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Studi geografici sulle frane in Italia



Assai gravi sono le condizioni della valle sangrina da Castel del Giudice a Villa S. Maria, tutta incisa nelle formazioni argillose eoceniche; e ne fa fede la stessa via sangrina, in moltissimi luoghi danneggiata.

Sulla destra, oltre a numerose contrade a lame, come quelle del vallone Malfettato, dei Due Valloni, del vallone Grande e del rio Gerardo, sono da ricordare le numerose frane sui fianchi settentrionali ed orientali della collina di Capracotta e del M. Campo (1.645 m.) incisi da fossi che formano il vallone Molinaro: la frana Spunto della Corsa, un chilometro ad ovest del paese, ha danneggiato la rotabile, quella della Croce Secinaro e l'altra della Guardata sono più vicine all'abitato, pel quale l'ultima costituisce una minaccia lontana: più in basso alla base del M. delle Cornacchie, un'altra frana negli scisti argillosi eocenici distrusse un tratto della strada Capracotta-Pescopennataro, rovinando un ponticello, e il nuovo tronco, costrutto poco più sotto, ma sullo stesso terreno, è del pari pericolante; i movimenti interessano anche i banchi sovrastanti di calcare che formano la zona culminale del M. Caruso, come dimostra l'enorme ammasso di blocchi calcarei che si osservano sopra la via per circa un chilometri di lunghezza e che precipitarono probabilmente per rottura dell'anticlinale che forma la vetta, scivolando poi a valle coinvolti nel movimento del letto argilloso.


Roberto Almagià

 

Fonte: R. Almagià, Studi geografici sulle frane in Italia, vol. II, Soc. Geografica Italiana, Roma 1910.

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