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I bevitori


Il Bar Monaco di via N. Falconi (foto: A. Mendozzi).

Ne ho visto di decalitri,

di recipienti umani,

di bevitori assidui

di oggi e di domani,


cioè, di tutti i giorni;

la sera, la mattina

ed a qualunque orario

star sempre alla cantina,


ma come questa squadra...

Non basta la fontana!

Non bevon col bicchiere,

ma non la damigiana.


E chi è poi tra questi

il capo bevitore?

Non so se è Giandomenico

o quel che chiaman Tore.


Edmondo è l'altro, questo

avrà in corpo una botte...

dice: se non è pieno

non può dormir la notte.


C'è anche Sozio e Monaco

che bevono a casaccio,

cioè, senza misura;

ma prima vien Petraccio.


Però, sempre inferiore

è, questo buontempone,

sia dello Scarpariello

e, credo, di Cianone.


Se fan la passatella

e Poldo la comanda,

vedranno la travasa

di tutta la bevanda.


Ma il più gran bevitore,

il più palato fine,

che sa dove s'inganna

con l'acqua, alle cantine,


e sa bene il segreto,

il quale ad altri impara,

si chiama Raffaele

detto della 'Ammara.


L'altro che non perdona,

se sa d'acqua o d'aceto,

è quel bottazzo enorme

che chiamano Anacleto.


Se fan scommessa e premiano

chi ha gola più ghiotta,

credo che, certamente,

vince Giulio di Totta.


Vince però se manca

quel vaso colossale

che, quando lo pesarono,

passò molto il quintale!


Per ben saper se tutto

è pieno nella pancia

non ammettendo scrupoli,

usano la bilancia...


Si abbracciano e si pesano

tra commozioni e pianto,

poi dan la stura ai brindisi

e... ragliano col canto.


Meglio, però, sarebbe,

dopo l'ultima goccia,

se tutti si pesassero

la testa e la... saccoccia!


(settembre 1948)


Nicola D'Andrea

 

Fonte: N. D'Andrea, Le poesie di Nicola D'Andrea, Il Richiamo, Milano 1971.

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