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Terra antiqua, potens armis, non ubere glebæ


Contado di Molise
Il Contado di Molise nella cartografia di Mario Cartaro e Nicolò Antonio Stigliola, 1613.

Primieramente dei quattro lati, i quali circondano il Contado di Molise, l'Orientale, ed il Meridionale sono al tutto aperti, e ben ventati. I due rimanenti sono come arginati da una lunga catena niente interrotta di altissime, ed asprissime montagne diramate dagli Appennini d'Italia. Quella, che da Settentrione si propaga a mezzo giorno dal Monte Sangro fino a Morcone, e divide la Provincia da Terra di Lavoro, si chiama Matese. L'altra, che da Ponente si distende a Levante dall'istesso Monte Sangro a Ripalta, e la separa dall'Apruzo Citra, è detta Majella. Son amendue con neve anche ne' mesi di Luglio, ed Agosto. Sembrano esse tante montagne l'una sull'altra così ammonticchiate, che direste il Pelio, e l'Olimpo sull'Ossa, le cui cime sono nudissime roccie perpendicolari, ed inaccessibili, o poco inclinate; e le loro valli, e pianure si veggono ricoperte di foltissimi arbori di quercie, di cerri, di faggi, d'abeti, fargne, aceri, roveti, e spineti. Il terreno ancorché sassoso è negro, e grasso. Le loro falde come spremute de' loro succhi nutritivi per la caduta delle pioggie, sono sterilissime.

Oltre alle due preallegate catene di montagne non mai interrotte, si costuma da que' Popoli chiamare anche montagne quelle, che rispetto alla Majella, e al Matese non sono se non che alture notabili. Tali sono la montagna di Campolieto, di Castelluccio, di Ripalimosani, Frosolone, Cerce, Gildone ec., ed altrettali. Ma che son esse rimpetto al Matese, ed alla Majella? Di queste adunque non se ne dee tenere conto.

Da qualunque parte che entrasi nel Contado, eccetto l'Orientale, sempre si scende. Ma per la via di Occidente, e di Settentrione bisogna calare per dirupi, e Montagne sassose. Giunto il Viaggiatore nel Contado gli si presenta un terreno estremamente ineguale. Perocché per quanto scorre, e guarda coll'occhio tutto è colle, o valli, o picciole pianure. A Ponente si trova la valle di Bojano, la quale non è altro, che una lunga pianura di circa quindeci miglia lunga, e di larghezza media due. Essa comincia dal molino di Sepino, passa la Guardia Regia, Campochiaro, Sanpolo, Bojano, Sannmassimo, Roccamandolfi, Cantalupo.

Da questa valle, o t'incamini a Settentrione, conviene salire per trovare Macchiagodena, Castelpetroso, Santangelo in Grotte, lo Pezzuto, lo Spinete, e Frosolone. Indi bisogna scendere per vedere Carpinone, Sassano, Castel Ciprani, la Rocchetta, Castropignano. Data i luoghi conviene nuovamente salire per osservare Pescolanciano, il Vastogirardo, Rocca Sicura, Sanpietro l'Avellana, Capracotta, e Pescopennataro. Da questi nuovamente si cala per vedere Civitanova, Bagnoli, Fossaceca. Di nuovo si sale per trovare Civitavecchia, Torella, Molisi, Sanbiase, Santangiolo Limusani, Salcito. E da tutti cotai luoghi anche bisogna più volte salire, e calare per portarsi in Lucito, Civita Campomarana, Castelbottaccio, Lupara, Guardia Alfiera, Castelluccio. Altrettanto conviene fare, volendo visitare Triventi, Sanfelice, Ripalta, Montenegro, Montefalcone, Acquaviva, Tavenna, e la Palata.

Non meno di tanto è necessario, che si soffrisca, volendo dal Vallo di Bojano portarsi al mezzo dì di detta Provincia. Perocché dal Rio Tammaro nel piano di Sepino, bisogna, che si salga per portarsi in Sangiuliano, o in Santacroce di Morcone. Indi si cala per vedere Baranello, o il Vinchiaturo. Da questi deesi salire per condursi nel Busso: E volendo o dal Vinchiaturo, o dal Busso vedere l'Oratino, Campobasso, ed altre Terre, è d'uopo altresì che sempre si cali, e si salga: Come dall'Oratino alla Ripalimosani, da questa a Montagano, alla Petrella, a Matrice, a Sangiovanni Ingaldo, in Campodipietra, in Gildone, Gambatesa, nella Riccia, ed in Cerce. Questo stesso hassi a fare volendosi da Campobasso condurre in Colletorto, in Montelongo, in Morrone, in Montorio, in Casacalenda.

Dalle cose piuttosto accennate, che esposte, manifestamente se ne ritrae, che la nostra Provincia da epoche, le quali si perdono nell'abisso del tempo, ha sofferto straordinarie convulsioni. Il che si deduce non che dalla semplice vista della Majella, e del Matese, le quali montagne in tutta la loro estensione si ammirano come tagliate a distanze uguali, ma altresì dall'orride fenditure di sassi nel fianco Settentrionale della Guardia Regia, e nel Meridionale d'Isernia. Una terza si ammira a Settentrione di Carpinone. Una quarta tra Civitanova, e Civita Vecchia, e due nella Ripalimosani. Una al suo Oriente, dove quasiché a perpendicolo si vede scisso un masso di tufo alto più di cento piedi; ed un gran sasso al suo mezzodì. In tali fenditure si osservano le convessità a capello corrispondere alle loro concavità. A tutto l'anzidetto si aggiunge, che nella sommità stessa del Matese s'incontrano lunghi strati di pesci petrificati tra le cave delle pietre.

Dalle cose dette anche facilmente si raccoglie, che i terreni di tal Contado debbano variare all'indefinito. Generalmente son essi tutti cretosi, colla differenza, che nei luoghi alpestri sono asciutti, leggieri, e sterili, e nei monti freddi e sassosi. Nelle valli i terreni sono caldi, e grassi. V'ha delle terre acquose, magre, ed arenose. Dai saggi da me fatti in molti luoghi, ho trovato nella valle di Bojano, la terra essere arenosa, e magra, la quale vie più resta dimagrata colla caduta delle acque del Matese.

Migliora il terreno verso Macchiagodena, lo Spinete, e Sassano, massime nella sua pianura, ed in quella di Carpinone tanto verso Isernia, che verso Sassano. Frosolone ha la Montagna tutta sassosa, ma con terreno grasso, il quale migliora verso Molisi. Pescolanciano ha terre fredde, ma buone. Pescopennataro, Capracotta, Vastogirardo, Rocca Sicura, e Sanpietro Lavellana, e luoghi adjacenti non si possono gloriare, se non che di una gran copia di sassi. Civitanova, Civitavecchia, Torella, e Castropignano hanno il terreno in parte buono, ed in parte cattivo. Quelli di Fossaceca, di Pietra Cupa, Salcito, e Trivento in generale sono buoni, altrettanto è da dirsi di Santangiolo Limosani, di Limosani, di Sanbiase, e Lucito. In fine è ottimo nella Civita Campomarana, nella Lupara, in Castelluccio, in Acquaviva, Palata, Sanfelice, Montenegro di Bisaccia, e in Montefalcone.


Francesco Longano

 

Fonte: F. Longano, Viaggio per lo Contado di Molise nell'ottobre 1786, ovvero Descrizione fisica, economica e politica del medesimo, Settembre, Napoli 1788.

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