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Quando... (II)



Quando i nostri padri ricevevano due fazzoletti, uno per il naso ed uno per il sudore della fronte.

Quando il mediatore afferrava la mano di colui che diceva di non voler vendere e con l'altra la mano di colui che diceva di non voler comprare dicendo «Dai, batti che la bestia è tua», e consacrava la vendita come un rogito notarile.

Quando si usavano maglie di lana di pecora fatte dalle nostre mamme con i ferri, tenevano caldo ma i primi giorni ti grattavi per il prurito.

Quando si andava dal macellaio per una quarta di carne, adesso si compra come minimo un kg di fettine già impanate.

Quando si dormiva nel letto "anche a piedi", attualmente appena una donna è incinta si cambia casa perché al nascituro spetta una stanza tutta per sé.

Quando da bambini si andava al mare con il costume di lana fatto ai ferri dalle nostre mamme e appena facevamo il bagno diventava pesante e cadeva.

Quando si giocava a mazza e peschìtte, all'jérchie con la vócca, a re sbìrre, a fausta, alla vecchia scapigliata, mentre le femminucce di indole più calma giocavano a susìcchie, a nascondino, con la corda, a palla.

Quando la civiltà dei consumi non era protagonista dei tempi moderni e gli abiti venivano consumati da una raffica di fratelli che se li passavano a turno consumando fino all'ultima fibra.

Quando si dormiva su materassi fatti da foglie secche di granoturco.

Quando i ciabattini risuolavano le scarpe dei ricchi al primo buco, i poveri ordinavano di metterci un francobollo di cuoio.

Quando eravamo poveri di soldi ma ricchi di idee e pieni di iniziative.

Quando i boscaioli facevano la polenta e la giravano che re cuazzàgne.

Quando il friccicone non ero un nomignolo ma uno strumento di lavoro del carbonaio.

Quando a Capracotta si contavano più di 5.000 anime che adesso si sono spostate un po' più in là per non disturbare.

Quando i muli passavano la visita per lo Stato, oggi con l'abolizione del servizio militare obbligatorio la visita non la passano neanche i giovani.

Quando la rabbia non era prerogativa solo delle persone e si dovevano vaccinare i cani, operazione che avveniva a S. Giovanni davanti ai "ferrari".

Quando il bando era con la "o" e non con la "a", servizio che veniva fatto da Ambrogio ('Mbrozie), Vincenzone e altri che davano notizie che riguardavano tutti.

Quando gli istruiti erano pochi e gli analfabeti tanti e ci pensava il maestro Manzi per televisione ad istruire la povera gente.

Quando a Capracotta le ragazze e i ragazzi erano molti e le classi scolastiche contavano minimo 30 alunni.

Quando la televisione non c'era e si parlava molto, poi è arrivata in bianco e nero e adesso è a colori.

Quando si andava al mulino a macinare il grano per fare la pasta e il pane, oggi si va al supermercato a comprare tutto.

Quando le malattie viaggiavano a dorso di asino, ora viaggiano con aerei e jet.

Quando si andava da zia Jòscia a comprare la mortadella e la conserva sfusa e altri generi e si segnava tutto sulla librètta e si aveva molta fiducia nel prossimo.

Quando non c'erano ancora le ruspe e gli scavatori e si faceva tutto a mano con una pala e una carriola che erano preziosi attrezzi.

Quando l'ostetrica (ammàra) andava da una casa all'altra perché le nascite erano tante, ora il prete corre veloce in chiesa perché ci sono tanti morti che aspettano una degna sepoltura.

Quando per qualificarsi non bastava solo nome e cognome ma dovevi dire anche il soprannome.

Quando la maestra o il maestro ti puniva con le bacchettate sulle mani, a casa se lo dicevi prendevi il resto!

Quando non si iniziava alcuna impresa senza metterla sotto la protezione di un santo e si cercava in tutti i modi di procurarsi una reliquia, magari il corpo intero! Ogni santo aveva uno sportello aperto in cielo dove presentare le proprie istanze. Esempio: santa Lucia curava gli occhi, Apollonia i denti, Firmino i crampi, Antonio Abate la moria di bestiame, Bartolomeo protettore dei macellai, Eligio per i maniscalchi, sant'Armando per i vinattieri, Uberto curava la rabbia, nel senese si recitava una preghiera a san Giuliano, i mal maritati si rivolgevano a san Martino.



Quando muore un padre si piange, quando muore una madre è finita la famiglia.

Quando le donne portavano l'acqua con la tina, sotto mettevano la spara e camminavano dritte facendo la calza con quattro ferri.

Quando un adulto ti chiamava «uaglió» per fargli una masciàta e tu non potevi dire di no.

Quando non c'erano ancora i social e tu madre sapeva tutto di te in tempo reale.

Quando a scuola non suonava la campanella, zia Maria "la Ammara" la sostituiva con un fischio a due dita.

Quando a Prato Gentile si faceva festa, si ballava e si cantava, poi si continuava in piazza Cacaturo con «Ze n'éma ì, z'éma lassà ma a Capracotta c'éma arturnà» e la canzone continuava ancora. Gli attori principali erano Gelsetto, Corradino, Mario Di Tanna e tutto il contorno.

Quando il pomeriggio giocavamo in mezzo a tanta neve e le nostre mamme ci dicevano: «Se tornate a casa con i piedi bagnati non uscirete più» e noi, pur di continuare a giocare, rimanevamo con i piedi bagnati fino a sera.

Quando si andava dal barbiere per fare baffi, barba e capelli e dopo aver fatto pelo e contropelo metteva una spruzzata di disinfettante (generalmente alcol), allume di rocca per eventuali tagli, un poco di cipria e non importava se nel fare i capelli faceva qualche scaletta e i cappelli scendevano tanto poi la zazzera ricresceva.

Quando a Capracotta si faceva festa e veniva un ometto con un uccello, forse un pappagallo, sulla spalla e se gli davi qualche moneta l'uccello pescava una pianeta e ti prediceva il futuro.

Quando mio padre ricevette una credenza da Carina, mamma di Cicciotto "l'Americano" che se ne doveva liberare, lui disse: «Dammela che ci faccio i pomodori» (la doveva mettere al fuoco) e la poggiò giù alla stalla pronta per essere usata allo scopo. Io la vidi e, curioso, cominciai ad aprire i cassetti, mi accorsi che alcune tavole di cui era fatta erano scritte in inglese. Chiesi spiegazioni e mi fu risposto che erano le tavole che imballavano gli aiuti americani: latte in polvere, biscotti, pomodori, marmellata, zucchero, burro, margarina, farina ed altro ancora. Trovai anche un cascióne tappezzato con lamiere (per non far entrare i topi) che avevano prima contenuto margarina. Feci restaurare quella credenza e quel cascióne che sono ancora lì per le volesse vedere.

Quando d'inverno andava via la luce per la forte nevicata e i genitori dicevano di andare da zio Pasquale a chiedere quando tornava e lui, spingendo una grossa pialla (perché diceva di essere falegname) rispondeva: «Luce sì luce sì luce sì». Si erano rotti i pali.

Quando i fiammiferi si chiamavano fulminanti e per via dello zolfo si accendevano sotto la suola delle scarpe o anche con la carta vetrata.

Quando gli uomini si vedevano dalle opere e gli alberi dai frutti.

Quando la vita era fatta da principi e da idee.

Quando le finestre avevano re buccìtte e i portoni le attaròle.

Quando i pantaloni stavano su con le fasce nere e non con le cinte che erano poche.

Se vuoi prevedere il futuro studia il passato.


Lucio Carnevale


 

Fonte: L. Carnevale, Quando..., Capracotta 2020.

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