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Yemen, Cina e ritorno

  • Immagine del redattore: Letteratura Capracottese
    Letteratura Capracottese
  • 18 ott
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 22 ott


Caffè dei Pini

Ore 10:35. La porta del Bar dei Pini si spalancò con uno schianto.

Entrò in scena la lady che aveva ceduto alla proposta di Piovaccari. Ornella, occhialoni scuri, tailleur sabbia, borsa rigida. Capelli tirati su male, rossetto mezzo sbavato, sguardo stravolto.

Sembrava una che si era vestita in quattro minuti dopo una notte selvaggia.

A stento salutò. Si piazzò al bancone.

Bartolomeo le versò dell'acqua ma lei, almeno in un primo momento, non disse nulla.

Poi sbottò...

«Sapete dov'ero stamattina? In questura. Passaporto urgente. L'agente sbuffava, la foto tessera è venuta con gli occhi chiusi, quella dei timbri ci ha messo venti minuti per trovare l'inchiostro. Alla fine me l'hanno fatto. Un miracolo. Ma tanto non sono più partita».

Silenzio.

In fondo al locale, Fabrizio, il fonico, sorseggiava il suo latte di mandorla con una cannuccia fucsia.

Indossava un basco verde pistacchio, un maglioncino rosso e blu scivolato su una spalla, pantaloni senape, scarpe lucide color bordeaux. Un orecchino a piuma gli penzolava da un orecchio.

Stava scrivendo qualche appunto su un blocco nero, usando una penna stilografica rococò.

«Cara... almeno le ha detto se si volava in business o nella stiva accanto alle gabbie dei polli?».

Lei sbattè gli occhiali sul bancone.

«Dovevamo partire oggi. Per lo Yemen. Mi aveva detto: prepara tutto. Domani si va. Ti voglio con me».

Bartolomeo mugugnava, fingendo di lucidare il bancone.

«E stamattina mi scrive telegrafico: partenza improvvisa per la Cina. Urgente. Torno in settimana. Resta pronta».

Fabrizio chiuse il quadernone di scatto.

«Ah!!! Ruggero Piovaccari. Il diplomatico... Cenetta all'hotel de Russie, vino d'annata, complimenti finti. Poi paga tutto coi punti della benzina e sparisce».

Lei lo guardò, esausta.

«Pensavo fosse serio... che volesse farmi una proposta di lavoro vera...».

«Lei pensa. Lui bluffa. Fine, cherie».

Intanto si aprì la porta del bar. Entrò Riccardo, storico amico di Piovaccari, nonché "galeotto" e testimone dell'incontro fra il millantatore seriale e la donzella "sedotta e abbandonata".

Appena vide la donna, intuendo l'ennesima "sola" di Ruggero, si bloccò come una statua di sale. Poi, con una giravolta da ginnasta olimpico, uscì alla chetichella sperando di non essere notato.

«Riccardo!» urlò talmente forte la signora, che anche a San Pietro l'avrebbero sentita.

Neanche a dirlo, un secondo dopo la porta si spalancò di nuovo.

Entrò Anna, la paranoica moglie di Riccardo. Tailleur nero, sguardo assassino, borsa tenuta come un'arma.

Appena varcò la soglia, i clienti si misero le mani nei capelli.

Anna puntò dritta la presunta rivale.

«Signora. Mi tolga una curiosità. Doveva partire con mio marito? Ho letto dei messaggi strani. Parlava giustappunto di una donna misteriosa e di un viaggio. Sono sicura che stava bluffando».

La donna alzò il sopracciglio.

«Guardi che io suo marito lo conosco, ma non ho nulla da spartire con lui. Dovevo partire con un suo amico».

«Ah sì? E perché allora, appena l'ha vista, ha girato i tacchi come se avesse visto la morte?»

«Probabilmente perché ha la coscienza sporca. Non sono fatti miei».

«E lei, con chi doveva partire, allora?»

«Con Ruggero Piovaccari».

Anna restò un secondo in silenzio, poi sbottò a ridere fragorosamente in stile "Crudelia De Mon": «Certo! Ruggero Piovaccari. Lo conosciamo tutti. È un tipo strano che usa mio marito per ottenere consensi».

Ornella tirò fuori il cellulare, che in quel momento vibrava, e lesse con un ritrovato sorriso a trentadue denti: «È lui! È lui! Scrive: torno nel weekend. Preparati. Ci aspettano giorni intensi».

Fabrizio si risistemò l'orecchino senza badare ai vaneggiamenti della poveretta. Si limitò solo a mugugnare:

«Giorni intensi... notti in uno squallido motel di periferia e un biglietto da dieci euro per il taxi».

Dal fondo, Mario e Romoletto si alzarono. Ciascuno estrasse una banconota da 50 euro e la poggiò sul tavolo come in un film western.

Ubaldo, uscendo con lo straccio, esclamò: «Che è successo?»

E Mario, prontamente: «È successo il fattaccio... Ma non è partita».

Poi, ognuno lanciò la propria scommessa sulla prossima destinazione farlocca: Maldive durante la stagione dei monsoni, Etiopia con volo low cost e pernottamento in un albergo a ore, o forse Capracotta, che tra le mete era la più fattibile.


Enzo Di Stasio

Fonte: E. Di Stasio, Il Caffè dei Pini. Racconti di un bar della periferia romana, Sigem, Roma 2025.

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