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Susanna Tamaro e il matrimonio a Capracotta



Il vento soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, ma non sai né da dove viene né dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito. [Gv 3,8]

Il 2 luglio scorso, a S. Pietro della Ienca, in provincia de L'Aquila, la scrittrice best seller Susanna Tamaro (oltre 16 milioni di copie vendute con "Va' dove ti porta il cuore"), annunciò che esattamente tre mesi dopo sarebbe uscito un nuovo romanzo, "Il vento soffia dove vuole", il cui titolo prendeva in prestito le parole che Gesù aveva rivolto a Nicodemo, come riportate nel Vangelo di Giovanni. «Ho scritto un libro – disse la Tamaro in quell'occasione – tutto dedicato all'amore umano, ai figli e alla memoria dei morti».

Credo che presentarvi Susanna Tamaro sia inutile perché è nota al grando pubblico, oltre che per essere una bravissima scrittrice, anche per essere stata al centro di accese polemiche da parte di ogni schieramento politico per le sue scelte familiari ed affettive, che da una parte oltraggiavano la famiglia tradizionale e dall'altra sminuivano le battaglie lgbtq+. Fatto sta che, da un punto di vista meramente letterario, i libri di Susanna Tamaro hanno quasi sempre raggiunto alti livelli tanto per la critica quanto a livello commerciale.

Riguardo al nuovo romanzo, l'autrice ha confessato di aver «fatto una fatica immensa per scriverlo ma è stata anche una gioia portarlo avanti con quella grazia e quell'armonia che solo la scrittura a mano può darti [poiché] da quattro anni ho praticamente buttato il computer, scrivo tutto carta e penna [...] Così mi sono detta: sono maestra elementare, so scrivere a mano e scrivere è come suonare il pianoforte, il flusso tra la testa e il cuore deve essere ininterrotto».

"Il vento soffia dove vuole" è la storia di una madre che, alle prese con una malattia che sembra non darle scampo, decide di raccontare la storia della sua vita. Lo fa scrivendo tre lettere speciali, avvolta nel quieto candore delle neve, quando l'anno sta per finire.

La prima lettera è indirizzata ad Alisha, la figlia adottiva proveniente dall'India, che dopo aver affrontato una lunga e complessa ricerca d'identità, ha scoperto nella spiritualità una preziosa prospettiva per il futuro. La seconda è per Ginevra, la figlia naturale, insoddisfatta delle condizioni economiche attuali della famiglia e che desidera ardentemente riottenere il prestigio nobiliare del passato. La terza è destinata a Davide, suo marito, un medico generoso che ha attraversato una terribile crisi scaturita da un grave errore giudiziario. Tre lettere, insomma, per condividere coi familiari il passato e la riscoperta della fede.

Nella sinossi, l'editore Solferino di Milano scrive che «"Il vento soffia dove vuole" è un romanzo commovente che, con grande umanità e un tocco di umorismo, ci racconta il potere dei legami familiari e delle connessioni dell'anima».

Al di là della scorrevolezza del libro, quel che ci interessa di più sta nella seconda lettera, quella indirizzata alla figlia Ginevra, in cui la protagonista le racconta del matrimonio col papà Davide, nozze che a suo tempo vennero celebrate proprio a Capracotta, visto che il futuro marito era di colà.

La Tamaro, allora, non fa economia di dettagli e di storie sul nostro paese, il che mi porta a credere che abbia ben conosciuto Capracotta o per esperienza diretta o per il tramite di qualche amicizia stretta. L'autrice racconta di come «la grande macchina matrimoniale a Capracotta si era messa in moto e sarebbe stato impossibile anche solo accennare un passo indietro. Anche se per tradizione sarebbe stato a carico del padre della sposa, il ricevimento si sarebbe svolto nel luogo delle nozze, e così diverse volte Davide e io eravamo tornati in Molise per organizzare il grande giorno». Al consueto entusiasmo che accompagna l'organizzazione d'un matrimonio la scrittrice aggiunge dettagli culinari: «Quando salivo in macchina per tornare a Bologna venivo regolarmente rifornita di una busta pieni di caciocavalli per i miei genitori». Sono diverse le pagine del romanzo in cui fa capolino Capracotta e, in una di queste, la scrittrice confida che «se la questione ristorante era tutta in mano ai miei suoceri, l'abito da sposa ricadeva sulle spalle di mia madre. A febbraio siamo andate dal miglior sarto di Ferrara, ci ha proposto varie ipotesi e alla fine la scelta migliore è sembrata a mia madre un tailleur color panna; anch'io mi sarei sentita a mio agio in quel completo ma mi rendevo conto che quell'austera sobrietà non sarebbe stata per niente apprezzata dalla folla che mi attendeva a Capracotta».

A quel punto Susanna Tamaro racconta la difficoltà di comunicare a sua madre che il matrimonio con Davide sarebbe stato religioso, conscia che la sua famiglia d'origine era ebrea, proprio come quella della vera autrice...

"Il vento soffia dove vuole" di Susanna Tamaro, insomma, è un romanzo che ogni buon capracottese dovrebbe acquistare, leggere e tenere in biblioteca, perché - come ho ampiamente dimostrato in questi anni - la letteratura capracottese non finisce mai!


Francesco Mendozzi

 

Bibliografia di riferimento:

  • S. Tamaro, Il vento soffia dove vuole, Solferino, Milano 2023.

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