Paese... d'un tempo
- Letteratura Capracottese
- 20 ott
- Tempo di lettura: 1 min

Montagne frastagliate
che cullano le case
arroccate sul dirupo;
abeti imponenti verso il cielo;
greggi belanti,
le erbe brucanti
pregne di rugiada
pronte ad empire
turgide mammelle;
croce di ferro sul monte,
traguardo per pochi;
impietoso per tanti
arresi al ripido pendio.
Inverni sempiterni
di focolari accesi
per tiepido tepore a
corpi infreddoliti dalla neve:
manto copioso e bianco
che s'adagia come
in sfera di cristallo.
Primavere che riportano alla vita:
mammole nei boschi colorate
ove ciminiere fumanti
creano carbone novello;
rumore di esperti mestieri
per vicoli e per strade.
Bella l'estate che
fresca richiama i lontani,
riempie le case
per preghiere devote alla Madonna.
L'autunno uggioso
ci porta il novembre
mesto e silenzioso
che si riapre all'amore dei defunti:
ultima dimora senza tempo
per chi è andato via
lungo stretto ed angusto
sentier senza ritorno.
Ugo D'Onofrio


