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Storia dell'organo (V)

  • Immagine del redattore: Letteratura Capracottese
    Letteratura Capracottese
  • 18 giu
  • Tempo di lettura: 5 min

Aldebaran, più in alto dei falsi dei,

Aldebaran, mi han messo in tasca

trenta denari ma non miei...

[New Trolls, "Aldebaran", 1978]


Organo francese
Consolle di organo francese.

A corollario della chiacchierata sull'organo iberico va menzionato uno strumento realizzato letteralmente con "quello che passava il convento". Nel 1824 padre Diego Cera realizzò nella Chiesa di S. Giuseppe a Las Piñas (Filippine) uno strumento in cui su 1.031 canne ben 902 son realizzate in bamboo! Quest'opera fu preceduta da uno studio minuzioso, cominciato nel 1816, per la scelta del materiale ideale, il periodo di raccolta, la stagionatura e quali fossero le canne ottenibili: una piccola parte del materiale fonico dovette infatti essere realizzato in metallo. Le canne di studio o che comunque non risultarono idonee alla funzione sonora furono installate ad adornare la mostra posteriore dello strumento. Anche qui ricorrono le tecniche costruttive iberiche: un manuale a registri spezzati con 10 registri per la mano sinistra e 11 registri per la destra. Una pedaliera di 12 note con un registro autonomo. Due "accessori": uccelliera e timpano (due canne che azionate danno l'effetto "tamburo"). Immancabile l'imponente chamada al di sopra della consolle. Dopo aver affrontato, uscendone estremamente malconcio, terremoti, tifoni, guerre, assalti di insetti, nidificazioni di volatili e ammodernamenti, nel 1972 fu inviato per restauro in Giappone e poi in Germania e fu necessario costruire delle camere a temperatura ed umidità controllate per ricreare le condizioni ambientali proprie delle Filippine. Nel febbraio 1975 risuonò nuovamente per collaudo prima di essere rispedito in patria dove fu accolto da colossali festeggiamenti con 30.000 persone ad assistere al corteo allegorico riproducente tutti gli episodi della sua storia. Il concerto inaugurale avvenne il 9 maggio dello stesso anno. Nel 2003, unico organo sopravvissuto del XIX secolo, è stato dichiarato Tesoro Culturale Nazionale delle Filippine.

Organo francese

Ufficialmente la storia dell'organo a canne in Francia comincia nel 757 con lo strumento donato dall'imperatore Costantino V a Pipino re dei Franchi. Da una struttura relativamente semplice come il fratello italiano e quello iberico prese una strada evolutiva autonoma. Già nel 1300 un Blokwerck risuonava nella Cattedrale di Notre-Dame a Parigi, le cui canne vennero inglobate negli strumenti successivi nel corso della storia per essere probabilmente "ritrovate" come parte dei registri di pedaliera dell’attuale organo maggiore, opera del grande Aristide Cavaillé-Coll.

Il numero dei manuali andò via via aumentando a partire dal XVI secolo giungendo ai grandi strumenti della scuola organaria classique nel XVIII secolo. Contemporaneamente nacquero e si svilupparono registri che sono il carattere distintivo dell’organo francese. Questa evoluzione fu determinata anche dalle esigenze espressive dello stile organistico locale e con sonorità e combinazioni di registri uniche nel loro genere. La piramide sonora maschile è rappresentata dal montre, equivalente del principale italiano. Di suono chiaro ma più "forte" per il taglio largo delle canne, ha i classici raddoppi in ottava fino alla fourniture, l’equivalente del ripieno italiano, ma qui le file sono azionate da un solo comando, probabilmente una consuetudine derivata dai Blokwerck medievali. Registro addizionale alla fourniture è il cymbale, che amplifica e verticalizza ancor di più l'edificio sonoro. La fourniture, particolarmente squillante e chiara, verrà ripresa da alcuni organari tedeschi come i famosi Silbermann, originando così quegli strumenti ideali per la comprensione delle opere di Bach. La piramide dei flauti e dei bordoni è ben rappresentata e con sonorità molto più energiche rispetto agli strumenti di oltre confine. Lo sviluppo delle mutazioni di flauto, in molteplici file, crea il cornetto (cornet) uno dei suoni tipici dell'organo francese e presente in quasi tutte le tastiere, di potenza variabile dall’una all’altra, e da poter usare in dialoghi sonori (duetti) con le ance, o in assoli (recit de cornet).

I registri ad ancia sono di varietà estrema: dal cromorne all'oboe (hautbois), dalla trompete alla voix humaine, fino alle grandi chamade. Registri ad effetto, da usare anche questi in duetto (dialogue) o in assolo (ad es. recite de cromorne). Ricordiamo anche la potente bombarde, che spesso è suonata tramite una apposita tastiera detta orgue de risonance. Alcune di queste ance hanno un suono quasi "maleducato", teso ad esaltare il cantus firmus nei versi per organo dell'alternatim quando associate ai ripieni e per sovrastarli. Altre ance invece sono più contenute e timorate di Dio, altre di suono grasso e ridondante, ma tutte, comunque, parte di una tavolozza di colori veramente impressionante. Chi ha ascoltato i grandi Noels per organo del XVII e XVIII secolo può comprendere l'enorme varietà sonora di questi strumenti molto ad effetto ma unici per comprendere effettivamente l’interpretazione dei brani musicali dell’epoca. I francesi, grandi clavicembalisti, furono anche grandi improvvisatori all’organo ma con caratteristiche diverse rispetto alla capacità di improvvisare dei colleghi della Chiesa riformata. Tra tutti Nicolas de Grigny (1672-1703) il cui "Premiere livre d'orgue", insieme alle opere di Frescobaldi e di Vivaldi era parte della biblioteca di Bach.

Sonorità unica il grand jeu: registri di fondo (montre e derivati) associati ai registri di ancia senza le fournitures e distinta dai plein jeu e grand plein jeu, che invece comprendono i principali e le fournitures senza ance; il primo viene suonato sul positif e il secondo sul grandorgue. L'uccelliera è presente con il nome di rossignol.

Il manuale con le sonorità principali viene chiamato grandorgue, il positif secondo solo al precedente aziona la sezione generalmente posta alle spalle dell'organista, rivolta all'assemblea. Altri manuali vengono definiti come organo di écho (chiuso da portelle apribili) e organo di recit.

La pedaliera spesso assente negli strumenti più antichi è generalmente a bottoni o con tasti a scomparsa pur se abbastanza estesa e raggruppa pochi registri di tromba e di flauto. Spesso tutte le tastiere hanno la prima ottava "corta" o priva del primo Do#. Spesso questo tasto, ove presente, suona emettendo il La sotto il Do1 (La 0) detto anche (Contro La) cosa unica nel mondo dell’organo. Un comando detto “unione” consentiva ai registri del grandorgue, tramite appositi meccanismi, di suonare anche sulla pedaliera, come anche il grandorgue stesso poteva esser tirato, tramite appositi pomelli ai lati della tastiera, come un cassetto (unione a cassetto) sul positif potendo utilizzare anche i registri di quest'ultimo. Ovviamente aumentando i meccanismi messi in movimento i tasti si appesantivano. Le catenacciature, molto estese ed estremamente complesse, richiedevano in alcuni punti l’adozione di tiranti in legno leggerissimo per non appesantire il tocco. Per fare un esempio nell'organo maggiore Vater-Müller della Oude Kerk di Amsterdam (XVIII secolo) unendo l'HauptWerk (equivalente del grandorgue) con il positiv si arriva a dover esercitare una pressione sui tasti compresa tra i 500 grammi e 1 kg (notizia riferitami dall'organista titolare M.° Matteo Imbruno)!

Per rendere più espressivo il suono vennero ideati alcuni registri accessori come il tremolo (tremblant) mutuati o ripresi anche nelle altre nazioni. Il tremolo leggero costituito da una membrana oscillante nei portavento che, variando il flusso del vento, dava un effetto di vibrato e il tremolo forte consistente in uno sportello che si apriva e chiudeva sul portavento facendo sfuggire grosse quantità di aria con un effetto di vibrato ancora più intenso e definito "a vento perduto".

La cassa (buffet) è caratterizzata dalle grandi torri, mutuate e riprese dagli strumenti centroeuropei, contenenti le canne più grandi, alternate a mostre con campi rettilinei o curvi. I registri di mostra, come di norma in quasi tutti gli organi del mondo, sono i lucenti principali. Sono presenti spesso decorazioni e sculture sulle torri e alla loro base.

In sostanza strumento con notevole forza sonora ma anche con voci civettuole e per certi versi "aristocratiche" ma capaci di trasformare in prodigi anche le ballate popolari.

Il passaggio al XIX secolo portò ad una generazione di strumenti che tesero ad uniformarsi alla struttura degli strumenti centro europei pur mantenendo peculiari effetti sonori: preludio agli strumenti moderni.

Curiosità: il termine "organo" in italiano è sostantivo maschile, altrettanto orgue in francese ed organo in spagnolo, così ancora orgao in portoghese. Organ in inglese è sostantivo neutro, come Orgaan in olandese, mentre Orgel in tedesco è sostantivo femminile.


Francesco Di Nardo



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