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Polvere di cantoria: il tiramantici



Guardando un organo possiamo pensare all'abilità del costruttore, al talento dell'organista e al gusto del costruttore della cassa ma mai, dico mai, pensiamo a come il "vento" prende vita e trasforma in armonia il lavoro dell'organaro e dell'esecutore.

Il "tiramantici", o "levamantici", dalla notte dei tempi forniva l'energia che muoveva l'aria e ne consentiva il fluire nelle canne. La forza delle sue braccia e, negli strumenti più grandi, delle sue gambe azionava i grandi mantici che garantivano la pressione necessaria dell'aria che alimentava l'organo.

Negli strumenti piccoli generalmente due mantici garantivano il funzionamento muovendosi in alternatim ma organi più grandi necessitavano di più alimentatori che venivano collocati in un apposito locale accanto alla cantoria.

La tecnologia guidava l'evoluzione della fonica: nel XIV secolo cento uomini erano addetti al funzionamento dei trenta mantici che alimentavano le 700 canne dell'organo della cattedrale di Winchester mentre, per esempio, nel 1779 solo due o tre uomini fornivano l'energia per azionare i tre mantici delle 750 canne del "Principalone" a Capracotta.

Ancor oggi possiamo vedere il sistema dal vivo nell'organo della Chiesa di S. Antonio, riparato, qualche anno fa, dopo il cedimento dell'asse di fulcro delle stanghe.

Il movimento dei mantici dava una sensazione di "respiro" dello strumento ma il tiramantici doveva essere sempre attento alle indicazioni dell'organista e all'andamento della composizione per evitare "buchi" nell'alimentazione. Negli strumenti con oltre 10-15 registri delle casse di compensazione, dette "lucerne", stabilizzavano il vento, mentre dei pesi posti su di esse o sui mantici determinavano la pressione dell'aria che veniva, come oggi, misurata in millimetri d'acqua. Le lucerne, adottate ancora oggi, consistono in una cassa stagna il cui tetto si solleva tramite delle pieghe come il mantice delle fisarmoniche servono anche ad immagazzinare l'aria portandola quindi alla giusta pressione. Al tetto della lucerna vi era fissata una cordicella che tramite una puleggia sosteneva un "piombino" posto accanto ad una scala graduata. Questo sistema, detto alidometro, misurava la quantità di vento presente nei polmoni dell'organo e indicava al tiramantici quando e come intervenire per mantenere una giusta pressione.

Un cenno dell'organista o un campanello che squillava nel locale mantici dava il via al lavoro.

Gli strumenti antichi lavoravano con pressioni tra i 45 e i 70 mm di acqua. Faccio presente che la forza del suono non dipende, entro certi limiti, dalla pressione del vento, ma dalla capacità dell'organaro di "intonare" le canne, ovvero modellare le bocche delle canne per ottenere il massimo della sonorità.

Anche i più grandi esecutori, senza il tiramantici, erano ridotti al silenzio.

Ai tiramantici era anche affidata la manutenzione dei soffiatori: verifica di eventuali perdite dalle pieghe, lubrificazione dei giunti, controllo tenuta delle giunture dei portavento. Appannaggio dei levamantici anche la pulizia della cantoria e locali annessi e sorveglianza per evitare che qualcuno si intrufolasse abusivamente per sbirciare e curiosare nella "soffitta dei misteri".

La storia ha dimenticato i loro nomi ma erano rigorosamente inquadrati nel personale di servizio alla chiesa. Gli antichi registri ne documentano i turni di servizio e le retribuzioni.

Evolvendosi la tecnologia i mantici furono azionati da un albero a collo d'oca a sua volta messo in movimento da una ruota o da manovelle per rendere meno gravoso il lavoro dei levamantici.

Anche papà mi raccontava della sua esperienza, da bambino, ai tre soffiatori del Principalone. Due in azione per la messa ordinaria e tre per la solenne.

Successivamente i tiramantici vennero sostituiti da macchine a vapore o da motori a scoppio: tentativi poco efficaci e farraginosi. L'adozione degli elettrosoffiatori ha garantito, invece, una efficacissima alimentazione degli organi di tutte le tipologie consentendo anche combinazioni di sonorità che nel passato erano impossibili per insufficiente disponibilità del vento. Una o più ventole collegate a motori elettrici, dove lucerne o mantici "decorativi" stabilizzanti il vento e la pressione, forniscono tutta l'aria di cui necessita l'organo.

Tuttavia in alcuni strumenti si preferisce ancora l'adozione dei mantici azionati da un motore elettrico per un'esecuzione più filologica o ancora una doppia alimentazione possibile: manuale o elettroassistita.

Nella cantoria del Principalone, prima dei restauri, si poteva osservare il pavimento ligneo consumato fino all'esasperazione dai piedi dei tiramantici che si puntavano nello sforzo e i ganci sulla cassa dove venivano appesi i cappotti mentre si lavorava: in alcuni punti il fasciame risultava bucato.

Nella mia mente una sera d'inverno, l'Avvento, e nella flebile luce delle candele, nella nebbiolina della neve che cade, il respiro affannoso dei tiramantici impegnati in una veglia o in una lode.

Ai tiramantici, anonimi cuori affannati, il nostro ringraziamento: lo Spirito della Comunità che diventava preghiera tramite le dita dell'organista trovava forza e vita tramite le loro braccia e, con il fumo dell'incenso che impregnava i legni della cantoria, saliva verso Colui che ha creato cielo e terra: «Conditor alme siderum».


Francesco Di Nardo

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