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Polvere di cantoria: lento in re maggiore


Giuseppe Di Lullo
Il lento del m. Di Lullo.

È una storia dove il confine tra fiaba e realtà sembra evidente ma lascio a Voi non solo il piacere di identificarlo, ma anche di spostarlo e creare un seguito.

Una sera di dicembre, primi anni '60, un paese dell'Alto Molise.

Mentre camminiamo nel buio ovattato dalla neve che cade, una finestra illuminata richiama la nostra attenzione. Noi, viaggiatori del tempo e dell'anima, in silenzio e senza farci vedere, ci sporgiamo a guardare.

Il giovane professore di musica della scuola ed organista della Chiesa Madre è tornato da poco a casa. La stanchezza si fa sentire: agli impegni didattici e compositivi si è aggiunta anche la preparazione dell'imminente Oratorio di Natale. Le prove del coro sono più serrate. Ma, come tutti i musicisti, quale miglior riposo se non la musica stessa?

Così, tra il calore tremolante del camino, lo scrittoio ed il pianoforte, un attimo di quiete prese vita su un foglio di carta a pentagramma. Un solo e semplice foglio: un divertissement per pianoforte che fissò nel tempo un attimo da dedicare a se stesso.

Qualche giorno più tardi il Professore ne fece dono alla signorina Enrica, figlia della signora Luisetta, una dei suoi mentori. Il foglio rimase così custodito accanto al pianoforte della padrona di casa insieme a tanti altri manoscritti.

Anni dopo, un giovane studente, invitato dalla signora Enrica per fare esercizio su quel pianoforte, rimane incantato a contemplare e sfogliare quel fascio di manoscritti e la signora, colpita da quello sguardo imbambolato, gliene fa dono. Quella meraviglia si tramutò in gioia nel ritrovare il divertissement composto da uno dei suoi primi maestri: la grafia precisa e pulita come una stampa, una linea melodica semplice con una armonia elegante e sobria. Un'altra lezione giunta dal passato!

Il manoscritto rimase così tra i libri del ragazzo come in attesa del momento giusto per essere apprezzato finché il ragazzo, diventato organista di Cattedrale, dismesse le lenti della miopia per tirar sul naso quelle della presbiopia, tornò a ristudiarlo. Altri spunti di riflessione, di interpretazione...

Quando il tempo, che ti sorrideva dalle frenetiche lancette dell'orologio, inizia a sogghignarti dall'implacabile vetro della clessidra, scopri che la voglia di sapere diventa sposa della necessità di capire e di far conoscere. Non è un voler lasciar traccia di sé ma tramandare, con affetto e gratitudine, ricordi, conoscenze ed emozioni di coloro che hanno formato la nostra sensibilità.

Sessanta anni dopo, quel momento di raccoglimento torna a rivivere, storpiato dalle mani di un organista prestato al pianoforte; e di questo chiedo perdono a Voi ed al Professore.

Uno dei tanti istanti di quella sera, dietro altre finestre illuminate in quel paesino, andati perduti tra i fiocchi di neve vorticanti nel buio...

È Giuseppe Di Lullo ed il suo "Lento in re maggiore", composto a Capracotta il 19 dicembre 1963.



Francesco Di Nardo

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