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Alto Molise: note inaugurali da un'etnografia dei processi di sviluppo


Prato Gentile a Capracotta.

L'Alto Molise sta mostrando negli ultimi anni una notevole effervescenza di iniziative e percorsi di rigenerazione territoriale e di sviluppo rurale sostenibile oltre a una non trascurabile autonomia e vivacità nella progettazione di azioni innovative e al tempo stesso di conservazione e valorizzazione del territorio nell'ambito sia del GAL Alto Molise del quale fa parte che dell'area SNAI nella quale si trova ad essere inserita. Accanto all'esperienza di Castel del Giudice, Comune che si muove da anni in modo efficace in termini di sviluppo sostenibile e durevole e ad Agnone, città essa stessa di antica nobiltà e valore patrimoniale, impegnata da tempo nella governance dei processi di sviluppo sostenibile, Capracotta rappresenta un esempio di come la montagna e le aree interne possano, se governate con serietà e lungimiranza e supportate da un associazionismo e da un sistema di competenze avanzato e puntuale, innescare meccanismi virtuosi e auto-implementanti di sviluppo rurale e territoriale innovativi e partecipativi. Insieme agli altri 15 Comuni che compongono il GAL Alto Molise rappresenta una esperienza di promozione dal basso e di rigenerazione partecipativa che non a caso è stata apprezzata anche fuori dai confini regionali. Tra turismo invernale, cammini per il trekking, cura per l'ambiente e produzioni agroalimentari di nicchia e di altissima qualità si presenta come una delle aree di maggior interesse e in trasformazione della Regione, coerente con le buone pratiche di governance territoriale (GAL Alto Molise), indicate anche dalla Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI).

L'intera area è fortemente segnata dalle pratiche di pastorizia e transumanza che sono fenomeni radicalmente caratterizzanti l'intero territorio sia da un punto di vista paesaggistico che del patrimonio bio-culturale, con eventi tra i più noti come la sagra della Pezzata, manifestazione che si svolge ogni prima domenica di agosto nell'ampio e straordinario Prato Gentile: un piatto tipico che consiste nella cucina in grandi caldari di carne di pecora bollita insaporita con erbe locali e distribuita a una quantità ormai sempre crescente di curiosi, visitatori, camminatori, trekkers sempre più interessati al turismo della natura e dei cammini e sempre più attenti, anche in ragione della recente nomina UNESCO a Patrimonio immateriale, ai temi e alle suggestioni dei cammini di transumanza e dei riverberi storici e paesaggistici che ad essi sono connessi.

Sempre a Capracotta si trova, inoltre, un importante centro di produzione scientifica e di animazione dei patrimoni bio-culturali regionali e di questa area così ricca in particolare: il Giardino della Flora Appenninica, un orto botanico naturale che da quest'anno sarà coinvolto nel monitoraggio ecologico del sito Gloria (Global Observation Research Initiative in Alpine Environments) del Matese impegnandosi in speciali azioni di indagine e interpretazione delle condizioni dell'ambiente e del territorio e in attività di divulgazione inerenti il climate change. D'altronde gli erbaggi e i pascoli sono uno dei grandi patrimoni di questo territorio montano e si connettono in modo diretto alla qualità dei prodotti caseari (essenzialmente un formaggio pecorino PAT e una serie di aziende di piccole dimensioni e ottimo livello) e delle carni (specie di agnello, non senza - negli ultimi anni - di qualche polemica attivata al riguardo dagli animalisti). La specificità di questa area è quella di un corridoio per la transumanza che connetteva i pascoli e gli stazzi di montagna della Majella e del Gran Sasso alle pianure del Tavoliere delle Puglie o a quelle dell'Agro Romano e della Terra di Lavoro, nel Casertano.

Tuttavia, l'attività di trasformazione casearia assai più che sul pecorino, si concentra qui sul latte vaccino e sulla produzione di caciocavallo.

È il caso di Agnone, sede del GAL Alto Molise, dove accanto a una serie di caseifici più piccoli, spicca un'azienda storica come quella dei Di Nucci che accanto a una produzione casearia di eccellenza, basata con determinazione e grande lungimiranza su latti selezionati di aziende del territorio, hanno realizzato da tempo uno spazio di accoglienza e interpretazione della storia e delle vocazioni dell'area in un interessante intreccio di turismo esperienziale e visite didattiche.

Segnato da una governance accurata e presente, il GAL e alcuni dei Comuni qui menzionati hanno svolto un ruolo di rilievo nelle attività della Strategia Nazionale delle Aree Interne, ospitando numerose occasioni di confronto tra istituzioni, associazionismo, operatori e consulenti della Strategia o altre iniziative volte a una progettazione partecipata dello sviluppo territoriale: incontri esplorativi per la progettazione partecipata dei progetti pensati nel quadro della SNAI Alto Medio Sannio, conferenze di approfondimento delle singole azioni da inserire nella "Bozza di idee per la preparazione della Strategia d'Area", incontri preparatori e di restituzione delle esperienze più innovative come quella della Cooperativa di Comunità realizzata a Castel del Giudice per la gestione del meleto biologico "Melise" che produce frutti da una grande varietà di specie autoctone, salvaguardando così anche la biodiversità coltivata.

Accanto alla risorsa ecologica, l'attenzione alla salvaguardia e valorizzazione dei patrimoni culturali materiali e immateriali presenti sul territorio: con le tradizioni secolari - anch'esse profondamente connesse alla transumanza: dalla tessitura alla sartoria (in particolare la realizzazione degli antichi tabarri tradizionali dei pastori a Capracotta), dalla conservazione alla rigenerazione del patrimonio edificato dei diversi insediamenti, con una particolare cura dei materiali, del recupero urbanistico e della tutela paesaggistica, urbana e rurale.

Lungi dal voler costruire una immagine edulcorata e aproblematica di questi processi di sviluppo neo-endogeno, inclusivo e dinamizzatore, si deve probabilmente riflettere su alcuni nessi evidenziati dai casi qui sinteticamente descritti.

In primo luogo si nota una forte caratterizzazione territoriale, la valorizzazione dei tratti identitari, la cura della biodiversità coltivata e allevata come patrimonio e come elemento dinamizzatore dello sviluppo sostenibile.

In secondo luogo l'intreccio tra il sistema delle competenze (collaborazione con l'Ateneo molisano per le diverse questioni inerenti la rigenerazione delle aree interne e dei loro patrimoni bio-culturali: Giardino della Flora Appenninica, Centro BIOCULT, Centro ArIA).

In terzo luogo una dinamica interazione tra soggetti pubblici e privati, tra imprenditori e amministrazioni determinata da fattori diversi - investimenti "affettivi" di imprenditori originari dell'area, esperienze di agricoltori o imprenditori "di ritorno" - e amministratori illuminati, capaci di coinvolgere la popolazione diffusa nelle diverse esperienze e linee di sviluppo individuate (partenariati diffusi per la gestione di strutture, cooperative di comunità, ecc.).

È proprio su questa sinergia tra risorse del territorio, visioni innovative di sviluppo rurale, cura della qualità ambientale e attenzione per la valorizzazione patrimoniale che si fonda il sistema di promozione accanto a un uso consapevole - e in questo ultimo anno e mezzo incentivata e affinata - della comunicazione istituzionale e cooperativa attraverso le piattaforme digitali a fini di informazione, trasparenza della governance e democrazia partecipativa che non a caso è stata considerata proprio dalla Strategia come uno dei pilastri dell'azione rigeneratrice volta a contrastare spopolamento e impoverimento delle aree interne e montane attraverso l'integrazione delle infrastrutture digitali, ma anche attraverso progetti di inclusione sociale - non ultima quella dei migranti, come nel caso di Castel del Giudice - volta a integrare il bilancio demografico dei Comuni in questione, ma anche a dare nuovo slancio alla apertura e arricchimento culturale di queste aree.


Letizia Bindi

 

Fonte: L. Bindi, Alto Molise. Note inaugurali da un'etnografia dei processi di sviluppo, in M. Di Sandro et al. (a cura di), Saperi territorializzati. Una raccolta di studi brevi sull'Alta Valle del Volturno, Centro Indipendente Studi Alta Valle del Volturno, The Factory, Roma 2021.

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