Come d'incanto, o meglio, come un lampo,
quasi fosse a scoprirlo un gran sipario,
si vede Capracotta, (millenario),
lungo e disteso, ai piè di Monte Campo,
da Monte Forte si offre un quadro tale,
superbo, bello, che non ha l'uguale...
Dal libro di "memorie" Campanelli,
che fe' di antichi appunti una raccolta,
"Vita capracottese d'una volta",
si leggon dei costumi ed usi belli:
– Salute, fratellanza, intelligenza –
dovuto questo, forse, in prevalenza
all'aria, che nutrisce mente e cuore,
quand'essa è sempre sana, e sempre pura
qual è da noi, per legge di natura.
Col respirar, si nota un tal sapore
d'un lieto misto odor, continuato,
tanto gradito ai sani, ed al malato.
Sul mare stiamo a millequattrocento.
Non siamo adatti a strilli per reclame.
Prevalse qui l'industria del bestiame
e del carbone; ora io non troppo aumento!
Se a villeggiar son posti preferiti,
lo posson dir migliaia di guariti.
Migliaia di guariti anche da un male
tanto ribelle, sì, da far temere!...
Passar l'inverno qui è un gran piacere,
specie durante tutto il Carnevale:
ovunque si odon note di allegria
e balli, e canto in casa e per la via.
E qui crear potrebbe lo scrittore
un libro divertente e prezioso,
se assistesse a quel meraviglioso
sportivo gioco dello sciatore.
Contenta ed agil corre anche la donna
malgrado i suoi scarponi! E senza gonna...
Per brevità di cose e detto intero
dirò quel che più stima chi più sente,
ché par molto vicino al commovente.
Ed è, che il fanciullin, contento, altero,
sfuggendo ai suoi, che temono i malanni,
corre, sfidando il gelo, dai primi anni.
E quando a maggio ride la campagna,
e odora il fior novello d'ogn'intorno,
cresce la poesia, per quel ritorno
dei tanti propri figli alla montagna.
Lavoratori d'ogni età, contenti
per l'aspettato abbraccio dei parenti.
È allegro assai quel movimento in maggio
di pecore, di muli e di asinelli...
Quell’incessante suon di campanelli,
che pare annunzi il terminato viaggio
che fer, fra i veri alberghi della luna,
con pioggia o sol, secondo la fortuna!
E fra i suoi cari torna in detto mese
dal bosco il carbonaio, il vetturino,
con la baracca fatta sul traino...
E seco porta il letto ed ogni arnese
del suo mestier, somiglia al giocoliere
che gira pei mercati e per le fiere...
L'estate poi, (che risoluta gente!),
par che s'impongan tutti, ad ogni costo,
nei soli pochi mesi intorno agosto,
di fare ogni lavoro, allegramente,
ognun per conto suo, tutti si fanno
le intere provvigion, per tutto l'anno.
E chi viene a veder tal movimento
non può non rimaner come incantato...
Ognuno al suo lavoro, bene ordinato,
specie per la raccolta del frumento,
ed anche a provveder pel fuoco; questo
che importa forse più di tutto il resto.
(1910)
Nicola D'Andrea
Fonte: N. D'Andrea, Le poesie di Nicola D'Andrea, Il Richiamo, Milano 1971.
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