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Il terzo settore


Antonio D'Andrea
L'attivista Antonio D'Andrea.

Padova.

Per fortuna, anche quest'anno c'è lui, Antonio D'Andrea, quarantanovenne nato a Capracotta - «il parto avvenne in casa e fui allattato fino ai 22 mesi» - e abitante controvoglia a Milano, fondatore diciassette anni fa del "Movimento Uomini Casalinghi", uno che nella vita si è imposto una sola missione: «Fare da casalingo prima a mamma Peppina, poi a zia Elena, adesso alla mia attuale compagna», che manco a dirlo è una beatissima femminista di ferro, una alla quale è capitato l'incapitabile, trovare un compagno il cui motto è «il governo alle donne, il rigoverno della casa agli uomini».

Tonino occupa il suo solito angolo nell'ormai gigantesca kermesse di "Civitas", la rassegna del volontariato e di tutto quanto fa "terzo settore". Indifferente ai giganti vicini - Arci, Acli, Compagnia delle opere - ed ai governi che cambiano, ai ministri e ai politici che solcano gli stand senza badargli, e meno male, altrimenti gli capiterebbe di vedersi ficcare in mano l'opuscolo sugli «Uomini mestruanti», o peggio ancora quello su «Il pene: a qualcuno piace corto». Però il piccolo abruzzese-milanese, incompreso iperpolitically correct, è la spia palpitante di questa rassegna. In fin dei conti, con la sua passionaccia per il bucato dei panni e il lavaggio dei piatti altrui, non è la quintessenza dell'"assistenza volontaria" a chi si trova in difficoltà? Così anno dopo anno anche Tonino cresce, e con lui il suo movimento di "mammi" e "sorelli". Oggi spunta dietro un asse da stiro e un cestone da bucato, più che simbolici. Regala «L'antica lisciva» e «Pomice finissima di Lipari», olio di lino cotto per lustrare il legno e due saponi che fa lui con ceneri di faggio rastrellate dalle cucine economiche degli amici abruzzesi, dedicati uno a «mà Peppina», l'altro a «zì Maria».

Un trionfo. Parallelo, comincia il primo degli oltre cento convegni di "Civitas", il presidente delle Acli Luigi Bobba presenta una ricerca dell'Iref sui bisogni degli italiani: un quinto delle famiglie con figli in età preadolescenziale o con ultrasettantenni a carico «sarebbe disposto ad acquistare prestazioni assistenziali», e magari non serviva un'indagine per scoprirlo, ma quel che importa è la conclusione pratica: «La potenziale domanda insoddisfatta potrebbe dare vita a 475.484 nuovi posti di lavoro».

Mezzo milione di futuri Tonini, a equo pagamento. Da aggiungere ai 12 milioni di italiani iscritti alle cento e passa organizzazioni che partecipano al "Forum del terzo settore", ai 4 milioni che sono attivi in qualche attività di volontariato, alle centinaia di migliaia - ma qui la statistica balla, causa prudente privacy dei gruppi maggiori - assunti e stipendiati. Comunque, un sacco di gente. Eternamente soddisfatta del suo lavoro, eternamente insoddisfatta del riconoscimento pubblico che riceve.

Quest'anno è la prima "Civitas" sotto il segno del centrodestra, l'insoddisfazione non è così maggiore del solito, don Antonio Mazzi si sfoga, «anche questo governo chiacchiera», Edo Patriarca, il portavoce del "Forum", minaccia lo «sciopero della solidarietà», salvo precisare: «È solo una provocazione, non possiamo, sarebbe far del male agli ultimi del mondo. Però ogni tanto ci viene la voglia, fermarci tutti una mezza giornata, e vorrei vedere chi assiste bambini, anziani, tossici, handicappati, chi porta i feriti all'ospedale».

Al "terzo settore" non va affatto bene quello che sta facendo il governo, «la riforma delle fondazioni bancarie, la politica sull'immigrazione, i cambiamenti della giustizia minorile, la privatizzazione del welfare». L'altra sera, però, l'hanno detto al ministro Buttiglione, e Patriarca ne definisce gli esiti, illuminandosi: «Rassicuranti e rincuoranti. Il governo aprirà un dialogo con noi. Buttiglione ha spalancato una grossa finestra».

Adesso, è il momento del confronto con le opposizioni, e vengono Fassino e Rutelli. Alla notizia delle promesse di Buttiglione - e soprattutto, del credito che hanno trovato - educatamente sbiancano. Rutelli, «premesso che siamo totalmente in linea con voi», lancia un appello «alla ripresa della mobilitazione: alla vigilia del summit della Fao a Roma vorrei rivedere per strada la stessa gente di Genova; quella spinta ideale, depurata dalle violenze, va ripresa». Fassino mette un po' di puntini sulle "i" - «Io non vedo un governo che parta dall'assunto di investire nel terzo settore, come aveva fatto il centrosinistra. Buttiglione si è assunto degli impegni, ma esprime forse la stessa cultura di Castelli, Bossi, Tremonti? Se il buongiorno si vede dal mattino, qua è notte fonda» - e garantisce: «Noi faremo una battaglia perché cresca la spesa sociale, per il sostegno fiscale al terzo settore, perché gli enti locali di centrosinistra, nel nominare i propri rappresentanti nelle fondazioni bancarie, si facciano carico anche della società civile».

Contenti? Soddisfatti? Mah. Patriarca tentenna: «Abbiamo aperto un contatto col governo e con l'opposizione, speriamo che si mantengano, perché non è sempre accaduto. Vedremo se manterranno le promesse, tutti e due: anche col centrosinistra il rapporto non è facile, tante volte abbiamo visto l'opposizione sfilacciata, non presente su questioni che ci interessavano». Non sono rose e fiori.

Ignaro, indifferente, Tonino il casalingo continua a far proseliti, a distribuire piccoli saggi: «Il cavalluccio marino ragazzo madre», «Saponi e liscivia, due amiche per la pelle», «Bucati al torrente», «Autocoscienza matrilineare», fino all'ultimo, orgogliosissimo, simbolico appuntamento all'anno prossimo: «Esistere! Esistere! Esistere!».


Michele Sartori

 

Fonte: M. Sartori, Il terzo settore: ci vorrebbe uno sciopero della solidarietà, in «L'Unità», Roma, 4 maggio 2002.

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