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11 agosto 1877: Garibaldi scrive agli artigiani di Capracotta


Nell'ottica di contestualizzare ed approfondire quei piccoli grandi eventi storici riguardanti Capracotta che sono finora stati trattati con troppa superficialità, credo che sia necessario inquadrare con metodo la lettera con cui, l'11 agosto 1877, Giuseppe Garibaldi (1807-1882), dal ritiro di Caprera, rispose agli «amici» di Capracotta.

Inutile spiegare come Garibaldi abbia contributo in modo significativo alla costruzione dell'unità politica del nostro Paese attraverso il pensiero e l'azione, cioè tramite «una sorta di ingegneria sociale [...], una rete di intellettuali liberi e senza pregiudizi». Il fatto che la forma statuale del Regno d'Italia fuoruscita dal processo unitario non sia stata quella immaginata da Giuseppe Garibaldi nulla toglie alla sua grandezza di patriota e di combattente ad un tempo.

Tornando alla lettera dell'11 agosto 1877, sappiamo che questa è conservata nel Museo della Civiltà contadina e dei Vecchi mestieri di Capracotta, e la potete visionare scendendo nel fondaco di Palazzo Capece-Piscicelli, sede del nostro municipio. In quella missiva l'Eroe dei Due Mondi ha testualmente scritto:

Caprera 11 agosto 1877 Miei cari amici Ricambio con voi un saluto di cuore E sono vostro G. Garibaldi

Dato che sembra una lettera di risposta, cosa c'era scritto nella lettera inviata precedentemente da Capracotta? E perché Garibaldi "ricambiava" un saluto con i capracottesi? Chi erano infine i veri destinatari? Sono questi gli interrogativi da sciogliere per contestualizzare il prezioso documento.

Al primo interrogativo è difficile rispondere in quanto non ci è pervenuta la missiva che i nostri progenitori inviarono all'Eroe dei Due Mondi ma, visto che la risposta venne firmata l'11 agosto, è probabile che i capracottesi la scrissero nel primo semestre del 1877. Sappiamo poi che, fino al 2010 - data dell'inaugurazione del Museo della Civiltà contadina -, la lettera di Garibaldi era conservata presso una delle antiche società capracottesi di mutuo soccorso.

Egli, infatti, intrattenne sempre un costante rapporto con quell'associazionismo popolare democratico che si andava costituendo in Italia tramite le società operaie di mutuo soccorso. Garibaldi ne incoraggiò l'attività, convinto che la futura grandezza d'Italia risiedesse dei lavoratori, e ne favorì la costituzione, offrendo assistenza e consulenza, con l'obiettivo di educarli ed elevarli socialmente e culturalmente. Nel caso di Capracotta, quei lavoratori erano i pastori, gli artigiani e i vetturini, le tre maggiori classi lavoratrici.

A tal fine, si pensi che già nel 1862 ben 94 società operaie della nuova Italia risultavano in contatto con Garibaldi, «delle quali oltre 60 chiedevano che egli fosse presidente onorario». Lo storico Luigi Tommasini conferma infatti che «si tratta di una cifra estremamente alta, considerando che alla stessa data la prima statistica ministeriale censiva 443 associazioni in tutta Italia».

Nel 1885 le società operaie d'Italia erano intitolate a personaggi storici, artisti, letterati e condottieri, ma l'intitolazione a Giuseppe Garibaldi era la prevalente, soprattutto in quelle di impronta marcatamente democratica. Dopo l'Eroe dei Due Mondi vi erano i nomi di altri patrioti: Giuseppe Mazzini, Felice Cavallotti, Aurelio Saffi, Giuseppe La Masa e i fratelli Cairoli.

Per quanto concerne la distribuzione geografica, è invece interessante notare come le intitolazioni garibaldine ebbero una presenza considerevole anche nel Meridione, demolendo quel montante revisionismo storico per cui gli strati popolari del Sud Italia fossero stati generalmente ostili al processo unitario. Emerge, nel complesso, un dato storico importante, ossia che il nome di Garibaldi era largamente presente nel tessuto dei sodalizi mutualistici, sia in relazione all'intitolazione esplicita sia per quanto concerne la presidenza onoraria.

Ed è proprio questo il tassello che mancava per spiegare la lettera capracottese. La Società artigiana di Mutuo soccorso di Capracotta venne infatti fondata il 20 luglio 1877 (22 giorni prima della lettera di Garibaldi), per cui probabilmente il consiglio direttivo chiese un saluto di benedizione a colui che, seppur ritiratosi dalle scene, rimaneva comunque una superstar. La Società degli Artigiani, tra l'altro, è sempre stata più "ricca" di quella dei Pastori, nata tre anni prima, per cui è possibile che la maggior agiatezza dei soci abbia alzato anche l'asticella dei saluti istituzionali.

Chiudo con una citazione garibaldina contenuta nel suo romanzo "Clelia", che dedico agli infausti araldi della capracottesità digitale:


Agli stolti l'ignoranza e la miseria,

per la maggior gloria di Dio...


Francesco Mendozzi

 

Bibliografia di riferimento:

  • M. R. Di Nucci, Dall'Unità d'Italia ai tragici eventi del '43, in «Voria», V:1, Capracotta, dicembre 2011;

  • B. Gera e S. Minerdo, I mille ricordi. Garibaldi e le società di mutuo soccorso, Arca, Torino 2014;

  • F. Mendozzi, Guida alla letteratura capracottese, vol. I, Youcanprint, Tricase 2016;

  • C. Settefrati (a cura di), Tribunale di Isernia. Società cooperative. Estremi cronologici (1884-1924), Archivio di Stato di Isernia, Isernia 1984-85;

  • L. Tommasini, Nel nome di Garibaldi: solidarietà e associazione popolare, in M. Ridolfi (a cura di), Giuseppe Garibaldi. Il radicalismo democratico e il mondo del lavoro, Ediesse, Milano 2008.

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