- Letteratura Capracottese
Tristi ricordi

Novembre 1943.
Penso sovente col pianto al cuore,
a quei saccheggi, fuga e terrore
nel mio paese, a casa mia,
all'incredibile gran ferocia
dell'uomo bestia.
Bestia di moda!
al quale manca solo la coda...
Suonò la tromba, passò la guerra,
scese il gran fulmine, tremò la terra.
Fu il fuggi fuggi degl'innocenti
mentre cadevano le case ardenti...
Del ferocissimo nemico in rotta
il primo martire fu Capracotta...
Furiosa fiamma ovunque ardeva...
tutto era strazio, tutto piangeva!
Cambiate in bettole s'eran le Chiese,
il Camposanto, mentre in paese
si operava la distruzione,
portando al massimo la confusione.
Pietrame, mobili, letti, stoviglie,
cenci fumanti delle famiglie
rimaste povere, senza speranza,
dal pronto aiuto d'una finanza.
L'aria era scura, fredda, pioveva.
Quell'acre fumo si diffondeva
quasi a coprire tante miserie
fra gli interstizi delle macerie.
Restava il popolo dalla paura
alla pazzia, per la sventura
di quel Novembre: Cinque giornate
senza riposo, membra spezzate.
Scappò il nemico, venne l'Inglese;
nuovo padrone, nuove pretese!
Ordinò subito lo sfollamento,
senz'ascoltare nessun lamento.
Pochi restarono come aiutanti
scelti a casaccio: e gli altri, avanti!
Pronte le macchine per il trasporto...
Pronto quel popolo tra vivo e morto,
senza sapere l'altra dimora,
scalzi e tremanti! Chi mora mora...
L'audace stanco di quei tormenti,
tentò la fuga, lasciò i parenti,
mettendo a prova fiato e coraggio;
andò a ramingo di viaggio in viaggio...
Si ricontavano spesso, in famiglia,
lungo i trasbordi di molte miglia.
Ed al ritorno da quella... gita
tutti trovarono... piazza pulita!
Nicola D'Andrea
Fonte: N. D'Andrea, Le poesie di Nicola D'Andrea, Il Richiamo, Milano 1971.