), che mirasse alla conoscenza e alla valorizzazione del territorio regionale molisano, troppo comunemente "snobbato" da quanti lo considerano inadatto ad ospitare delle visite culturali di spessore.

È così che gli alunni dell'Istituto Comprensivo "G. Pallotta" di Boiano (quelli della classe 3E della scuola secondaria di primo grado) hanno avuto l'opportunità di scoprire - attraverso un percorso letterario - un pezzo della loro terra e della loro storia. "Oltre la valle", della scrittrice molisana Elvira Tirone Santilli - nata e a lungo vissuta a Capracotta - è una deliziosa, lirica autobiografia che, stemperando nel sorriso i momenti più drammatici della storia personale della protagonista, ripercorre tutte le tappe principali del Novecento molisano e italiano, dal ventennio fascista al secondo dopoguerra, sullo sfondo di un paesaggio poetico per sé e reso assolutamente indimenticabile dalla penna innamorata dell'autrice: siamo nell'Alto Molise.

La lettura del romanzo, che ha accompagnato i ragazzi durante tutto l'arco dell'anno scolastico e ha dato modo di approfondire al meglio l'analisi del testo letterario come strumento per "godere" di più il testo - non per farne un'autopsia di dubbia utilità - si è conclusa con una visita "interattiva" ai luoghi in cui è ambientata la vicenda, in cui il romanzo ha costituito una sorta di vademecum in un cammino di ricerca e di verifica dei luoghi nominati e dei paesaggi descritti, sulle tracce dei tanti personaggi divenuti - nel frattempo - autentici compagni di viaggio degli studenti. Un itinerario "emotivo", insomma, che, a dispetto della frequente distrazione che accompagna i ragazzi durante le "gite", li ha coinvolti e suggestionati in maniera insolita.

All'imbocco del paese, la chiesetta di S. Maria di Loreto - che nel romanzo è protagonista di una singolare scena di panico collettivo quando, nel settembre del '43, si diffuse la notizia dell'arrivo imminente di un gruppo di tedeschi - ha costituito la prima tappa del cammino. Qui, nel silenzio della cappellina, gli studenti hanno osservato il pregevole altare e la nicchia in legno dorato che custodisce la statua della Madonna, ancora oggi portata in processione presso la chiesa parrocchiale - al centro del paese - in settembre, ma solo ogni tre anni, durante una grande festa mariana che richiama i capracottesi da tutto il mondo. Interessante è anche il recente e suggestivo monumento all'emigrante - famosa è la definizione di "zingari" data ai capracottesi, a causa della loro capillare presenza in tutti i continenti - situato proprio di fronte alla chiesina, soprattutto perché ai suoi piedi vi sono incise le distanze reali di quel preciso punto da alcune città europee o d'oltreoceano che sono state mèta degli abitanti di Capracotta.

Guerra, emigrazione, geografia delle culture, problemi relativi all'integrazione in comunità "altre" (un argomento quanto mai attuale), religiosità popolare, arte barocca e… testo narrativo. Ma c'è di più. Dopo la visita alla casa natale dell'autrice - oggi ristrutturata e occupata da altri - e alla cappella funeraria dei Santilli, dove la famiglia si rifugiò per tre giorni nel '43, insieme a molte altre, prima dello sfollamento - suggestivo è stato rileggere proprio in quella sede, come davanti ad ogni tappa, le pagine del romanzo che "toccano" quei luoghi - i ragazzi hanno ammirato lo spettacolo mozzafiato della vallata del Sangro dal belvedere della chiesa parrocchiale, esaminando per altro alcuni aspetti della tutela e della valorizzazione di quei beni ambientali e paesaggistici di cui tanto si parla oggi, specialmente in relazione alla politica di scarsa valorizzazione che ne facciamo nel Molise: se un luogo c'è e può fare da sfondo all'accorato, ripetuto appello di mons. Bregantini a «trasformare la marginalità del Molise in specificità», è sicuramente questo.

Qui, nella vallata, bruciarono nel '43 alcuni paesi incendiati dai tedeschi, in una danza di falò che viene drammaticamente ricordata dalla Tirone in una delle pagine più suggestive del romanzo.

Infine, una puntata a Prato Gentile - un'immensa radura verde, teatro invernale dei campionati di sci di fondo - ha offerto agli studenti una pausa pranzo immersa nella natura e nel clima tipicamente montani, prima di scendere a visitare le macerie della fornace "Vallesorda", dove lavorava il padre della scrittrice, presso lo scalo ferroviario di S. Pietro Avellana.

Lungo il tragitto, l'imponente parco eolico nei pressi di Capracotta ha rappresentato uno spunto di riflessione sulla questione energetica attuale, sulla dibattuta diffusione dell'eolico selvaggio molisano, l'antropizzazione del paesaggio e quant'altro.

Il ricordo di questa piacevole mattinata capracottese, spesa tra la storia e la natura, ha lasciato una traccia nei colloqui orali degli esami finali di alcuni studenti, durante i quali - con l'ausilio di una presentazione in PowerPoint costruita da loro - hanno documentato e illustrato con fotografie, didascalie e sottofondo musicale tutti i momenti salienti dell'itinerario, mettendo alla prova anche le loro competenze informatiche.


Gabriella De Lisio

 

Fonte: G. De Lisio, Paesaggi dell'anima, in «Glocale», 1, Il Bene Comune, Campobasso 2010.

bottom of page